Furlani salta sul bronzo olimpico!

06 Agosto 2024

L’azzurro sul podio ai Giochi di Parigi nel lungo a diciannove anni con 8,34 alle spalle del greco Tentoglou e del giamaicano Pinnock. 1500: Arese ottavo con record italiano in 3:30.74

Meraviglioso bronzo per Mattia Furlani nel salto in lungo alle Olimpiadi di Parigi. È la prima medaglia dell’atletica italiana in questa edizione e arriva per merito del più giovane della squadra azzurra. A diciannove anni riesce a salire sul podio a cinque cerchi con 8,34 (vento -1.0) al primo tentativo, a soli quattro centimetri dal suo record mondiale under 20 in una stagione straordinaria che l’ha già visto conquistare l’argento agli Europei di Roma e ai Mondiali indoor di Glasgow. Si conferma il fuoriclasse greco Miltiadis Tentoglou, ancora d’oro con 8,48 (0.0), mentre il secondo posto a 8,36 (-0.2) per appena due centimetri è del giamaicano Wayne Pinnock, vicecampione iridato l’anno scorso. L’azzurro si rende protagonista di una serie eccellente e dimostra una notevole maturità agonistica nonostante l’età, cercando di incrementare fino all’ultimo: 8,25 (+0.9) al secondo salto, poi di nuovo 8,34 (+0.8) al quinto e 8,27 (+0.7) per chiudere quando è già sicuro della medaglia. Talento strepitoso quello del reatino delle Fiamme Oro, cresciuto sotto la guida tecnica della mamma Khaty Seck, già campione europeo giovanile negli anni scorsi: under 18 ai primi approcci in questa specialità nel 2022 (quando vinse anche nell’alto) e under 20 nel 2023. Per la seconda volta l’Italia va sul podio nel lungo maschile alle Olimpiadi, a quarant’anni dal bronzo di Giovanni Evangelisti a Los Angeles 1984, invece al femminile due argenti di Fiona May (1996 e 2000). La sua è la più giovane medaglia dell’atletica azzurra degli ultimi 100 anni: nel 1920 due ori di Ugo Frigerio e nel 1912 il bronzo dell’altro marciatore Fernando Altimani, entrambi da diciottenni. E anche la miglior misura di sempre per un bronzo olimpico nel lungo, al pari dello statunitense Joe Greene nel 1992.

“È incredibile, ci ho creduto fino alla fine - esclama Mattia Furlani dopo il bronzo olimpico - ed è l’emozione più grande della mia vita. A ogni salto l’obiettivo era di andare sempre più lontano, ero convinto che mettendocela tutta sarei potuto arrivare alla medaglia. Sono contento che sia venuta fuori una serie del genere, dal punto di vista tecnico è stata una delle mie gare migliori, in cui ho messo in pratica il lavoro svolto: impressionante per la consistenza, probabilmente non saltavo così bene dalla stagione indoor. Peccato per quei due nulli, ma... wow! Un giorno indimenticabile, anzi una settimana indimenticabile in cui sono successe tantissime cose. E c’è ancora tanto da sognare con la nostra squadra”. “Questa è la dimostrazione che ci vuole tempo per ogni cosa - prosegue - perché l’anno scorso sono uscito in qualificazione ai Mondiali, adesso invece mi ritrovo bronzo olimpico in un contesto del genere. Sono sicuro che migliorerò ancora, c’è solo bisogno di avere fiducia in tutti i ragazzi della mia età che sono in campo ogni giorno per dare il massimo e cercano di raggiungere un risultato. Si deve fare esperienza, per me è stata fondamentale, e spero di essere di ispirazione per crederci. Per me una delle mie tante ispirazioni è Noah Lyles nella finale dei 100 metri, si vede proprio l’attimo in cui ci crede fino alla fine e vince”. Nella storia come Giovanni Evangelisti e Fiona May, le altre medaglie olimpiche del lungo azzurro, e come Andrew Howe che ha conquistato il podio mondiale: “Non mi sarei immaginato il mio nome tra questi, per me sono le motivazioni più grandi, essere paragonato a loro è un onore”. Cosa significa una medaglia olimpica a diciannove anni? “Vuol dire tanto, qualcosa che ho sempre sognato nella mia ancora piccola carriera di atleta. Mi auguro che sia l’inizio, sappiamo che c’è ancora tanto da lavorare che nemmeno ce lo possiamo immaginare. Ora c’è da godersi questa medaglia e poi si torna ai box. Per il supporto che ho ricevuto in questi giorni, devo ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e che hanno speso una parte del loro tempo per guardarmi, mi sento in debito e mando a tutti un abbraccio”.

