"Lo sport etico"-Campobasso-13 marzo 2013
Uditorio composto ed attento quello che oggi 13 marzo ha presenziato all'incontro sul tema "Lo sport etico". Toccante ed emblematico il dato che ha fatto riflettere anche i relatori. L'80% della sala era costituito da teen-agers. Ragazzi semplici e schivi, che per qualche ora hanno messo da parte il loro I-phone, incuriositi dai discorsi che i rappresentanti delle Istituzioni avevano predisposto anche e soprattutto per loro. Alle 10 l'Avv. Mario Ialenti, ha aperto i lavori nella sala Celestino V di Campobasso, illustrando in maniera magistrale e sintetica l'iter logico-argomentativo che gli ospiti illustri avrebbero seguito nell'affrontare una materia così delicata, quale è l'etica nello sport. Al "padrone" di casa, il duro compito di esaminare e cristallizzare gli aspetti più crudi e, se vogliamo, i nei che connotano l'agonismo malsano, inficiando esistenze altrimenti serene ed i risultati positivi cui lo sport, se vissuto nel rispetto delle regole, può condurre. Il manifesto che è stato il pretesto per un utile scambio di sapere tra le autorità invitate ad intervenire contempla lo sport come impegno agonistico di alto livello. Id est non si chiede a ciascun atleta di distruggersi per centrare un obiettivo, ma di vivere l'allenamento e la performance come momento educativo. La gara è il tempo della verifica e del confronto con se' stessi, ma è soprattutto il momento in cui si ha l'obbligo morale di essere "puliti", di partecipare a quella manifestazione con grinta e lealtà, grondando il sudore di sacrifici e rinunce, non già di scorciatoie e terrore di essere smascherati e tacciati di lettere scarlatte, che poi sarà impresa ardua rimuovere. Ma il manifesto prevede anche l'integrazione degli emarginati, il fisiologico inserimento delle varie etnie nel tessuto sociale delle nostre città. Suprema sintesi di questi messaggi sono le parole di S.E Monsignor Giancarlo Bregantini, che ha enucleato i vari aspetti dello sport analizzandoli alla luce di un codice cristiano. Ed allora lo sport intrattiene e coadiuva nella preparazione alla vita. Affascina e rapisce dunque la pedagogia sportiva: l'attività fisica che col sorriso educa al rispetto delle regole; e laddove un animo si predispone a non violare le norme imposte dalla disciplina, che si pratica, incontrerà difficoltà nel trasgredire le leggi dell'ordinamento nazionale. Ma lo sport cela in sè anche il "gusto dell'intrecciarsi". Comunità diverse che si scontrano e si incrociano e con il pretesto delle gare, si conoscono ed in tal modo si favorisce non solo la socializzazione, ma anche lo scambio culturale e si incrementa il turismo. Non da ultimo chi pratica un qualunque soprt si allena in primo luogo a saper perdere, a rialzarsi dopo una sconfitta, ad ammirare ed a riconoscere i meriti dell'avversario per poi poter provare a dare il massimo nella manifestazione successiva. Nel congedarsi l'arcivescovo augura a discenti e tecnici "buon cammino" con l'anelito che ciascuno di noi riesca a consegnare, come nella staffetta, il proprio testimone al suo compagno di squadra, senza lasciarlo cadere, rendendo in tal modo vani i sacrifici di chi ci ha preceduto. Incisivo e dal taglio pratico l'intervento della dott.ssa Giuliana Petta, che in primo luogo ha ringraziato la nutrita platea di discenti, che questa mattina ha abbandonato la aridità e la staticità dei banchi per sedere in quell'aula della Curia alla ricerca di fiducia /conferme. I nostri giovani oggi-prosegue il dirigente - esigono, bramano un messaggio educativo che fornirà loro una linfa nuova per ogni altro impegno a scuola e nella vita. Al professore di educazione fisica il gravoso compito di canalizzare una realtà eterogenea. Quel prof. ha innanzi a sè la ragazzina impostata, col corpicino già modellato dalla danza, dall'aerobica o dall'atletica leggera, ma anche il fanciullo introverso, timido, con serie difficoltà di comunicazione e la vera sfida sta proprio nel non far scemare la passione nella prima e nel riuscire a tirar fuori dal secondo, in maniera maieutica, il suo talento. Significativa e calzante la citazione di don Bosco, che considerava la ginnastica come proposta educativa che ingloba tutti i percorsi didattici ed agevola l'approccio a liberare le energie potenziali che ciascuno possiede. In quest'ottica va inquadrata l'importanza dei giochi studenteschi come summa del percorso seguito durante l'anno scolastico ed altresì come grido corale della crescita umana e culturale dei singoli alunni.Rapporto empatico tra docente e discente: la regola del prof diventa risorsa per tutta la classe laddove condivisa: l'attività fisica è intesa alla luce di queste considerazioni come strumento per far desistere i ragazzi dal compiere illeciti, come terapia sociale e prevenzione del disagio giovanile, nella tensione costante verso il recupero dell'autostima che non deve sfociare nell'egocentrismo