Addio Mascolo, l’uomo che scoprì Mennea

09 Ottobre 2024

Se n’è andato a 85 anni il primo allenatore della Freccia del Sud: dagli esordi con l’Avis Barletta ai primi successi internazionali, è stato una figura fondamentale nella crescita di Pietro

di Fausto Narducci

Un altro protagonista dell’epopea sportiva di Pietro Mennea che se ne va, a 11 anni di distanza dall’addio del campione olimpico di cui sentiamo ancora il vuoto. Franco Mascolo, scomparso oggi a Barletta a 85 anni dopo la malattia che lo aveva piegato nel fisico ma non nel morale, era stato il primo dei due Professori a cui l’ex primatista del mondo si affidò nella sua scalata alla vetta mondiale dei 200 metri. Si può dire che da Mascolo al professor Vittori, artefice dei successi più importanti, c’era stato un passaggio di consegne mai traumatico, quasi rispettoso dei rispettivi ruoli, durato per tutta la prima metà degli Anni 70. Mascolo riferiva che Vittori continuò a consultarlo anche quando Mennea era diventato il campione che tutti conosciamo, di certo aveva seguito da vicino la strada fatta dal suo allievo, facendo di tutto per essere presente in tribuna nelle principali occasioni. Per noi giornalisti una presenza costante anche dopo la scomparsa del fenomeno. 

LE ORIGINI - Tornando alle origini del campione barlettano, in realtà di passaggi di consegne ce ne era stato anche un altro, quando fra il ’65 e il ‘66 il professor Mascolo si vide consegnare il 14enne Mennea all’Avis Barletta, di cui era allenatore, dal collega Alberto Autorino, professore di Educazione Fisica all’ITC Cassandro che Pietro aveva cominciato a frequentare. Diplomato all’Isef di Napoli nel 1963, Mascolo insegnava alla scuola media De Nittis e, dopo una breve parentesi nel calcio, era diventato responsabile atletico dell’Avis. Fu quindi lui a preparare Mennea per i primi traguardi raggiunti a livello provinciale e regionale fino all’esordio in Nazionale nel ’69 a Lugano. Un allenatore che si era specializzato nell’arte dell’arrangiarsi vista la carenza di strutture che Barletta, come tutto il Sud, viveva alla fine degli anni 60. Per gli allenamenti della staffetta, di cui l’Avis Barletta divenne campione regionale, si ricorreva al velodromo in cemento (non c’era una palestra e neanche una pista di atletica) del fatiscente stadio Lello Simeone. Ma Mascolo, come allenatore, sarebbe passato alla storia (citato anche nella fiction televisiva) per i duri allenamenti che svolgeva sulla sabbia e soprattutto sulla celebre salita del Vaglio, un doppio tornante di circa 150 metri sul quale, dopo una lunga vicenda burocratica, l’anno scorso è stata apposta una targa che ricorda proprio quelle sedute. Alla cerimonia di apposizione aveva partecipato lo stesso professor Mascolo come pure, il giorno prima dell’inizio dei campionati europei di atletica a Roma, era intervenuto alla presentazione della moneta ricordo di Mennea che si era tenuta a Barletta il 6 giugno di quest’anno. In quell’occasione il Professore si era presentato in precarie condizioni fisiche ma era stato protagonista di un discorso coinvolgente e appassionato.

I SUOI ALLIEVI - Significativo il capitolo che al professor Mascolo dedica il compagno di staffetta di Mennea, Domenico Gambatesa, nel libro ”Io, Pietro e mio fratello” (Editrice Rotas). “Dotato di notevole senso dell’ironia e della dote dell’arrangiarsi, si era inventato metodi di allenamento non convenzionali, come l’allenamento su terreno sabbioso, le ripetute di velocità in salita curvilinea e la partenza dai blocchi con carico di pesi rappresentato da una cassetta di legno legata in vita ed appesantita con carichi variabili, che in corsa strisciavano sul terreno dello stadio con rumore e sollevando una grande polvere. Aveva intuito le enormi potenzialità di Pietro e col tempo si era dedicato completamente a lui, trascurando un po’ tutti gli altri”. Irresistibile l’episodio del professor Mascolo che in una trasferta a Roma in piena notte accolse in tuta da ginnastica sulla porta dell’hotel Mennea e compagni rimproverandoli perché erano tornati tardi. 

