Ancona Indoor, tra laser e gemme
23 Febbraio 2014Il gran salto di Marco Fassinotti lascia l’impronta sulla seconda giornata dei Campionati Italiani indoor, riuscendo (quasi) nell’impresa di oscurare cose che avrebbero motivo, e forse anche più d’uno, per brillare di luce propria. A cominciare dall’8,06 di Stefano Tremigliozzi, gemma raccolta su una delle pedane di salti in estensione più fortunate della penisola, terza misura all-time alle spalle (nientemeno) di Andrew Howe e Giovanni Evangelisti, gli uomini-totem della specialità. Del resto, quando si accende un laser come il 2,34 di Fassinotti, una sorta di primato all-round (1 centimetro più su anche rispetto a Marcello Benvenuti, capofila all’aperto dal settembre 1989) si rischia di rimanere accecati. Il “giovane adulto”, come lui stesso, alla ricerca di una formula che ne sintetizzasse la rinnovata maturità, si è definito nel dopo gara, si muove in pedana come un protagonista consumato. La sua, una determinazione spaventosa, accesa peraltro solo alle misure “vere”, quelle internazionali che, nel corso del 2014, ha avuto modo di vivere con continuità. Prima, una specie di torpore, tale da portarlo anche a rischiare l’errore su quote nettamente più basse. Come dire: quando si comincia per davvero?
Di Fassinotti, della sua scelta di spostarsi in Gran Bretagna, a Birmingham, con il coach Fuzz Ahmed, del lavoro sulla corsa in curva, degli scherzi e delle battute con il gruppo di Robbie Grabarz, si è scritto molto. La sensazione è che ci sia da scrivere, almeno in eguale misura, di tutto ciò che verrà dopo.
Quella dell’azzurro, è la quarta misura mondiale dell’anno (in coabitazione con lo statunitense Kynard ed il russo – il terzo della lista – Tsyplakov), a due settimane dall’appuntamento con la rassegna iridata. Fassinotti volerà a Sopot (da Birmingham, perché l’amico Fuzz ha detto che deve rientrare, per curare le ultime sedute di allenamento) carico a mille, ma ben cosciente di non aver fatto nulla. Al mondiale indoor si va in finale solo in otto. E la qualificazione assomiglia ad una guerra, dove basta un errore qualunque per cadere fuori dal gruppo degli eletti. In un attimo, dall’altare alla polvere. Il piemontese lo sa, e quando si affronta il discorso Sopot, non manca di ricordarlo, prevenendo ogni forma di (incauto) avvertimento.
Tornando all’ottozerosei di Tremigliozzi, va detta una cosa: si tratta della decima prestazione mondiale dell’anno (nel weekend, magari scivolerà un po’ più giù, ma va bene, ora questo è); ebbene, la stessa misura, malgrado il collocamento nelle liste stagionali, dista dal minimo mondiale ben dieci centimetri. Se non è record, poco ci manca. Venendo al resto, e passando per la doppietta 1500-3000 di un buon di Haidane (nel mezzofondo, plauso per Nicole Reina, asso pigliatutto del mezzofondo giovanile, con il suo primato allieve-junior in 9:32.89) vanno citate le sentenze dello sprint. Nei 400 metri, belle prove corali dei ragazzi (Galvan decide la contesa con un primo giro dei suoi) e delle ragazze, tutti-tutte non lontano dai propri limiti (meglio le donne, in ogni caso, con Bazzoni e Bonfanti al personale, 53.44 e 53.47, e la Spacca in scia, 53.67).
Premesse interessanti anche in vista della stagione outdoor, dove – nell’anno degli Europei – conterà sempre più muoversi e ragionare in funzione di Zurigo. Nelle gare sul rettilineo, piace il ritorno a buon livello di Fabio Cerutti, le cui corse sono praticamente in fotocopia (6.65 in batteria, 6.68 per il titolo); peccato che l'ottimo Massimiliano Ferraro, protagonista in batteria (6.68) incespichi nei primi appoggi della finale, sarebbe arrivato lontano. Tra le ragazze, sarebbe stato bello vedere fianco a fianco (anche in corsia) Audrey Alloh e Gloria Hooper: le premesse delle batterie non hanno però trovato conferma di coppia in finale, dove solo Alloh (7.34) è riuscita ad esprimersi al meglio. La Hooper del mattino, però (personale portato a 7.39) fa ben sperare per il prosieguo dell’annata. Chissà che non parta proprio da qui, da queste accelerazioni sotto la volta in legno del Palaindoor, il percorso di ricostruzione della staffetta veloce azzurra.
Capitolo Sopot. Il Direttore Tecnico Organizzativo Massimo Magnani ha già praticamente tirato le somme. Nella giornata di martedì, al termine della riunione di coordinamento dell’Area tecnica azzurra, l’ufficializzazione delle squadra. Non si rischia lo sgup di biscardiana memoria, nel dire che i numeri saranno (verosimilmente) contenuti. Tra infortuni, defezioni, programmazioni alternative e minimi internazionali killer (quasi sempre nei concorsi, ovviamente), la notizia bomba sarebbe stata il contrario.
Marco Sicari
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