Assegnata ufficialmente a Cagliari la Run with Roma 2024
(Guido Lai) - Con una telefonata al Presidente della Fidalsardegna Sergio Lai, la General Coordinator del Progetto “Run with Roma 2024” Diana Bianchedi, Oro Olimpico nel Fioretto a squadre, ha ufficializzato l’assegnazione alla Città di Cagliari per il 10 Settembre 2016 della 10 Km. in onore di Abebe Bikila che proprio il 10 Settembre 1960 tagliò il traguardo sotto l’arco di Costantino vincendo, scalzo, la Maratona delle Olimpiadi di Roma, fissando questo evento nella memoria di ogni appassionato di sport. Il Presidente Sergio Lai ha accolto con piacere questo invito accettando a nome della Fidalsardegna questo incarico organizzativo che coinvolgerà anche la Municipalità Cagliaritana con il Sindaco Massimo Zedda e la giunta Comunale, ai quali Diana Bianchedi ha ufficialmente inoltrato la richiesta di poter ospitare l’organizzazione di questo evento con lo scopo di portare a Cagliari questa manifestazione in proiezione dell'assegnazione di un evento Olimpico (si parla della Vela) qualora Roma venisse scelta come città organizzatrice delle “Olimpiadi 2024”. “Per questo evento pensiamo ad un circuito che prevede partenza ed arrivo allo Stadio Comunale di Atletica Leggera ed un circuito che si svilupperà verso quel bellissimo percorso che la Municipalità cittadina ha realizzato nel lungomare del Poetto” – così Sergio Lai vede i 10 Km. del circuito di gara chiamando contemporaneamente a raccolta la componente organizzativa della Fidalsardegna, come ai tempi d’oro dei “Meeting Internazionali Terrasarda” passerella itinerante dei grandi campioni dell’Atletica Leggera che proiettavano la Sardegna all’attenzione dei media a livello mondiale. I grandi campioni dell’atletica come testimonial di una disciplina e di un’intera Isola - questo il messaggio di Primo Nebiolo ideatore dei Meeting itineranti accolto e realizzato da Sergio Lai nei suoi anni di Presidenza in seno alla Fidalsardegna. Tornando all’evento, quindi a 52 anni di distanza sia Cagliari, così come altre 11 città inserite nel dossier Olimpico del CIO in prospettiva Olimpiadi 2024, celebreranno in contemporanea questo evento organizzando la 10 Km in onore di Abebe Bikila definito da Graziana Urso in “Storie di Sport” il “Gladiatore Etiope”. Ma chi è veramente Abebe Bikila? Atleta ben conosciuto da chi tra gli anni ’60 e ’70, ha vissuto le sue epiche imprese, ma meno conosciuto ai giovani nati dopo il ’73 anno in cui Abebe Bikila morì a 41 anni per una emorragia cerebrale. Il nome è Bikila ed il cognome è Abebe, ma la regola etiope per la quale viene nominato prima il cognome e poi il nome, fa registrare questo personaggio in tutto il mondo come "Abebe Bikila". Nasce il 7 agosto 1932 a Jato, villaggio distante nove chilometri da Mendida, in Etiopia; nello stesso giorno in cui viene alla luce, a Los Angeles si sta correndo la Maratona Olimpica. Figlio di un pastore, prima di diventare un eroe nazionale per le sue imprese sportive, la sua professione era quella di agente di polizia, nonché guardia del corpo personale dell'imperatore Haile Selassie meglio conosciuto dagli italiani e dai libri di storia come il “Negus”; professione che decide di intraprendere ad Addis Abeba, capitale dell'Etiopia, per guadagnare un po' di soldi e sostenere la famiglia. Rimane una leggenda in ambito sportivo da quando ai Giochi Olimpici di Roma del 1960 vinse correndo scalzo la gara della maratona. E' il 10 settembre: Abebe si ritrova a far parte della nazionale olimpica etiope in sostituzione di Wami Biratu, infortunatosi poco prima della partenza durante una partita di calcio. La storia ci dice che fù il suo Coach lo svedese Onni Niskanen che ricevette direttamente dal Negus il compito di individuare e allevare nelle forze armate potenziali campioni. Ma quale è il motivo per cui Bikila decise di correre scalzo? Si pensò che fosse un problema delle scarpe da corsa non “adeguate” per il campione etiope ma la verità è che a Roma il tecnico Niskanen, che seguiva a bordo di una Cinquecento gli allenamenti sulle strade capitoline del campione etiopico, notò il fastidio di Bikila nella corsa con quella tipologia di scarpe e quindi gli suggerì di provare a correre senza scarpe: a piedi nudi, scoprendo che l’atleta etiope risultava più veloce di 5-6 passi al minuto. Fu dunque una premeditata scelta tecnica – non un paio di scarpe scomode, come alcuni raccontano – a indurlo a gareggiare scalzo. Per giunta, quell’anno la maratona si sarebbe disputata in notturna, il che avrebbe evitato il rischio di correre sull’asfalto bollente. Bikila tempra le piante dei piedi passeggiando scalzo anche nel Villaggio Olimpico. Aveva iniziato con l'atletica agonistica solo quattro