Nella serata spicca anche la magnifica prova nei 1500 metri di Pietro Arese che si piazza ottavo in finale e demolisce il suo record italiano con 3:30.74. È da applausi il torinese, bronzo europeo, capace di togliere oltre un secondo al 3:32.13 di fine maggio a Oslo con una prestazione grandiosa in una gara velocissima. Sorprende tutti lo statunitense Cole Hocker, già argento iridato indoor, passando all’interno per imporsi con il primato olimpico di 3:27.65 sul britannico campione del mondo Josh Kerr (3:27.79) e l’altro americano Yared Nuguse (3:27.80), quarto e fuori dal podio il norvegese Jakob Ingebrigtsen (3:28.24) che aveva vinto a Tokyo. Nel martello dodicesima la campionessa europea Sara Fantini che ripete lo stesso piazzamento di tre anni fa ai Giochi con 69,58. Out in semifinale Luca Sito nei 400 metri, al quinto posto con un notevole 45.01, e anche Ayomide Folorunso sui 400 ostacoli, a sua volta quinta in 54.92.

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Lungo uomini (finale) - Comincia bene la gara di Mattia Furlani. La finale olimpica del talento azzurro inizia da 8,34 al primo salto con vento contrario (-1.0) trovando uno stacco praticamente perfetto: soltanto un centimetro e mezzo lasciato sull’asse di battuta. È a soli quattro centimetri dal suo record mondiale under 20 dell’argento agli Europei di Roma, ottenuto con 8,38, anche in quel caso al primo tentativo. Cerca di indirizzare subito la gara nel verso giusto e ci riesce di nuovo, nell’occasione più importante, a diciannove anni, per dare un segnale a se stesso e agli avversari. Il greco campione di tutto Miltiadis Tentoglou apre con 8,27 (-0.5) e quindi l’azzurro è in testa dopo il primo round. Un altro bel salto di Furlani al secondo con 8,25 (+0.9), si inserisce al terzo posto lo svizzero Simon Ehammer a 8,20 (-0.9). La risposta di Tentoglou arriva al secondo ingresso in pdeana con un gran balzo di 8,48 (0.0) che lo porta al comando, mentre il reatino diventa secondo in classifica. Subito dopo il giamaicano Wayne Pinnock atterra a 8,36 (-0.2), Furlani prosegue con un nullo ed è terzo a metà gara. Nullo anche il quarto, di appena 3,6 centimetri e decisamente lungo, con Tentoglou a 8,36 (-0.6). È ancora pimpante l’azzurro che cerca di incrementare ma si ripete al quinto salto con 8,34 (+0.8) staccando anche qui con precisione (2,3 cm). La serie di Furlani si chiude con un altro balzo significativo a 8,27 (+0.7) quando ormai è già sicuro del podio olimpico. Poi ci sono soltanto le lacrime di gioia, con la bandiera tricolore.

1500 uomini (finale) - Due barriere abbattute in un colpo solo. Oltre ogni immaginazione Pietro Arese che si esalta nella baraonda della finale olimpica, ci mette tutta la sua classe e riesce a farsi trascinare da un ritmo forsennato. Non solo corre in meno di 3:32 ma va anche sotto 3:31 con un crono che finora sembrava utopia per gli azzurri, 3:30.74. E coglie un piazzamento di prestigio, ottavo, riportando l’Italia nei primi otto sui 1500 a cinque cerchi: non accadeva dai Giochi del 1980 a Mosca con il quinto posto di Vittorio Fontanella. “Sono rimasto sorpreso a vedere il tabellone - sorride Pietro Arese - e non credevo di arrivare a un tempo del genere, ma ora si avvicina il muro storico e ambito dei 3:30. Dopo questa gara penso che anch’io, magari non subito, potrei riuscire a raggiungerlo”. Una gara vibrante in cui Jakob Ingebrigtsen si mette a tirare, poi controlla e subito dopo riparte per mettere tutti in fila (1:51.5 agli 800) con Arese in fondo al gruppo, in decima posizione. Quando inizia l’ultima curva si propone Josh Kerr, all’interno cerca spazio Cole Hocker che fa il colpaccio in 3:27.65 migliorandosi di quasi tre secondi. Non è certo uno sconosciuto: a 23 anni era già stato sesto a Tokyo, settimo agli ultimi Mondiali e argento iridato al coperto in questa stagione. Ma erano altri i favoritissimi, da Kerr secondo (con il primato nazionale) a Ingebrigtsen addirittura quarto, beffato da Nuguse.

