Altre 4 medaglie ad Almeria, oro per Carabelli



La doppietta nei 400 metri ostacoli era il sogno di giornata, per la squadra azzurra ad Almeria. Sogno che, puntualmente, si è avverato. Uno-due, Carabelli-Ottoz, senza possibilità alcuna per gli avversari presenti in gara. E con risultato cronometrico di pieno significato: 49.32 per Carabelli, 49.41 per un rinato Laurent Ottoz. Che per poco, ha mancato il colpaccio. Carabelli, infatti, dopo aver svolto a meraviglia il suo compitino (13 passi fino al sesto ostacolo, per poi passare a 14), sull’ultima barriera ha avuto una netta incertezza, arrivando quasi a fermarsi. L’aostano ne ha approfittato, tanto che gli ultimi 40 metri sono diventati una lotta furibonda tra i due per l’oro. “No, nessun pasticcio – sorride Carabelli – la verità è che sono arrivato in fondo un po’ stanco, e ho dovuto tagliare il passo. Ho gareggiato molto in questo periodo, ma sono contento di questo successo, soprattutto per un motivo: ho dimostrato a me stesso che posso vincere le gare che contano, senza sbagliare come accaduto in passato. Ora il Golden Gala, dove spero, in mezzo a tanti campioni, di abbattere finalmente questo muro dei 49 secondi, contro il quale più volte mi sono scontrato quest’anno”. Felicità anche per Laurent Ottoz, il primo...consigliere federale medagliato. “Sono contento, c’è mancato un pizzico...così”, dice facendo il gesto con pollice e indice della mano destra. “Sono in un buon momento, malgrado qualche acciacco. Anche qui, i flessori della coscia mi si sono bloccati, e in riscaldamento avevo un po’ di paura di farmi male. Ma sono in condizione, ora dovrei cercare l’occasione giusta per fare il minimo A, 49.20. Non sono lontanissimo, magari, se trovo una corsia, anche al Golden Gala”. La sorpresa della serata l’ha colta invece, nel lancio del disco, la 24enne Laura Bordignon, che completa lo splendido momento dei lanci al femminile agguantando una preziosa medaglia d’argento con il personale a 57,98 (aveva raggiunto i 57,61 quest’anno). Per lei, alla fine, un solo lancio valido, e cinque nulli; ma il podio è raggiunto, e questo è quello che conta. Nella gara, quarto posto per Giorgia Baratella, con 54,18. Le due ragazze sono la miglior risposta possibile alle ansie sorte dopo il ritiro della leggendaria Agnese Maffeis. Nel momento in cui la specialità ha perso la sua numero uno, ecco fiorire due pretendenti alla successione, che si sono fatte largo quest’anno a forza di risultati. In mattinata, ancora una medaglia d’argento per l’Italia. A conquistarla, Rosaria Console nella mezza maratona, corsa alle 9 del mattino (uomini e donne separati da 15 minuti) con una temperatura superiore ai 30 gradi. L’azzurra è giunta seconda al traguardo (1h15:40 il suo tempo finale), superata dalla sola marocchina Zhor El Kmach (1h13:50), che ha scelto di andar via fin dalle prime battute di gara. Il passaggio ai 10 chilometri vedeva la prime tre già allungate nell’ordine che avrebbero conservato fino al traguardo, con la Console (35:01) ad inseguire la marocchina (34:37). Nel finale, è risalita forte fino alla quarta posizione l’esordiente Deborah Toniolo (1h17:12), probabilmente l’atleta che ha finito meglio tra le prime cinque classificate. “Non mi aspettavo che la marocchina tenesse fino in fondo – il commento della Console – sapevo che sarebbe partita forte, visti i tempi che vale in pista, ma speravo di poter rientrare nella parte conclusiva. La medaglia d’argento mi soddisfa, considerato che vengo da 23 giorni di altura a Livigno, per il primo periodo di preparazione ai Mondiali di Helsinki. Sono passata da 10 gradi di temperatura a 34, non è facilissimo adattarsi. Ora proseguirò il mio cammino verso la maratona iridata: ancroa tre settimana di quota a St. Moritz, poi Predazzo, e infine la gara. Il sogno