anni prima Bikila ed Il percorso della maratona di Roma superava la consuetudine che voleva la partenza ed il traguardo all'interno dello stadio olimpico. Alla vigilia della gara erano pochissimi quelli che annoveravano Abebe Bikila tra i nomi favoriti, nonostante l'etiope avesse fatto segnare un tempo notevole nei giorni precedenti. Con indosso la maglia verde numero 11, ingaggia da subito una sfida contro un fantasma: Abebe vuole tenere d'occhio il concorrente numero 26, il marocchino Rhadi Ben Abdesselam, che invece parte con il 185. Bikila rimane tra i gruppi di testa e non trovando l'avversario, pensa che questi sia più avanti. Alla fine sarà l'etiope il vincitore. Dopo la gara, quando gli viene chiesto il motivo della sua decisione di correre scalzo, avrà modo di dichiarare: "Volevo che il mondo sapesse che il mio paese, l'Etiopia, ha sempre vinto con determinazione ed eroismo". Ma è lui l’eroe degli etiopi quando torna ad Addis Abeba con il record del mondo (2h 15.16) e il primo oro olimpico dell’Africa nera in tasca. Hailé Selassié promuove personalmente a guardia imperiale il suo maratoneta, soldato anche lui come il Fidippide greco, anche lui ambasciatore di una vittoria epocale, ma con cuore e polmoni ancora in salute per un’altra sfida: Tokyo 1964 che purtroppo affronta in condizioni di forma non ottimali: solo sei settimane prima aveva subito un'operazione chirurgica all'appendice e il tempo dedicato agli allenamenti si era molto ridotto. Nonostante questa circostanza sfavorevole è lui l'atleta che taglia per primo il traguardo e che indosserà al collo la medaglia d'oro. In questa occasione gareggia con le scarpe e stabilisce il miglior tempo mondiale sulla distanza. Nella storia di questa faticosa disciplina, Abebe Bikila è il primo atleta di sempre ad aver vinto la Maratona Olimpica due volte di seguito. Ai Giochi Olimpici del 1968, a Città del Messico, il trentaseienne etiope deve subire e sopportare diversi handicap, dovuti all'altitudine, agli infortuni e in generale all'età ormai avanzata. Si ritirerà dalla gara prima di raggiungere il traguardo. In carriera corre quindici maratone, vincendone dodici (due ritiri e un quinto posto a Boston, nel maggio 1963). L'anno seguente, nel 1969, rimane vittima di un incidente automobilistico nei pressi di Addis Abeba: rimane paralizzato dal torace in giù. Nonostante le cure e l'interesse internazionale non riuscirà più a camminare. Aveva sempre amato praticare sport alternandosi in varie discipline, come calcio Tennis e Pallacanestro. Impossibilitato nell'uso degli arti inferiori non perde la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l'arco, nel ping pong, perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Abebe Bikila morirà a causa di un'emorragia cerebrale alla giovane età di quarantuno anni, il 25 ottobre 1973. Lo stadio nazionale di Addis Abeba sarà a lui dedicato. Se, come dicono, la maratona è una scelta estetica, quella di Abebe Bikila all’Olimpiade di Roma del 1960 più che una corsa fu una danza: martellante, come il cadenzare dei suoi piedi scalzi sull’asfalto capitolino; irrefrenabile, come il ritmo dei tamburi a contagiare i corpi nelle notti di festa dei villaggi africani. Ed è con questo spirito di atleta vissuto negli altipiani, che gli atleti sardi onoreranno il suo nome ricordando un campione che ha aperto all’Etiopia le porte del mondo accreditando campioni del nome di Kenenisa Bekele (undici ori nel mondiale di corsa campestre), Tirunesh Dibaba trionfatrice a Pechino, Haile Gebrselassie, Miruts Yifter, Derartu Tulu vincitrice a Barcellona e a Sydney, Fatuma Roba vincitrice ad Atlanta con il più ampio distacco nella storia delle Olimpiadi e Meseret Defar medaglia d’oro ad Atene e ai Mondiali di Osaka 2007. L’Etiopia una nazione che è uscita dal colonialismo ed ha guadagnato il rispetto mondiale grazie a questi campioni. Popolo Etiope non solo ricordato come Ascari o Sciubasci (soldati con lance e bastoni) o Arbegnuoc (patrioti) utilizzati nella seconda guerra mondiale da Badoglio contro gli Inglesi ma vere macchine umane da corsa con una resistenza fisica alla distanza insita nel DNA di questo popolo. E' questo il campione che sabato 10 settembre 2016 andremmo ad onorare. Concludo con una delle ultime citazioni di Abebe Bikila pubblicata postuma - “Gli uomini di successo incontrano la tragedia. E’ stato il volere di Dio se ho vinto le Olimpiadi, ed è stato il volere di Dio a farmi incontrare l’incidente. Ho accettato quelle vittorie come accetto questa tragedia. Devo accettare entrambe le circostanze come avvenimenti della vita e vivere felicemente”. – Nkosi sikelel’ iAfrika (Dio benedica l’Africa).
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