A Doha una squadra a tre punte
E' una squadra di dimensioni contenute, quella azzurra che affronterà l'impegno mondiale indoor di Doha tra poco meno di dieci giorni (12-14 marzo). Otto atleti in totale, cinque uomini e tre donne. Un dato che non rappresenta il minimo storico nella manifestazione (a Maebashi, nel 1999, furono sette gli atleti impegnati, su otto convocati), ma che certamente riflette l'indirizzo di programmazione trasmesso in dicembre dal DT Francesco Uguagliati: l'estate come traguardo unico, con l'attività in sala da interpretare come punto di passaggio verso l'Europeo di Barcellona. Scelta condivisibile e per certi veri obbligata, visto che dopo il tris di appuntamenti internazionali degli ultimi 18 mesi, tra indoor e outdoor (Olimpiade di Pechino, Euroindoor di Torino e Mondiali di Berlino) più di un azzurro aveva manifestato l'intenzione di allentare la presa, per recuperare energie e per avere il tempo di tornare a mettere il classico fieno in cascina (inteso come lavoro sul campo d'allenamento). In tanti hanno scelto di bypassare completamente l'attività in sala - vedi ad esempio gli sprinter -, per puntare con decisione alla stagione estiva. In più, a chiudere il cerchio, si è aggiunto un pizzico di sorte avversa, che ha privato la squadra azzurra di almeno un paio di pedine "qualificate" da schierare sul tavolo di Doha: in primis, Antonietta Di Martino, bloccata da problemi di salute e fine gennaio; e poi, anche Anna Giordano Bruno, infortunatasi qualche settimana dopo aver stabilito il record italiano indoor dell'asta (4,50 il 6 febbraio).
In ogni caso, la formazione italiana avrà buone carte da giocare. A cominciare da Fabrizio Donato (Fiamme Gialle), il campione europeo indoor del triplo, che al momento è ancora primo al mondo nella specialità nel 2010, con il 17,39 ottenuto domenica ad Ancona. Un dato che soddisfa, ma che non deve indurre facili entusiasmi (come saggiamente ha ammonito lo stesso Donato, nel dopo gara anconetano): il triplo è prova dalla complicata alchimia, e l'elenco dei nomi alle spalle dell'azzurro nella lista stagionale (Olsson, Idowu, Betanzos, Girat, Tamgho...), tutti raccolti nello spazio di una quindicina di centimetri, raccoglie il meglio del meglio dell'hop-step-jump. Dita incrociate, per l'uomo che fece esplodere l'Oval di Torino poco meno di 12 mesi fa, con un trionfo europeo (accompgnato da record nazionale di 17,59) tanto atteso quanto meritato. Interessanti, almeno sulla carta, anche le prospettive per Giuseppe Gibilisco (Bruni Pubblicità Atletica Vomano). Il siracusano parte dall'ottava misura mondiale dell'anno nell'asta, il 5,70 di Dessau del 20 febbraio, in un contesto di specialità però molto fluido, dove in pochi, a parte il campione olimpico e mondiale Steve Hooker (5,91 outdoor a Sydney sabato scorso) hanno fatto cose davvero degne di nota. Altro asso nella manica tricolore è senza dubbio Elisa Cusma (Esercito), la medaglia di bronzo europea di Torino 2009 e finalista mondiale outodoor a Berlino, oltre che già finalista mondiale in sala due anni fa a Valencia (quando fu sesta). La modenese, reduce da qualche fastidio di natura muscolare rimediato nella lunga permanenza in Sudafrica, ha fatto il suo esordio indoor nel weekend ad Ancona, testandosi sui ritmi bassi e palesando una discreta condizione generale. Certo, manca la riprova finale del confronto con avversarie dello stesso rango, ma l'azzurra ha dimostrato ormai in tante occasioni di meritare fiducia, per serietà e capacità di leggere le situazioni agonistiche più complicate. La sua gara, gli 800 metri, non ha mostrato finora nulla di sensazionale (solo 3 prestazioni al di sotto dei 2 minuti nel 2010), ma anche in questo caso la lista mondiale va interpretata, perché per molte ragioni non sarà solo la Cusma a fare la sua prima uscita internazionale dell'inverno a Doha.
Il mezzofondo veloce azzurro mostra vitalità, con Christian Obrist (Carabinieri, 3:39.62 a Karlsruhe il 31 gennaio) e Mario Scapini (Cus pro Patria Milano, 1:47.51 ad Ancona il 19 febbraio) ad essersi guadagnati il visto rispettivamente sugli 800 e sui 1500 metri. Sarà interessante (soprattutto per il giovane Scapini) vedere come sapranno comportarsi sulla ultrapopolata scena mondiale. Discorso che vale anche per il duo dell'Aeronautica Militare composto da Elena Scarpellini (asta, 4,40 il 6 febbraio ad Ancona) e Maria Aurora Salvagno (60 metri, 7.37 sempre ad Ancona domenica scorsa): non si chiede loro la luna, ma certamente che sappiano dimostrare tutto il loro (sbilanciamoci: innegabile) talento. Per Daniele Greco, giovanissimo (21 anni compiuti due giorni fa) ma già relativamente esperto, un compito leggermente più arduo: cercare di ritagliarsi quello spazio che un campione d'Europa Under 23 come lui, può ambire a conquistare. Nel 2001, a Lisbona, la squadra azzurra piazzò due triplisti in finale: uno, Fabrizio Donato, finì sesto; l'altro, Paolo Camossi, scrisse l'impresa della vita, mettendosi al collo l'oro mondiale, e alle spalle la leggenda Jonathan Edwards. Sognare non costa nulla.
Guardando al medagliere, l'ultimo podio mondiale indoor centrato da un italiano data 2006, quando, nell'edizione di Mosca, Andrew Howe fu bronzo nel lungo, cogliendo il primo alloro di una catena durata praticamente un biennio (e arricchita dall'oro europeo a Goteborg, l'oro europeo indoor a Birmingham, e l'argento mondiale di Osaka). Venti in totale le medaglie italiane nella manifestazione (cinque ori, cinque argenti, e dieci bronzi), comprese le quattro (1-2-1) ottenute nell'edizione "sperimentale" di Parigi Bercy 1985. In termini di punti, il picco è fissato al 1989, quando conquistammo 39 punti complessivi (con nove finalisti, di cui tre sul podio). A Valencia 2006, 14 punti con quattro finalisti. Ripetere questi numeri sarebbe già un successo.
Marco Sicari
Nella foto, Giuseppe Gibilisco in azione (Giancarlo Colombo/FIDAL)
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