Breaking2: maratona all'assalto delle 2 ore

03 Maggio 2017

Il 6 maggio all'Autodromo Nazionale di Monza un trio di big con l'olimpionico Kipchoge, Tadese e Desisa tenteranno di correre il crono più veloce di sempre sui 42,195km. Obiettivo: infrangere il muro dei 120 minuti.

Correre una maratona in meno di 2 ore, quasi tre minuti più velocemente dell'attuale record del mondo. Una sfida ambiziosa, ma è l'obiettivo dichiarato della Nike Breaking2 che il 6 maggio sul circuito dell'Autodromo Nazionale di Monza tenterà l'impresa dei 42,195 chilometri sotto i 120 minuti. Il primato mondiale maschile è il 2h02:57 di Dennis Kimetto a Berlino nel 2014. Un crono a cui, nelle primissime ore di sabato mattina (lo start dovrebbe avvenire alle 5:45), sono intenzionati a dare l'assalto tre big della maratona guidati da Eliud Kipchoge. 32 anni, keniano, è il campione olimpico in carica e il terzo uomo di tutti i tempi sulla distanza grazie al 2h03:05 che l'ha portato alla vittoria della maratona di Londra nel 2016. Insieme a lui, il 34enne eritreo Zersenay Tadese, ovvero il recordman mondiale di mezza maratona con 58:23 a Lisbona nel 2010. Il più giovane del trio ha 27 anni e arriva dall'Etiopia, il suo nome è Lelisa Desisa ed è salito alla ribalta nel 2013 con un formidabile esordio in 2h04:45 alla maratona di Dubai. Nel suo palmarès due vittorie a Boston (2013 e 2015) e un personal best di 59:30 sui 21,097km.  

LA SFIDA - Per scendere sotto al limite delle due ore nella maratona, un atleta dovrebbe migliorare di circa il 3% il tempo più veloce mai registrato da un uomo su questa distanza: il 2h02:57 di Kimetto. Tradotto significa limare sette secondi da ognuna delle 26,2 miglia (42 km) di gara. Un'operazione che ha alle spalle studi e ricerche accurate e che ha preso in considerazione ogni minimo dettaglio. In primis il percorso, un anello fisso di 2,4 km all’interno del complesso dell’Autodromo Nazionale di Monza. Questa sede - in base a quanto sostenuto dagli Organizzatori - soddisfa le caratteristiche ambientali essenziali. La temperatura si aggira intorno ai 12°C e la pressione atmosferica è inferiore a 12mmHg. Inoltre, il cielo è tendenzialmente coperto (e questo riduce al minimo il carico termico sui runner) e le correnti d’aria non manifestano improvvisi cambi di direzione, grazie al fatto che il percorso è perfettamente collocato in un’area pianeggiante in mezzo a molti alberi. A questo si unisce un tracciato netto ed uniforme caratterizzato dalla compatezza del manto d'asfalto su cui di solito sfrecciano i bolidi a quattro ruote della Formula 1.

SUPERARE IL LIMITE - La Nike Breaking2 - evento regolarmente inserito nel calendario nazionale FIDAL - si disputerà in un giorno che ha già visto cadere un limite ritenuto impossibile all'epoca. Era il 6 maggio del 1954 e Roger Bannister ad Oxford diventava il primo uomo nella storia dell'atletica a correre il Miglio in meno di 4 minuti: 3:59.4. Da lì in avanti quella soglia è stata ripetutamente infranta da tanti altri atleti con il culmine raggiunto dal marocchino Hicham El Guerrouj che al Golden Gala di Roma nel 1999 ha fermato il cronometro a 3:43.13, record del mondo.

STREAMING - Gli Organizzatori hanno annunciato una diretta streaming dell'evento che sarà trasmessa al seguente link: www.nike.com/it/it_it/c/justdoit

KIPCHOGE PER L'IMPRESA DEL 6 MAGGIO (di Giorgio Cimbrico) - Cinquantadue anni fa, sulla pista del Bislett di Oslo, Ron Clarke annichilì il record del mondo dei 10000: era suo, con 28’15”6 (in realtà aveva corso a Turku in 28’14” un mese prima, ma senza il permesso di gareggiare all’estero; altri tempi…) e chiuse in 27’39”4: 36”2 di progresso. Tre anni dopo, a Mexico City, Bob Beamon volò a 8,90. Il record era in mano a due grandi rivali, Ralph Boston e Igor Ter Ovanesian, con 8,35: 55 centimetri in una botta sola. Quando riuscirono a fargli capire che aveva saltato quasi 30 piedi, Bob ebbe un mancamento.

