Giovani giudici: #1 Luca Verrascina
13 Settembre 2019Giovani giudici: qualcosa si muove. Il punto sulla campagna di rinnovamento del Gruppo Giudici Gare della FIDAL con l'intervista a Luca Verrascina: fiduciario nazionale GGG, membro del comitato tecnico IAAF e International Technical Official
L'articolo che segue è la prima "puntata" di uno speciale dedicato ai giovani giudici della nostra regione, inaugurato con un articolo pubblicato sulla rivista Correre di settembre, realizzato dalla nostra giornalista e responsabile social media Francesca Grana. Qui l'articolo completo.
Nelle prossime settimane vi presenteremo alcuni Under25 e Under30 della nostra regione che, pur togliendosi le scarpette chiodate, hanno trovato una nuova strada per non abbandonare le piste d'atletica: diventare giudici!
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Oltre all’istituzione del Consiglio Giovanile (di cui il nostro Dario Berveglieri è referente per l'Emilia Romagna, ndr), in FIDAL si sta puntando sui giovani anche per rinfoltire il Gruppo Giudici Gare.
Ma se quella di ringiovanire il GGG è una linea di indirizzo a livello nazionale, sta però ai singoli comitati regionali decidere come tradurre in pratica l’invito.
Case study: Fidal Emilia Romagna
Capita allora che alcuni comitati siano più creativi della casa madre e decidano di destinare una parte non trascurabile del proprio bilancio annuale alla comunicazione, emergendo con tratti distintivi e invidiabili feedback.
Il 19 luglio 2018 sulla pagina Facebook del comitato regionale Fidal Emilia Romagna venne lanciato un video dedicato all’importanza del ruolo dei giudici, realizzato dalla digital agency Auiki.
Un claim semplice: “Se scompaiono i giudici, scompare la competizione”, al termine di un minuto e mezzo in cui atleti della regione e della nazionale giovanile erano alle prese con gli ultimi preparativi pre gara… salvo poi rimanere sbigottiti e non riuscire a gareggiare proprio perché l’intero corpo giudici era sparito.
Un video che ha fatto il giro del mondo, totalizzando 141.216 visualizzazioni su Facebook e 44.157 su YouTube (dati agosto 2019, ndr), con condivisioni immediate dal Canada al Cile e dalla Nuova Zelanda alla Russia, oltre che su testate nostrane come Repubblica.tv, Correre.it, Runners.it, Podisti.net, Runner’s World e Ilcoach.net. Dalla Federazione è arrivata la richiesta di un cross posting dello stesso video sui propri canali istituzionali, sino alla trasmissione su RaiSport HD il 13 agosto 2018, in occasione dei Campionati Europei di Berlino.
Quanti e dove sono?
Ma qual è, esattamente, lo stato del Gruppo Giudici Gare in Italia?
Sono 4.102 i giudici tesserati nel 2019, per un’età media di 52 anni.
Gli Under 30 sono 787, di cui 401 maschi e 386 femmine. Fra loro, quelli fino a 25 anni sono 666, con una sostanziale parità di genere (336 VS 330).
La regione con più giudici Under 30 è la Campania (164, di cui 155 Under 26), seguita dall’Emilia Romagna (127 Under 30, di cui 119 Under 26). A una certa distanza troviamo il Veneto (67 Under 30, di cui 61 Under 26), la Puglia (57 Under 30, di cui 41 Under 26), il Friuli Venezia Giulia (56 Under 30, di cui 50 Under 26) e la Toscana (53 Under 30, di cui 40 Under 26).
Chiudono la classifica il Molise con 1 solo giudice Under 26, l’Umbria (6 Under 30, di cui 5 Under 26), la Basilicata (7 Under 26) e la Sardegna (7 Under 30, di cui 3 Under 26).
Quanto giovani?
All’interno della fascia Under30, l’età più rappresentata è quella che coincide coi progetti formativi di alternanza scuola-lavoro, ovvero degli ultimi 3 anni degli istituti superiori: 136 diciottenni (78 maschie 58 femmine) e 122 diciassettenni (74 maschi e 49 femmine). Scendono a 93 i diciannovenni, di cui 43 maschi e 50 femmine.
