Il ritorno di Stecchi: ''È iniziata come volevo''
06 Febbraio 2019Dopo anni tormentati dagli infortuni l'astista azzurro ha aperto la stagione con 5,70 e 5,65. "Ho proposto a Beppe Gibilisco di collaborare, può trasmettermi le sensazioni che ha vissuto"
Negli ultimi cinque mesi ha realizzato le tre migliori prestazioni della propria carriera. Il volo di Claudio Stecchi è decollato a Linz nello scorso settembre (5,67) e sta proseguendo in questo inizio di stagione con il 5,70 di Nevers il 19 gennaio e il 5,65 di lunedì pomeriggio a Lodz, in Polonia: credenziali che cominciano a rappresentare qualcosa di incoraggiante nel competitivo panorama dell’asta europea, prima ancora che mondiale. Il 27enne fiorentino delle Fiamme Gialle che da giovanissimo fu argento ai Mondiali under 20 di Moncton nel 2010 e in tempi più recenti finalista in due edizioni degli Europei (2012 e 2018), è uno dei ritorni più piacevoli delle prime settimane dell'anno.
"5,75 ALLA PORTATA" - “La stagione è iniziata come volevo - dichiara Stecchi, diventato il secondo azzurro di sempre al coperto - sono contento perché già alla prima gara sono riuscito a raggiungere quota 5.70. Una prestazione che mi lascia più serenità e mi permette di fare le cose più in scioltezza. Il terzo tentativo a 5,75 di lunedì a Lodz era ottimo e mi fa pensare che quella misura sia alla mia portata. Queste pedane rialzate vanno interpretate gara per gara e quella polacca era molto performante. Col senno di poi, dico che avrei potuto usare un’asta più dura e forse ce l’avrei fatta. Certo: quando due avversari saltano quindici centimetri più di te non è semplice essere soddisfatti. Ma ci riproverò già da martedì a Stettino, sulla stessa pedana di Lodz, che sarà trasportata lì”. Ancora in forse, invece, la partecipazione al meeting di Chemnitz (Germania) di domenica 10 febbraio.
CON GIBILISCO - La novità tecnica principale è la collaborazione con il primatista italiano Giuseppe Gibilisco (5,90 all'aperto, 5,82 indoor), fermo restando il ruolo di allenatore di Riccardo Calcini che l'ha accompagnato fin qui. “In passato con Beppe ci siamo anche allenati insieme. Lo conosco da tanto, da quando sono arrivato a Formia nel 2006. Volevo cambiare qualcosa dopo gli ultimi anni - racconta l’astista figlio d’arte (papà Gianni è stato primatista italiano con 5,60) - tra le ipotesi c’era pure quella di andare all’estero, ma poi ho preferito restare in Italia. A Gibilisco l'ho proposto io, e lui ha risposto subito di sì. Avevo tante nozioni sull’asta ma mi serviva il collante per eseguire il salto perfetto. C’erano quei 2-3 elementi che conoscevo bene ma che in gara mi mancavano. Beppe può trasmettermi le sensazioni che ha vissuto”.
VERSO GLASGOW - Tra gli obiettivi, la priorità per il saltatore che è finito sotto ai ferri per tre volte negli ultimi sei anni (menisco nel 2013, tendine d’Achille destro nel 2015, il sinistro nel 2017) è ristabilire la migliore condizione fisica. “Il fastidio alla gamba sinistra che mi porto dietro dal novembre 2017 mi condiziona anche psicologicamente: per esempio non svolgo lavori di velocità da almeno un anno. In Fiamme Gialle mi affido allo staff di fisioterapisti che mi segue e mi controlla, e conto di tornare il prima possibile alle condizioni migliori. Agli Europei indoor di Glasgow, il primo obiettivo nell'anno dei Mondiali di Doha, mi piacerebbe entrare in finale: non ci sarà Duplantis, probabilmente nemmeno Lavillenie che sta avendo qualche problemino, e il russo Morgunov non ha gareggiato. C’è da lottare e lo farò”.
Nazareno Orlandi
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