LA FOLGORAZIONE - In ogni caso, dal record mondiale del ’79 a Città del Messico fino all’ultima partecipazione olimpica di Seul ’88, del professor Mascolo si è sempre parlato come dello “scopritore” di Mennea. Sulla Gazzetta illustrata dedicata nel 1979 al record mondiale proprio il professore raccontò in maniera colorita la sfida vinta dallo “sbarbatello” Mennea allo stadio Simeone sull’idolo locale Savino Di Bello che nella foga di superarlo sugli 80 metri, a 20 metri dal traguardo si strappò e rimase fermo per due anni. “Fu l’episodio che convinse Mennea a lasciare da parte il mezzofondo e la marcia per dedicarsi alla velocità” raccontò Mascolo.

ANEDDOTI - E al professor Mascolo, figura fondamentale nella crescita di Mennea, sono legati tutti gli aneddoti che ricorrono quando si racconta la storia del barlettano. Dalle leggendarie sfide che a 15 anni Mennea lanciò e vinse in paese contro una Porsche sui 50 metri al “Trofeo Leve dello Sport” che il Corriere dello Sport lanciò nell’ottobre ’68 a Termoli. Fu in quell’occasione, nella notte intercorsa fra la vittoria nella 4x100 e poi dei 300 metri, che il professor Mascolo, facendo uno strappo alle regole che aveva impartito alla squadra, gli concesse di rimanere sveglio per guardare in tv nella hall dell’albergo la storica vittoria olimpica di Tommie Smith sui 200 metri a Città del Messico. La folgorazione che lo avrebbe spinto a scegliere definitivamente la strada dell’atletica. E sempre al professor Mascolo toccò di assistere poco dopo all’episodio che stava per ributtarlo indietro. Quando, in occasione del Trofeo Cino Del Duca ad Ascoli Piceno, il professore pugliese propose Mennea per il collegiale azzurro, si vide rispondere da Carlo Vittori: “Questo ragazzo ne deve ancora mangiare di bistecche. Pensi a ingrassare, poi eventualmente ne riparleremo”. Episodio controverso che Vittori ha sempre smentito e non gli impedì, nel dicembre dello stesso 1968, di convocarlo per la prima volta al raduno di Formia. C’era ancora Mascolo come allenatore ufficiale quando Mennea decise di trascorrere la notte del Capodanno ’69 davanti al televisore del Centro Sportivo e c’era Mascolo come accompagnatore quando nel ’69 si mise in viaggio in treno per Viareggio in modo da guadagnarsi in maniera controversa la convocazione nella Nazionale B che il 13 settembre sfidò la Svizzera a Lugano (per la cronaca Mennea fu squalificato per due false partenze). 

L’ADDIO A BARLETTA - Come sappiamo nel 1970 gli impegni scolastici impedirono a Mennea di stabilirsi definitivamente a Formia per cui c’era ancora Mascolo al suo fianco quando nel 1970 con due finali (200 e 4x100) agli Europei juniores di Parigi si rivelò a livello internazionale. Fu alla fine del 1971 (l’anno del sesto posto sui 200 agli Europei di Helsinki) che col diploma di ragioneria in tasca Mennea si trasferì definitivamente a Formia alla corte di Vittori. Ma la collaborazione tecnica col professor Mascolo durò (Olimpiadi di Monaco ’72 comprese) fino alla vigilia dei trionfali Europei ’74 a Roma. “Con Vittori c’era da tempo una collaborazione, concordavamo le tabelle di allenamento che poi adottavamo. Col Professore ci stimavamo molto, a volte poteva apparire burbero ma sapeva ascoltarti.  Formia fu una scelta obbligata perché a Barletta non c’erano strutture”, ha raccontato Mascolo alla Gazzetta dello Sport in tempi recenti. In particolare, il professor Mascolo fu vicino a Pietro nel travagliatissimo 1973 quando una mal diagnosticata pubalgia mise perfino in discussione il prosieguo della carriera fino alla riuscita operazione all’Ospedale di Pavia. Fu quello l’ultimo anno in cui Pietro si rifugiò a Barletta e proprio il professor Mascolo gli diede gli stimoli giusti per non arrendersi. Andato in pensione dalla scuola nel ’95, Mascolo era stato responsabile del Centro Coni di Barletta, fiduciario regionale della Fidal e allenatore del settore femminile dell’Associazione Amatori Atletica di Barletta. 

Alla famiglia di Franco Mascolo vanno le più sentite condoglianze del presidente della FIDAL Stefano Mei, del Consiglio federale e di tutta l’atletica italiana. 



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