mondiale? Entrare nelle prime dieci. Sarebbe straordinario”. In campo maschile, nella gara vinta allo sprint dall’algerino Said Belhout (1h05:01), quarto posto per Giuliano Battocletti (1h05:28). Per il trentino una prova di rimonta, che l’ha portato a recuperare nel tratto successivo al quindicesimo chilometro le chances di medaglia. “Nel finale però – racconta Battocletti – non ne avevo più, come del resto tutti quelli davanti. Sì, il risultato è positivo, visti i protagonisti, mentre il tempo conta poco, perché, oltre al caldo, il percorso di gara si è rivelato durissimo, con un tratto di 3 chilometri in ascesa constante che ha fatto penare parecchio tutti i corridori. Personalmente, poi, mi è piaciuta la reazione che ho avuto di fronte alle difficoltà: probabilmente, in altri momenti, avrei mollato tutto”. Dietro Battocletti, settimo posto per Denis Curzi (1h07:03), mentre Francesco Bennici, rimasto nel gruppetto di testa fino ai 10.000 metri, ha finito col ritirarsi poco prima dei 15 chilometri. Nei 5000 metri vinti dall’algerino Said Sief in 13:29.94, settimo posto per l’azzurro Simone Zanon, in 13:56.95. Ritirato Salvatore Vincenti, apparso in difficoltà già dall’avvio. Sesta Eleonora Berlanda nei 1500 metri (4:12.59), con Angela Rinicella decima (4:16.09). “E’ un po’ che giro attorno a queste cifre – dice la Berlanda – tra l’altro quasi sempre in gare tattiche. Spero di incrociare al più presto una corsa veloce, magari al Golden Gala, dove, restando in scia, fare il primato personale, e scendere a tempi intorno a 4:07, 4:08”. Ancora un settimo posto italiano, questa volta nel getto del peso: Marco Dodoni non è andato oltre i 18,43 (serie: 18,35; N; 18,33; 18,13; N; 18,43), quando per salire sul podio ci sarebbe voluto un 19,49. Tre soli salti per Stefano Dacastello nel salto in lungo; il piemontese ha chiuso al nono posto, escluso dalla finale per soli 7 centimetri (7,72 la sua miglior prova, 7,79 quella dell’ultimo ammesso ai tre salti per le medaglie). La 4x400 maschile, attesa al via, è rimasta negli spogliatoi. Dopo l'esonero di Carabelli, infatti, la scelta per chiudere il quartetto è andata su Ottoz, che però non è riuscito, nel riscaldamento, a risolvere il problema muscolare conseguente ai 400 ostacoli. Risultato, staffetta non partita, quando sarebbe bastato un 3:06.13 per prendere il bronzo. Il bilancio conclusivo della manifestazione, per la squadra azzurra, è in attivo. Tra le cose da sottolineare, alcune performance di assoluto rilievo (il 6,64 di Fiona May, il 18,59 della Checchi, il 62,36 di Zhara Bani, il 71,17 di Ester Balassini, solo per citare un poker di risultati), la buona dose di esperienza messa via da tanti giovani e giovanissimi, ed un conteggio delle medaglie che, seppure inferiore a quello delle edizioni recenti (30 podi a Tunisi, addirittura 35 a Bari ’97, 22 ad Almeria), va letto alla luce dei numerosissimi impegni di questo interminabile mese di giugno 2005, che ha portato a dover fare delle scelte ovvie ma dolorose in composizione di squadra. Senza tirare in ballo i senatori, che hanno giustamente programmato in maniera diversa la stagione, va considerato il fatto che molto giovani promettenti, che avrebbero potuto dar ultriore lustro alla delegazione italiana, sono stati tenuti fuori dalla squadra per Almeria in vista degli appuntamenti di categoria. Tra Erfurt e Kaunas (senza dimenticare Marrakech, dove saranno di scena gli Under 18 impegnati nella rassegna iridata), l’Italia schiererà poco meno di cento atleti, molti, moltissimi dei quali davvero di belle speranze. In attesa di Helsinki, e avendo già messo in archivio i Giochi del Mediterraneo, è questo probabilmente il dato più confortante che deriva dall’analisi del momento. Marco Sicari File allegati:
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