Quanto a radicale e stordente miglioramento di un record, sono i due esempi più illustri che vengono in mente alla vigilia dell’alba dell’assalto alle 2 ore nella maratona, o Breaking2, come da etichetta apposta dalla gigantesca azienda americana che ha promosso e organizzato il tentativo. Con tutto il dovuto rispetto per l’etiope Lelisa Desisa e per l’eritreo Zersenay Tadese, il prim’attore è Eliud Kipchoge, campione olimpico, terzo uomo della storia sule 26 miglia e spiccioli e formidabile all arounder sulle distanze che vanno dai 1500 ai 42 km e 195 metri. Se Usain Bolt è l’uomo che ha toccato i 44 orari, il 32enne che viene dalla contea dei Nandi si propone come il primo bipede da 21,1 km orari su uno sforzo lungo 120’.

Campione del mondo dei 5000 nel 2003 a Parigi in fondo a un fuoco d’artificio finale contro Hicham El Guerrouj e Kenenisa Bekele sul piede dei 12’53”, il Kipchoge maratoneta fa capolino tre anni fa, ad Amburgo quando regala un esordio a molte stelle: vittoria in 2h05’30”. Pochi mesi dopo, a Berlino, estirpa più di un minuto, 2h04’05”, ed è secondo dietro a un Kipsang da record mondiale (2h03’23”), quasi una costante sul percorso che termina poco dopo la porta di Brandeburgo. Nelle altre uscite, vittorie a Rotterdam, a Chicago (sfiorando il personale in 2h04’11”), a Londra in 2h04’42”, a Berlino in 2h04’00”. L‘anno scorso, a Londra, 2h03’05” (1h01’24”+1h01’41” le due metà) e il titolo olimpico a Rio, con un controllo perfetto. La media generale era 2h04’13”, appesantita dal 2h08’44” firmato al Sambodromo.

Eliud avrebbe potuto puntare al tris londinese (e a una grossa borsa) ma ha preferito inoltrarsi su questa strada di sperimentazione (sulle calzature, sull’abbigliamento, sulla meccanica di corsa, sull’alimentazione) per cercare qualcosa che assomigli a un assoluto da raggiungere in condizioni ideali: l’aiuto di due campioni come Desisa e Tadese, oltre che di altri scanditori di ritmo che daranno una mano, la scorrevolezza del tratto di autodromo (2,4 km) che verrà utilizzato, la lunga preparazione che ha previsto anche una prima presa di contatto con il percorso: a marzo, 59’17” nella mezza.

Semplici operazioni, alla portata di un ragazzino, suggeriscono che un progresso da 2h02’57 (di Dennis Kimetto, naturalmente in formato berlinese) all’ideale sognato di 1h59’59” deve esser valutato nell’ordine del 2,5%. Applicando una simile percentuale a due specialità-simbolo dell’atletica – i 100 e il salto in alto – si ottengono 9”34 e 2,52. L’apparenza è quella dei record previsti da scienziati che periodicamente si divertono a calcolare i limiti umani e dettano tabelle dei primati per il 2050, il 2100 o magari per quando l’uomo, dopo aver subito un’altra evoluzione, si sarà trasformato in quadrupede, come una delle razze incontrate da Lemuel Gulliver nel suo peregrinare.

La scelta del 6 maggio ha indotto gli inguaribili nostalgici a riesumare uno dei giorni storici dell’atletica: l’abbattimento, 63 anni fa, del muro dei 4’ nel miglio ad opera di Roger Bannister. Quando lo speaker, dopo un’interminabile e emozionata introduzione, disse che il tempo era 3’... l’applauso della folla di Iffley Road coprì il numero dei secondi e dei decimi. Una nuova era aveva avuto inizio. E ora?

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Eliud Kipchoge (foto Colombo/FIDAL)


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