Assoluti, Donato atterra nel triplo a 17,24



Le pedane dei salti in estensione dello stadio Nebiolo sono magiche. La cosa è nota. Più di un atleta di livello mondiale ha scritto pagine dorate della propria carriera su queste strisce di gomma. Fabrizio Donato lo sa, anzi, lo sapeva prima di entrare in gara agli Assoluti. Cercava anche per questo una misura in grado di lanciarlo, di metterlo in rampa di lancio in vista della rassegna continentale. Cosa regolarmente accaduta, grazie anche all’assistenza delle magiche di cui sopra. La cifra definitiva è un eccellente 17,24, ottava misura europea dalla stagione, giunta a coronamento di una serie notevole (16,97; 17,22; N; 17,24; N; N;). Ma non basta, perché la serata ha visto anche il notevole progresso del varesino Fabrizio Schembri (Carabinieri), salito prepotentemente alla ribalta con un 16,77 che vuol dire anche minimo di qualificazione per gli Europei, oltre che ottavo posto nella lista italiana di sempre. Donato ha acquisito nel corso di questa stagione una continuità di rendimento divenuta il suo marchio di fabbrica; nel corso del 2006, una sola battuta a vuoto: il mondiale indoor di Mosca, finito in qualificazione. Prima e dopo, una serie notevole di risultati, coronata questa sera da un 17,24 che fa sperare per Goteborg. L’alto era una delle gare copertina degli Assoluti. Il poker d’oro degli specialisti italiani, composto dai gemelli Giulio e Nicola Ciotti, Alessandro Talotti e Andrea Bettinelli, era regolarmente presente. Ci si è messo l’acquazzone descritto nelle righe successive a rompere le uova nel paniere. Il problema è che l’acqua è arrivata proprio nel momento dell’attacco alle quote più elevate, così, alla fine, ad imporsi è stato Giulio Ciotti (Fiamme Azzurre) con 2,25, il leader di stagione (2,31 quest’anno) davanti al fratello Nicola, un tentativo in più per superare la stessa quota. Terzo posto per Talotti (2,21), quarto per Bettinelli (2,19). Gli 800 metri hanno salutato il successo, inatteso solo fino ad un certo punto, di Maurizio Bobbato (Carabinieri), ai danni del favorito numero uno, Andrea Longo (Fiamme Oro). Il fatto è che quando i ritmi di corsa si fanno turistici, i valori si appiattiscono, e le sorprese – a maggior ragione quelle relative – possono prendere forma. Dopo un passaggio a metà gara addirittura in 56.15, il gruppo ha continuato a caracollare per almeno un altro mezzo giro. La bagarre è infine scoppiata intorno ai 650 metri: a quel punto, con almeno cinque atleti coinvolti, il rettilineo finale è diventato un tavolo da roulette, che ha premiato il neo campione italiano, primo in 1:50.80; cinque centesimi in più per Longo, 14 per Sciandra (Aeronautica). Molto brava Chiara Rosa: la sua regolarità oltre i 18 metri (misura vincente a 18,24) è una dote che potrebbe risultare preziosa questa estate a Goteborg. Dietro di lei, Assunta Legnante (Camelot), ferma appena al di sotto della fatidica fettuccia (17,99), e Cristiana Checchi (Forestale), 17,21. Chi invece aveva un piccolo conto da regolare era Andrea Barberi. Il quattrocentista delle Fiamme Gialle, la cui leadership era stata scossa nel mese di giugno dall’esplosione del 20enne catanese Caludio Liccardello, desiderava ristabilire a suo favore l’ordine di merito. E si è presentato al Torino al meglio della forma, fisica e psicologica, dopo una frazione di staffetta a Malaga cronometrata al di sotto dei 45 secondi. L’impresa è riuscita a metà, perché è sì giunta la vittoria sul rivale, ma un temporale estivo arrivato proprio quando gli atleti erano sui blocchi (con conseguente sospensione delle gare per una decina di minuti, e ovvio allagamento della pista) ha lievemente ridimensionato la portata tecnica della prestazione, con un crono, 46.04, penalizzante per l’atleta romano. Dietro Barberi, proprio Licciardello (46.72) ed il torinese Edoardo Vallet (47.37). barberi ha comunque dimostrato di essere in palla, e l'appuntamento con il Golden Gala potrebbe riservare, a lui e all'atletica azzurra, una serata da ricordare. La pioggia del tardo pomeriggio ha inevitabilmente condizionato anche le due gare sui 200 metri: Stefano Anceschi (Fiamme Gialle) si è imposto in un