Roveraro, tragica morte del finanziere ex saltator



Una vicenda drammatica, che tinge di colori cupi l’estate italiana 2006. Il rapimento di Gian Mario Roveraro, finanziere di prima fila del panorama nazionale, ma, per il popolo dell’atletica, anche storica figura del salto in alto, ha vissuto un epilogo tragico questa mattina, con il ritrovamento del cadavere del rapito nei dintorni di Parma. Un omicidio efferato, che sconvolge per le modalità (gli assassini, secondo le prime notizie di agenzia, avrebbero infierito sul corpo), e lascia interdetti per le motivazioni (scaturite con ogni probabilità da questioni economiche). Gian Mario Roveraro era nato ad Albenga, in provincia di Savona, il 24 maggio del 1936. Prima di affermarsi come finanziere, aveva coltivato la passione per l’atletica, e per il salto in alto in particolare, collezionando nove presenze in nazionale assoluta tra il 1954 e il 1958 (con la partecipazione ai Giochi Olimpici di Melbourne nel 1956, dove fu eliminato in qualificazione a causa di un infortunio). Era riuscito proprio nell’anno dei Giochi, alla vigilia del viaggio per l’Australia, a cogliere un risultato storico per la nostra atletica, superando per primo nel nostro Paese la quota di 2 metri. Avvenne il 9 settembre del 1956, a Lugano (Svizzera), quando l’azzurro succedette a se stesso nel libro dei record saltando 2,01, e migliorando il proprio primato di due centimetri. Un altro miglioramento a 2,02 (Genova, 6-10-1957), e poi Roveraro mantenne la leadership per cinque anni, fino al 2,03 firmato da Walter Zamparelli il 7-4-1962. Nel conto, anche tre titoli italiani assoluti, conquistati dal ligure tra il 1954 e il 1956. m.s. Nella foto: un'immagine di Roveraro da atleta (archivio Fidal)

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