Addio Morrow, lo sprinter che amava la terra
31 Maggio 2020di Giorgio Cimbrico
A 84 anni se n’è andato Bobby Morrow, uno dei nove che hanno saputo centrare la doppietta olimpica 100-200, uno dei quattro, con Jesse Owens, Carl Lewis e Usain Bolt, a fare tris 100-200-4x100 nella stessa edizione dei Giochi, l’unico di pelle bianca: capitò a Melbourne tra il 24 novembre e il 1° dicembre del ’56. Ci andò vicino Valerij Borzov nel ’72: oro nei 100, oro nei 200, argento nella 4x100, a trentun centesimi dallo Slam.
Morrow era texano (nato nella contea di Harlingen, è morto lì vicino, a San Benito), era un devoto cristiano (“mai pensato di fregare in partenza: sarebbe stato immorale”), e un dormiglione. “Se non dormo 11 ore, non riesco a correre rilassato”. È rimasto sempre legato alla terra, alla fattoria in cui era cresciuto e che ha continuato a gestire: cotone, carote, più tardi legname. Bobby è uno degli esempi, dei simboli di uno sport diverso e lontano che toccava i suoi vertici negli anni della giovinezza, per essere accantonato quando la vita vera doveva essere affrontata.
La sua parabola è breve e luminosa: vince le 100 yards ai campionati americani del ’55 e l’anno dopo si ripete sia ai campionati NCAA che AAU. È la sua stagione di fuoco: tra maggio e giugno, a Houston, Bakersfield e al Coliseum di Los Angeles che ospita i Trials, eguaglia tre volte il record del mondo dei 100. Il capostipite di quel 10.2 è Jesse Owens, raggiunto da altri sei sprinter.
In quel formidabile periodo corre anche due volte i 200 in 20.6, record mondiale uguagliato, ma né l’uno né l’altro verranno sottoposti a ratifica.
A Melbourne, Bobby il lungo (1,87 al tempo era una statura inusitata per uno sprinter) e Ira Murchison il corto (1,65) pareggiano nel secondo turno il record olimpico dei 100, 10.3, di Owens e Dillard, e Bobby ripete il tempo in semifinale. La finale si corre con un forte vento contrario. Hec Hogan, originario del Queensland, cinque volte campione australiano delle 100 yards, prende un grande avvio e tiene la testa sino ai 50 quando la fase lanciata di Morrow ha la meglio. Tempo vincente, 10.5, 10.62. Curiosamente Thane Baker, secondo, viene accreditato dello stesso tempo, anche se il rilevamento elettrico testimonia un 10.77.
Tre giorni dopo, Morrow, correndo con una coscia fasciata (la finale dei 100 ha lasciato qualche segno), lascia alle spalle nei 200 Andrew Stanfield e Thane Baker, l’oro e l’argento di Helsinki e con 20.6 affianca altri due primatisti del mondo. Nella giornata conclusiva è il quarto frazionista della 4x100 che in 39.5 abbatte per tre decimi il record del mondo che risaliva a vent’anni prima e al quarto asso berlinese calato da Owens.
Il ritorno in patria è trionfale: viene nominato Atleta dell’anno da Sports Illustrated e la sua immagine appare sulla copertina di Life. L’ultimo acuto arriva nel natio Texas, ad Austin, nel giugno del ‘57, quando non ha ancora 22 anni: 9.3 nelle 100 yards dei NCAA, raggiungendo altri cinque primatisti mondiali. L’agricoltura lo chiama e lui risponde. Nel ’60 prova un ritorno ai Trials, non guadagna il posto per Roma ma gli fanno capire che qualcosa si potrebbe fare per il pluridecorato di quattro anni prima. In realtà quando l’aereo decolla Bobby rimane a terra. Un’Olimpiade luminosa è sufficiente per proiettarlo tra i più grandi.
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