Apolloni: ''Lanciare fa diventare uomini''
13 Aprile 2019L'ex discobolo azzurro, futuro allenatore, si racconta: "Noi lanciatori siamo simpatici perché... mangiamo! Da tecnico voglio trasmettere a più persone possibile l'emozione di questo sport"
La Scuola di Atletica della Stella Polare ha abbracciato la passione, la semplicità e la simpatia del discobolo azzurro Federico Apolloni che, ospite della scuola di Ostia, è riuscito a catturare l'attenzione di grandi e piccoli, raccontando la sua esperienza di atleta e l'avventura da tecnico che lo aspetta. L'incontro rientra nell'ambito del progetto "A scuola con gli azzurri".
Quando hai iniziato a praticare l'atletica leggera?
Ho iniziato a praticare l'atletica leggera a scuola con la partecipazione ai giochi sportivi studenteschi, ed in particolare quando frequentavo la prima media quando il mio professore dell'epoca, Enzo Buccella, mi portò a fare una prova del getto del peso, e da quel momento, non ho più abbandonato la pedana.
Perché poi hai scelto proprio il lancio del disco?
È successo che al campo provavamo un po' di tutto peso, vortex, salto in lungo, 60 ed 80m piani e un giorno venne al campo quello che poi è stato il mio padre spirituale, Filippo Monforte detto Pippo, che mi fece provare il disco, e notando che ero particolarmente portato decisi di concentrarmi in questa disciplina per migliorare le mie capacità.
Quando hai detto a casa ed ai tuoi amici che facevi disco? E soprattutto, se consideriamo che in Italia è una disciplina poco conosciuta, come hanno reagito?
Sicuramente è poco conosciuta (e parte in una risata, ndr)! Ho trovato difficoltà anche a 30 anni a spiegare che praticavo lancio del disco, non solo a 15 anni. Mio padre e mia madre non l'avevano mai sentito nominare, sapevano cosa fosse ma non avevano mai visto dal vivo un discobolo allenarsi e muoversi, ma poi attraverso il mio entusiasmo e la mia passione ho contagiato tutte le persone che mi stavano vicino.
La tua prima gara?
La mia prima gara nel disco è stata a Valmontone nel 2001 se non sbaglio lanciai intorno ai 34 metri.
La gara più bella?
Sicuramente ce ne sono tante. Di recente ho fatto la mia ultima gara e non posso nascondere che a livello emotivo è stata una valanga di emozioni. Però la gara che più di tutte mi ha dato la consapevolezza di aver fatto un balzo di qualità importante sono stati i campionati italiani 2015, dove vinsi con 59,93. Grazie a quel risultato veramente coscienza che avrei potuto vivere l'atletica leggera in un modo del tutto nuovo e diverso
Questo ti ha dato consapevolezza che potevi fare tanto, ma in allenamento quando ti sei reso conto che potevi arrivare a... ?
Mi sono reso conto di fare un salto di qualità durante un raduno che facemmo in America nel 2014, dove nei primi giorni facevo fatica a fare 55 metri, ma poi durante lo stesso feci per due volte oltre 60 metri e fu la prima volta che in allenamento lanciavo così tanto. La mia consapevolezza di fare bene stava crescendo.
La prima convocazione in Nazionale, quanta emozione hai provato?
È stata un'emozione grandissima! Era il 2003 e venni convocato per le EYOF, le Giornate Olimpiche della Gioventù Europea a Parigi, me lo ricordo come fosse successo ieri.
Tu prima hai parlato di Lucca, l’ultima gara della tua carriera, sottolineando l'emozione dell'ultimo lancio e non possiamo non dire che è stato incredibile. Poi, riguardando anche nei video che sono stati postati sui social c'è da dire che sei stato contagioso con la tua emozione.
