3000-story: Komen e quel record impossibile
16 Settembre 2020di Giorgio Cimbrico
C’è qualche record che si è mostrato duro da rodere: qualcuno è caduto, qualcun altro no. È il caso dell’accoppiata 1500-miglio di Hicham El Guerrouj che riunisce una selva di sigle: record del mondo, record africano, record su suolo italiano, record dell’Olimpico, record del Golden Gala.
Il monolite piazzato da Daniel Komen sui 3000 è leggermente più vecchio di quel doppio prodigio datato ’98 e ‘99: 1° settembre 1996, pista reatina del Guidobaldi, deposito paperonesco per le distanze tra gli 800 e i 3000, con qualche interessante excursus sui 5000. Nella preparazione Sandro Giovannelli aveva pochi che potevano stargli al fianco. A ben vedere, nessuno.
Con quel suo viso tra l’ingrugnato e lo stupito, Komen veniva da due assalti falliti di poco al 7:25.11 di Noureddine Morceli: l’11 agosto, a Montecarlo, cinque piccoli e maledetti centesimi di troppo; a Bruxelles, il 23, qualcosa di più, 76. A Rieti, John Kosgei meritò una buona fetta di quel record passando in 3:38.4 ai 1500, in 3:54.7 ai miglio, in 4:53.7 ai 2000. Daniel, dietro di due e tre decimi ai primi due intermedi, mise la testa avanti ai due chilometri, lasciati alle spalle in 4:53.4. Ultimo chilometro solitario in 2:27, due metà in 3:38.6 e 3:42.1, media 3:40.3. Tempo finale, 7:20.67. In momenti come questi i numeri abbandonano la loro freddezza e diventano note di un’armonica sonata per piedi e cuore. L’attacco più duro e convinto venne portato tre anni dopo da El Guerrouj a Bruxelles: 7:23.09.
I 3000 sono sempre stati un campo perfetto per sfide roventi da meeting o per prodigiosi assoli: King Kip Keino spazzò via sei secondi e mezzo al record del ddr Siegfried Herrmann. Da 7:46.0 a 7:39.2 in un colpo solo. Quel giorno, 27 agosto 1965, a Helsingborg, in pista, a osservare da lontano la musica di quelle reali gambe, c’era anche Naftali Temu. Altre scosse: il 7:32.1 di Henry Rono in quel ’78 in cui diede nuova fisionomia al mezzofondo, siepi comprese, e il primo sub 7:30, offerto da Said Aouita nell’89. Due anni prima al Golden Gala il marocchino aveva infranto una barriera storica e anche più importante, quella dei 13:00 nei 5000.
I 3000 del Golden Gala mettono fianco a fianco due giovani e appassionati collezionisti. Yeman Crippa, 24 anni a ottobre, è il quarto italiano sui 1500, il secondo nel miglio, il primo nei 5000 e nei 10000. Sui 3000 è sesto con il 7:43.30 di due anni fa a Ostrava. Il record italiano di Genny Di Napoli, che guida anche 1500, miglio e 2000, è dell’annata di pregio dell’elegante milanese, il ’96: 7:39.54 il 18 maggio a Formia.
Jakob Ingebrigtsen è più giovane (vent’anni tra non molte ore, il 19 settembre) e possiede già una panoplia di record degna di un veterano. Il più importante è il più fresco: 3:28.68, record europeo dei 1500 strappato a Mo Farah. Due volte campione europeo ancora minorenne, sui 3000 l’ultimo prodotto della famiglia di Sandnes ha tempi che fanno sorridere: un 8:00.01 a 17 anni e un 7:51.20 indoor. Riferimento importante, da proporre quando di mezzo c’è questo giovanotto dal passo regolare e micidiale: il record europeo, 7:26.62, ha appena compiuto vent’anni ed è in mano a Mohammed Mourhit, nascita marocchina, bandiera belga. Più accessibile, per non dire morbido, il mondiale di stagione: 7:43.38 del britannico Marc Scott.
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