Rachik, che sogno: “È soltanto l’inizio”

28 Aprile 2019

La gioia dell’azzurro dopo l’exploit a Londra con 2h08:05: “Ho voluto rischiare, ma avevo fiducia in me stesso ed è bello correre a questi livelli. Da oggi mi sento un maratoneta”

di Luca Cassai

Più di quattro minuti di progresso nella maratona, con il quarto crono di sempre a livello nazionale e il miglior risultato di un azzurro negli ultimi tredici anni. Una gara coraggiosa, all’inseguimento non solo del primato personale ma anche del record italiano e soprattutto dei propri limiti sulla distanza. È il giorno di Yassine Rachik, che entra in una nuova dimensione correndo in 2h08:05 sulle strade di Londra, dopo il bronzo agli Europei di Berlino nella scorsa estate. “Quasi non ci credevo all’arrivo - esulta - e sono veramente molto contento per questo risultato. Alla partenza avevo tanta fiducia in me stesso, perché sapevo di essermi allenato bene, con una preparazione mirata su questa gara per cinque mesi e ci tenevo. Quando ho visto che per poco non sono sceso sotto le 2h08 un po’ mi è dispiaciuto, ma è molto più grande la gioia per il risultato, non posso certo lamentarmi. È bello correre su questi livelli, una grande soddisfazione. Da oggi comincio a sentirmi un vero maratoneta, sto iniziando a capire come si corre una maratona e a vedere ripagato tutto il lavoro che ho fatto”.

ALTO RITMO - Per buona parte della gara, l’azzurro è rimasto in linea per realizzare il primato italiano, almeno fino al 35° chilometro. “Ho provato a rischiare - prosegue il 25enne bergamasco - e ho avuto paura di “saltare” durante la corsa, di non riuscire a mantenere l’andatura. Se si vuole andare forte, si deve rischiare. Negli allenamenti e anche in gara. Ed è giusto così, altrimenti significa che non ci provi. E in una maratona non si sa mai quello che può succedere, fino alla fine. Ma non ho sofferto una vera crisi, solo un inevitabile calo nella seconda parte, comunque poi ho ripreso il ritmo fino ad aumentare negli ultimi mille metri, per staccare il britannico Hawkins. Spesso in passato ho avuto i crampi dopo il 35° chilometro, ma oggi ho corso con una tranquillità pazzesca, non mi ero mai sentito così bene”.

“LA VOLTA BUONA” - “La prima sorpresa è arrivata ieri, quando ho saputo che il parziale del terzo gruppo sarebbe stato di 1h03:30-1h03:45 alla mezza invece che di 1h04. Mi stava quasi per prendere un colpo, visto che è molto forte per me. Siamo passati in 8:52 al terzo chilometro e a quel punto mi sono già detto che era rischioso. Ho provato a rallentare un po’, ma ho visto che dietro non c’era nessuno e allora non avevo scelta, quindi ho incrementato per recuperare altrimenti sarei rimasto da solo. Poi ho cercato di lasciarmi andare senza guardare troppo il cronometro, con il pericolo della crisi che è sempre dietro l’angolo, ma pensando che oggi poteva essere la volta buona per un bel risultato. Sono riuscito a rimanere con il gruppo all’incirca fino al 32° chilometro, quando il belga Bashir Abdi ha accelerato. Mi sono accorto che c’era la possibilità di battere addirittura il record italiano, era lì vicino, ma per oggi non ce l’avevo nelle gambe, senza dimenticare che quello è un grande crono, difficile da raggiungere. Forse ci sarebbe voluto un passaggio più lento e una migliore distribuzione, però va benissimo così”.

“PUNTO DI PARTENZA” - “Era la mia prima vera maratona tirata, per fare il tempo, quindi non è paragonabile con quelle disputate finora. Durante la preparazione quest’anno ho corso la mezza maratona di Napoli sfiorando il personale (con 1h02:29, ndr) e mi aveva dato molta fiducia. Qui ho vissuto un’esperienza bellissima, confrontandomi con grandi campioni. Correre una maratona “major” vuole dire davvero tanto, perché il livello è altissimo, anche più di un Mondiale, con ritmi e concorrenza al massimo. E devo dire che a Londra ho trovato un pubblico mai visto in vita mia, non c’era un metro senza persone che incitavano e facevano il tifo per tutta la maratona. Mi hanno dato una grande carica e non si sentiva altro, veramente bello. Poi non volevo fare troppo peggio degli altri due atleti saliti sul podio agli Europei (il belga Koen Naert e lo svizzero Tadesse Abraham, ndr) che questa primavera hanno corso in 2h07. Arrivare qui non è stato facile, devo ringraziare per il supporto la Federazione, che mi ha consentito di lavorare in modo sereno e tranquillo, e la mia società, l’Atletica Casone Noceto, per il sostegno che mi ha dato oltre al mio tecnico Alberto Colli. Per me questo è un inizio per preparare i prossimi appuntamenti, a cominciare dai Mondiali di Doha. So che posso migliorarmi ancora”.

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