Devo dire la verità, non immaginavo una cosa del genere, non immaginavo assolutamente di coinvolgere così tante persone, è stato veramente una grande dimostrazione d’affetto e per me descrivertelo qui adesso a parole sarebbe come sminuirlo. Non posso descrivere una cosa del genere.
Ti dico solo che ogni volta che riguardo quel video ho la pelle d'oca che dura per ore.
Qualche giorno dopo Lucca sei stato convocato come tecnico per accompagnare la Nazionale lanci. Quanto è stata forte l'emozione anche lì?
Esatto! È stata un'emozione completamente diversa perché da atleta accumuli e scarichi. Da tecnico, dietro la pedana accumuli e basta, finché poi non c'è qualcuno che scarica a posto tuo, non arrivi mai alla fine della tua gara, il che vuol dire 'Ok perfetto ora basta'! Lì c’è una gara dopo l'altra e si entra in pedana due volte in 4 giorni. È un’emozione totalmente diversa, comunque molto bella, ed è il motivo per cui ho deciso di appendere il disco al chiodo, perché potevo continuare a vivere della mia passione in un modo completamente nuovo, che mi ha fatto innamorare nuovamente di questo sport.
Un messaggio per i giovani che si avvicinano ai lanci e soprattutto al disco.
Il messaggio che posso lanciare è che sicuramente questo sport forma degli uomini prima che degli atleti. È uno sport che ti insegna a rispettare l'ambiente perché sei sempre in mezzo al verde, a rispettare l'avversario, c’è un grande rispetto tra tutti noi discoboli della Nazionale. Il messaggio che posso lanciare è che nel lancio del disco e in tutte quelle specialità, dove la fatica conta veramente, si diventa prima di tutto uomini oltre che grandi atleti.
Un aneddoto divertente su gare fatte in trasferta.
Un aneddoto molto divertente è stato in Spagna. Qualche anno fa c'era un campione cubano molto affermato che lanciava in riscaldamento 56/57 metri. Per un attimo ho pensato di poterlo battere. In realtà quando andai a prendere il suo disco in mano mi resi conto che il suo disco non era da 2 kg, bensì da 2 kg e mezzo e questa cosa mi smontò psicologicamente. Tant'è vero che al primo lancio di gara fece 64 m e io rimasi a guardarlo stupito.
I lanciatori sono i più simpatici di tutte le discipline dell'atletica. Perché?
(Ride, ndr) Perché i lanciatori mangiano! Tutte le altre specialità dell'atletica, il mezzofondo, i salti hanno il problema che non devono mangiare. Invece noi mangiamo e siamo tutti quanti più felici.
Federico che cosa farai da grande?
Da grande spero di continuare a solcare questi campi che sono per me una passione veramente incontrollabile. Per me il rapporto con la pedana è veramente viscerale. Spero, come ho detto anche a Lucca, di trasmettere a più persone possibili la mia passione nei confronti di questo sport, di questa specialità e di trasmettere l'amore e il rispetto che ho sempre portato per affrontare ogni gara e ogni allenamento.
Qui ad Ostia hai passato un pomeriggio, che cosa hai visto? Che cosa ti è piaciuto e che cosa ti ha catturato?
Sono sempre entrato in questo stadio per gareggiare e non vedevo la normalità. Oggi pomeriggio ho visto la normalità e la quotidianità e penso sia davvero molto bella. È pieno di ragazzi, di bambini, ci sono degli istruttori simpatici e preparati, c’è anche qualche ragazzo portato per questa specialità. Sicuramente è importante che il movimento dell'atletica italiana ricominci dalle realtà provinciali e piccole come queste, perché più siamo e più c'è la possibilità di alzare il livello, ripopolare questi stadi e queste piste. È sicuramente una missione che noi tecnici abbiamo, perché è da qui che l'atletica italiana può ricominciare ad avere una vita migliore.
Grazie Federico per la tua disponibilità
Grazie a voi, è stata una bellissima esperienza!
di Barbara Cioeta
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