L’età meno rappresentata è quella dei trentenni, con solo 25 in tutta Italia (14 maschi e 11 femmine), mentre si attestano fra 40 e 50 i giudici di età compresa fra 20 e 25 anni.
Luca Verrascina, ITO made in Italy
Per farci raccontare la strutturazione del GGG e le sue prospettive ci siamo rivolti a Luca Verrascina - fiduciario nazionale, membro del comitato tecnico della federazione mondiale di atletica leggera (Iaaf) e ufficiale tecnico a livello mondiale ed europeo (International Technical Official) - oltre che ad alcuni giovani rappresentanti della categoria.
Perché un giovane dovrebbe voler fare il giudice?
«Essenzialmente per amore per l’atletica! Di certo non per un ritorno economico, nella prima fase è volontariato puro. Ma se alla passione si aggiunge la voglia di studiare, c’è margine per fare carriera e iniziare a essere chiamati in tutta Italia per le manifestazioni più importanti. Se poi oltre alla passione e alla voglia di studiare ci si mette in evidenza per il proprio livello di preparazione, potrebbero arrivare le prime convocazioni internazionali» racconta Verrascina.
«A livello di European Athletics Association, di italiani siamo solo in 4: uno starter, un giudice al photofinish, un giudice di marcia e un ufficiale di gara, io. Per non parlare delle gare Iaaf, dove sono l’unico. Considerata la nostra tradizione atletica e il nostro livello medio di preparazione, è davvero poco».
Qual è, a suo avviso, la chiave per ringiovanire il GGG?
«Mi piacerebbe che nella nostra atletica ci fosse un cambio di mentalità: i giudici vengono visti come figure secondarie, senza pensare che proprio loro sono i più grandi appassionati di atletica. Se non fossimo così tanto innamorati di questo sport – e penso soprattutto ai colleghi che operano nella miriade di piccole manifestazioni provinciali e regionali – chi ce lo farebbe fare di lavorare con orari sfiancanti, sotto il sole cocente o al freddo delle campestri, senza particolari soddisfazioni? Fatta eccezione che stare sui campi d’atletica, che per me rimane la cosa più bella del mondo».
«Poi, certo, in un mondo ideale, non sarebbe male una retribuzione più equa, in modo da poter creare categoria di giudici se non proprio professionisti, almeno più professionali».
Qual è stata, finora, la sua soddisfazione più grande?
«Senza dubbio la prima volta che ho affrontato quei 10 gradini dello stadio Nilton Santos, per arbitrare il salto in lungo alle Olimpiadi di Rio de Janeiro».
«In quei pochi secondi che mi separavano dall’ingresso in pista, ricordo di aver pensato di essere arrivato al punto che sognavo da atleta… però da giudice! E considerato che alle Olimpiadi ci avrei lavorato volentieri anche solo per fare le pulizie, essere lì con la mia divisa e le mie responsabilità da giudice era un enorme onore».
E la decisione più difficile?
«Sempre alle Olimpiadi di Rio, nell’ultimo salto della finale di salto in lungo un atleta americano atterrò oltre 8,50 m, misura che gli sarebbe valsa la medaglia d’oro. Sarebbe… perché mi accorsi che aveva sfiorato la sabbia con una mano, qualche decina di centimetri indietro. Misura registrata: 7,78 m. Posizione in classifica: quarto posto. Vi lascio immaginare il frastuono proveniente dalle tribune, sembrava potessero venir giù dalle proteste da un momento all’altro».
«Talvolta, però, le situazioni più difficili si creano quando si devono far rispettare i regolamenti nei campi di provincia, in cui i colleghi finiscono spesso per essere aggrediti… quanto meno verbalmente. A Rio ci furono attimi di tensione, ma la mia era una posizione “comoda” e nel giro di pochi secondi - che a me parvero settimane - la prova TV mi diede ragione. La mia solidarietà va ai colleghi che operano tutti i giorni nelle riunioni provinciali e regionali, dove i momenti di nervosismo rischiano di superare le gratificazioni».
QUI L'ARTICOLO COMPLETO SU CORRERE DI SETTEMBRE
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