discreto 20.90 (davanti ad Alessandro Cavallaro, 20.97), mentre la prova al femminile è stata vinta da Daniela Graglia (Esercito) in 23.90. Tempi che non entusiasmano, ma che sono purtroppo la foto del momento dello sprint italiano: bene come gruppo, ma leaders tutti da inventare (sopratutto tra le donne). Una Daniela Ceccarelli (Carabinieri) visibilmente sofferente per i ripetuti problemi ai tendini d’Achille, ha vinto i 400 metri ostacoli, chiudendo in un 57.75 per lei al di sotto delle medie migliori. Lo sforzo dell’azzurra è stato mirato esclusivamente alla conquista del titolo, obiettivo minimo assolutamente giustificato viste le condizioni di salute. Discreto invece il peso specifico del tempo di Gianni Carabelli (Carabinieri), il 49.79 che gli ha permesso di vestire la maglia tricolore. Ancora meglio ha fatto Daniela Reina (Fiamme azzurre), vincitrice dei 400 piani in 52.46, crono che conferma la crescita di questa marchigiana, sempre più convinta dei propri mezzi ed in grado di battersi anche al di fuori dei confini. Una da tenere d’occhio è senz’altro Silvia Weissteiner: l’altoatesina si è imposta nei 5000 metri in 15:46.35, ma piace sempre di più per l’autorevolezza con la quale imposta e conduce le gare. Nel panorama depresso del mezzofondo, la sua può risultare una delle poche note liete. In campo maschile, in chiusura di serata, arriva forse una buona notizia: Daniele Meucci (Esercito) centra l'appuntamento con il minimo per Goteborg dei 10000 metri, con 28:44.79, traguardo fallito per soli due secondi da Marco Mazza (Fiamme Gialle, secondo in 28:52.93). Bella la sfida di inizio pomeriggio nel martello. Marco Lingua (Fiamme Gialle) ha solo sfiorato l’impresa di battere il suo rivale e capitano Nicola Vizzoni, abile a riprendersi la maglia tricolore nella penultima serie di lanci. Accade tutto in successione: con un improvviso 76,03 Lingua spodesta temporaneamente Vizzoni dalla testa della classifica (occupata fino a quel momento con una misura di 75,60); ma l’argento olimpico di Sydney si riscatta immediatamente, scavalcandolo, seppure di un’inezia (76,11). Per Vizzoni – quindicesimo titolo tricolore, l’ottavo estivo – in definitiva una serie discreta (N; 75,60; 73,11; 73,81; 76,11; 75,82), mentre Lingua, oltre al già menzionato 76,03, ha collezionato la solita messe di nulli (quattro questa volta, con un solo altro lancio valido, 72,78). Rossella Giordano (Fiamme Azzurre) ha dominato i 5 chilometri di marcia in 21:28.74, approfittando anche dell’assenza di Elisa Rigaudo (rimasta in altura, in Val Senales, a preparare l’attacco ai 20 chilometri europei). Titolo del lungo a Valeria Canella (6,29), degli 800 metri a Elisa Cusma (Esercito, 2:05.72), e dei 3000 siepi a Elena Romagnolo (Esercito, 10:05.47). In quest’ultima gara, anche il record Under 18 di specialità, l’11:04.28 di Valeria Roffino (UG Biella; prec., 11:15.20 della Ghiazza, ai Mondiali Junior di Grosseto 2004). In chiusura, un appunto positivo per l’organizzazione del Comitato Regionale Piemonte e per la sede della manifestazione: lo stadio Nebiolo si presta allo spettacolo dell’atletica, e merita una frequenza di appuntamenti anche superiore. Piuttosto, è necessario guardare avanti, alla ricerca di piccoli correttivi nella formula della manifestazione. I concorsi senza turni di qualificazione si trasformano in maratone che penalizzano le prestazioni e risultano incomprensibili per chi assiste. La creazione di un doppio canale di ammissione alle finali (un minimo A capace di portare direttamente in finale, ed un minimo B che costringa alla fase di qualificazione, da effettuarsi in sessione diversa da quella di finale) potrebbe per esempio rappresentare un valido compromesso tra l’esigenza di ammettere un numero ampio di atleti agli Assoluti, e quello di far svolgere gare dalla durata umana. E’ solo un’ipotesi, ma è bene che gli integralismi conservativi vengano messi da parte, e si cominci a pensare a come migliorare lo spettacolo dell’atletica. Preservandone, è ovvio, la magnifica ritualità. m.s. Nella foto, Fabrizio Donato in azione a Torino (Petrucci/FIDAL) File allegati:
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