Martello donne (finale) - Stesso risultato di tre anni fa, il dodicesimo posto, ma con un sapore ben diverso. Non è la finale che avrebbe voluto Sara Fantini: a Parigi la campionessa europea non fa meglio di 69,58 al secondo turno dopo un 69,20, nullo invece il terzo che tocca la gabbia. È dominio canadese nel martello, come ai Mondiali di Budapest della scorsa estate: al maschile era stato Ethan Katzberg ad abbinare il titolo olimpico a quello iridato, tra le donne festeggia Camryn Rogers con il decisivo quinto lancio a 76,97 sorpassando il 75,48 di Annette Echikunwoke (Usa). Per quattro centimetri la cinese Zhao Jie è di bronzo sulla polacca Anita Wlodarczyk, 74,27 contro 74,23, misure che potevano essere nel mirino dell’emiliana, vincitrice a Roma 2024 con 74,18: “Forse la mia gara peggiore - ammette l’azzurra - anche se l’avvicinamento era stato persino migliore rispetto agli Europei. Purtroppo può capitare, si impara anche da questo. Nella qualificazione mi sentivo bene ma non al massimo, oggi non ero io. Ho lanciato male già dal riscaldamento, ma non così male come in gara”.

400 uomini (semifinali) - Il compito era oggettivamente proibitivo per Luca Sito, visto il livello degli avversari, ma il ventunenne milanese firma un altro crono di spessore ed è l’ennesimo di questa stagione per lui eccellente. Si piazza quinto in semifinale con 45.01, quasi in fotocopia al 44.99 di due giorni fa in batteria, per riaffermare la sua consistenza intorno a questi risultati. È il terzo tempo in carriera del primatista italiano (44.75 agli Europei di Roma) che continua a dare del ‘tu’ alla barriera dei 45 secondi in quella che era la sua quarta gara in cinque giorni a Parigi. Dalla nona corsia l’azzurro vede passare al suo fianco il grenadino Kirani James, oro olimpico a Londra 2012, autore di un roboante 43.78 (non andava così forte da otto anni) nel duello con lo zambiano Muzala Samukonga (43.81) mentre viene squalificato il cingalese Singhapurage che aveva preceduto il lombardo. “Ho dato il meglio di me - racconta Sito - e credo di aver fatto un’ottima prova. Quando mi ha preso James, intorno a metà gara, penso di non essermi scomposto troppo. Sono soddisfatto, ma ora c’è la staffetta 4x400 maschile e punto a divertirmi”. Scaldano i motori anche Quincy Hall (Usa, 43.95) e il britannico recordman europeo Matthew Hudson-Smith (44.07).

400 ostacoli donne (semifinali) - Ci prova Ayomide Folorunso, combattiva come sempre. In semifinale nei 400 ostacoli l’azzurra chiude quinta con 54.92, una manciata di centesimi in meno rispetto ai due turni precedenti, nella gara dominata dalla primatista mondiale Sydney McLaughlin-Levrone (52.13) davanti al 53.83 della francese Louise Maraval che si prende il secondo posto e va in finale. Per passare ci sarebbe quindi voluto il record italiano (53.89 nella scorsa stagione). Il confronto per il momento è a distanza con l’olandese Femke Bol, 52.57. “Speravo di uscire a testa alta - dichiara ‘Ayo’ - e questo era quello che potevo dare. Nelle gambe avevo qualcosa della gara di ieri, sapevo che ci sarebbe voluto il personale”.

200 donne (finale) - È la serata di Gabby Thomas, padrona del mezzo giro di pista. Bronzo a Tokyo, argento iridato un anno fa e capolista mondiale in questa stagione, la statunitense all’uscita dalla curva mette il turbo in 21.83 (-0.6) per infliggere due decimi e mezzo alla campionessa dei 100 metri Julien Alfred (Santa Lucia, 22.08). Nella volata per il bronzo, ancora Usa con Brittany Brown (22.20) sulle britanniche Dina Asher-Smith (22.22) e Daryll Neita (22.23).

3000 siepi donne (finale) - Oro mondiale, oro a cinque cerchi. Trionfa anche quest’anno Winfred Yavi (Bahrain) con il record olimpico di 8:52.76 e l’allungo nella retta finale ai danni dell’ugandese campionessa uscente Peruth Chemutai (8:53.34 primato nazionale), bronzo alla keniana Faith Cherotich (8:55.15). Il boato del pubblico è per il record europeo della francese Alice Finot, quarta in 8:58.67, togliendo quattordici centesimi dopo sedici anni al limite della russa Gulnara Samitova-Galkina (8:58.81 a Pechino 2008).

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