Arese lancia l'Italia: "Voglio dei combattenti"



Le possibilità della squadra azzurra ai Mondiali. Ma anche lo stato di salute della nostra atletica. E l’Olimpiade di Pechino. E’ un Arese a tutto campo, quello che apre la spedizione italiana alla rassegna iridata di Osaka. Il presidente federale, nel corso della conferenza stampa inaugurale a Casa Italia Atletica, lancia messaggi chiari a tutti. A cominciare dagli atleti. “Inutile nascondersi, questo è certamente l’impegno più importante e più difficile dell’anno. Però voglio subito sfatare il mito delle condizioni ambientali. Caldo, fuso orario: tutto vero, ma sono problemi comuni a tutti. E anzi, questa è un’esperienza che ci servirà per l’Olimpiade di Pechino”. Secondo il presidente federale, il 2007 – inclusa la fine del 2006 – ha visto l’atletica italiana dare chiari segnali di ripresa. “E’ stata una buona stagione. Da San Giorgio su Legnano a Milano, passando per Birmingham e includendo anche alcune cose positive viste nelle rassegne giovanili (si sono visti alcuni ragazzi interessanti; tutti sappiamo di Scapini, ma io vi segnalo un nome: Benedetti, ne sentiremo parlare). C’è stato un progresso, netto, soprattutto a livello di mentalità, e di questo sono felice. Poi, mi piace sottolineare anche il successo politico ottenuto al Congresso IAAF, un successo figlio del lavoro di squadra, e che premia tutta l’atletica italiana. E’ un segno del rispetto che il mondo porta per il nostro movimento”. Poi, nuova allusione agli atleti: “Dobbiamo riuscire a trasferire anche a loro questa determinazione, perché vincere è difficile, ma non impossibile. Chi può far bene? Lo sappiamo tutti: Alex Schwazer, Andrew Howe, Antonietta Di Martino, ma io mi aspetto buone cose anche da Elisa Rigaudo, da Chiara Rosa, da Assunta Legnante. E poi, vorrei che qualcuno mi stupisse. In assoluto, mi aspetto di veder lottare per la maglia azzurra, questo è il regalo più grande che vorrei ricevere”. Sulla composizione della squadra italiana per il Mondiale, solo una riflessione: “E’ una formazione dai numeri contenuti, così come accadrà per i Giochi di Pechino. Ma è anche compatta, e sono convinto che saprà farsi rispettare”. I Giochi sono tra un anno, che equivale a dire già nel domani sportivo. “Non ci saranno automatismi di qualificazione, va comunque valutato il percorso, anche se confermo che nella maratona, chi entrerà nei 12 avrà una maglia”. I Mondiali non fanno paura, ma sono un ostacolo gigantesco. “Mi auguro che arrivino dei risultati, e che possano aiutare lo sviluppo dei progetti e la promozione dell’atletica. Il nostro, ogni tanto lo dobbiamo ricordare, è uno sport importante: riempie gli stadi nei grandissimi eventi, ospitando decine di migliaia di persone. Io, ai Giochi, all’atletica vedo 80.000 persone; senza voler nulla togliere a loro, alla pallavolo, o al basket, o al nuoto, ne conto diecimila. Questo vorrà pur dire qualcosa”. La questione militare tiene sempre banco: ma le stellette nell’atletica, sono un problema o no? “Lo sono soltanto se l’atleta si accontenta. Dobbiamo modificare il modo di pensare di molti atleti e tecnici, al fine di migliorare le prestazioni, affinché l’intervento dei militari sia vissuto fino in fondo come una risorsa”. Anche la maratona fa discutere: un solo uomo, un anno dopo il successo nella Coppa Europa e l’oro di Baldini. Perché? “Intanto, visto che lo nominiamo, non ci dimentichiamo proprio del fatto che non possiamo contare su Baldini; e perché no, anche su Gibilisco. Sulla maratona, siamo certamente danneggiati dalla rinuncia del nostro campionbe olimpico; in seguito, in molti si sono un po’ dileguati. Ma le ragioni sono chiare a tutti: le condizioni, per questa gara, non sono un alibi. Poi, certo, c’è anche un problema di ricambio, dietro i primissimi, non si muove granché. Stiamo indirizzando alcuni giovani, ma è chiaro che nel futuro potremmo avere dei problemi in questa specialità”. In chiusura, ultima considerazione sul Mondiale: “Voglio atleti che combattano in gara, ma anche che sappiano stare bene insieme, che facciano squadra. E poi, non voglio più vedere atteggiamenti che nulla hanno a che fare con la mia idea di atletica: tipo l’atleta eliminato che torna a dormire alle tre di notte e disturba gli altri che hanno passato il turno e sono ancora in corsa. Ci vuole serietà, rispetto per la nazionale”. Poche parole, ma di sostanza, per un Silvaggi giunto in lieve ritardo, perché impegnato con la riunione tecnica pre-mondiale: “Questo è un gruppo di atleti in grado di superare i primi turni - il commento del Direttore tecnico azzurro -, e per una volta, vorrei dire: lasciamo perdere De Coubertein, vogliamo fare bene, non solo partecipare. Dentro di me spero in qualcosa di meglio di Helsinki, e sono fiducioso perché le cose vadano così”. Definiti i limiti di qualificazione nei concorsi (nell’ordine, riportiamo specialità e limite maschile e femminile): Alto, 2,29 e 1,94; Asta: 5,75 e 4,55; Lungo: 8,15 e 6,75; Triplo: 17,10 e 14,40; Peso: 20,20 e 18,35; Disco: 64,50 e 61,50; Martello: 77,00 e 71,00; Giavellotto: 82,00 e 61,00. Non c’è che dire, siamo proprio ai Mondiali. Marco Sicari stampa@fidal.it Nella foto, il presidente Franco Arese (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)

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