patologico. A seguire il saluto del neo-presidente della Regione Molise, Arch. Paolo Di Laura Frattura, che nel suo intervento ha sottolineato il valore fondamentale delle sconfitte come momento in cui interrogarsi sugli errori commessi nel fermo intento di non voler scivolare nuovamente in futuro, ma di migliorare e migliorarsi per sè stessi e per la compagine sociale cui si appartiene. Il presidente si è dichiarato disponibile ad una fattiva ed intensa collaborazione con le autorità preposte al fine di assicurare il potenziamento in termini numerici delle strutture sul territorio molisano, nonchè il supporto ai tecnici per la manutenzione e la cura di quelle già esistenti per garantire lo svolgimento e la realizzazione di manifestazioni/eventi consolidatisi ormai negli anni e divenuti appuntamenti che runners e non difficilmente riescono a non inserire nel proprio calendario di attività sportive. Di particolare impatto l'incipit del Magnifico Rettore dell'Università degli Studi del Molise, che nel riportare la definizione di sport, come di quell'attività fisica, che mediante una partecipazione organizzata abbia come obiettivo il miglioramento delle facoltà fisiche e psichiche dell'atleta con qualunque esito, si sofferma su tre punti: tolleranza/accettazione dei propri limiti, utilizzo proficuo del tempo e collaborazione. Un grande atleta sa stare nel gruppo e cresce con esso, lima le asperità del proprio carattere e fa della superiorità altrui una risorsa. Chi sceglie di far parte di una società sportiva deve imparare a gestire il proprio tempo ed a ritagliarlo anche in funzione degli impegni degli altri. Ed in conclusione la sfida educativa sintetizzata dalla parola "insieme". Scelte di programmi condivise, organizzazione degli eventi in equipe, con l'apporto sinergico di ciascuna delle istituzioni che opera sul territorio. Questa la "predica laica" -simpaticamente definita tale dal Rettore dell'ateneo molisano- che ha offerto la fabbrica di personale qualificato, sfornato dalla facoltà di scienze motorie a sostegno degli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado affinchè si riesca nel nobile intento di diffondere la cultura dello sport e si radichino nell'animo di chi si avvicina ad una qualunque delle discipline che prevedano la cura del proprio corpo l'etica e valori morali. Il prof. Cavaliere in un breve, ma profondo intervento ha ricordato che il celebre brocardo latino"mens sana in corpore sano" è inserito in una delle Satire di Giovenale nella quale l'equilibrio invocato è un auspicio per migliorare se' stessi e raggiungere il benessere a 360 gradi (Orandum est sit mens sana in corpore sano-Sat. X,356). Anche da parte del CONI disponibilità totale alla collaborazione e con il M.I.U.R. e con l'Unimol e con gli enti e le federazioni che operano in Molise. Ad ulteriore riprova del fatto che lo sport unisce soccorre la testimonianza di un grande atleta: Rachid Mecknes Berradi, campione di fondo e mezzofondo, che vanta la partecipazione alle olimpiadi di Sidney 2000. Lo sport come integrazione degli emarginati latu sensu considerati e per etnia e per disabilità. Il piè veloce marocchino, classe 75, dopo aver conseguito vari titoli in Italia e non solo, ora dirige una società sportiva a Palermo. Rachic confessa di aver iniziato a correre per sfuggire ad un'interrogazione di italiano. Da una banale selezione ai giochi della Gioventù è venuto fuori il suo talento, che è riuscito a coltivare grazie al sostegno ed alle cure del prof. Polizzi. Archiviata la parentesi del periodo d'oro, ha deciso di spendere la propria vita e di mettere a disposizione dei giovani del quartiere Zen di Palermo le sue competenze nel fermo intento di far passare il messaggio che non si deve mai smettere di credere nei propri sogni. Lodevoli le iniziative che ha realizzato nella sua terra di adozione: in primo luogo organizzare campionati di cross sui campi confiscati alla mafia, impegno dalla duplice valenza simbolica-calpestare i terreni sottratti contra legem alla società ed ora recuperati e combattere i focolai di reità; di poi prevedere i 100m della legalità a Cinisi, dove è stato trucidato Peppino Impastato. Alle autorità presenti e al grande Rachid Barradi è stato consegnato il manifesto dello sport etico, quale memento dei sentimenti che devono animare i tecnici e dei programmi/obiettivi che gli stessi si devono impegnare a raggiungere. Prima dei saluti l'avv. Ialenti ha ricordato l'appuntamento del 6 aprile p.v. data in cui si festeggerà la Pasqua dello sportivo con l'auspicio che la classe dirigente riesca a coinvolgere le giovani generazioni autoctone con sorrisi, abnegazione e professionalità e ad coltivare questi talenti in una terra in cui sempre più vari sono i colori e le religioni professate, con un unico denominatore comune un humus spesso e ferile ad etica e lealtà.
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