Balicco: "Vogliamo riprenderci la Coppa del Mondo"
E’una stagione per certi versi strana, quella che attende la corsa in montagna italiana. Per la prima volta si gareggia senza portarsi appresso il pesante fardello dell’imbattibilità. Si penserebbe che uno si senta più libero, sollevato da questo, invece non è così, c’è anzi nell’aria una straordinaria voglia di rivalsa che il responsabile azzurro del settore Raimondo Balicco esprime subito: “Vogliamo riprenderci quello che ci è stato tolto sul campo, e vogliamo riprendercelo sul campo. Vorremmo che i Mondiali di Avronnaz-Saillon (Sui) del 16 settembre fossero domani, perché abbiamo i mezzi per riportare a casa la Coppa del Mondo, se tutto andrà per il verso giusto. Nel vallese si gareggerà nella specialità salita-discesa con partenza ed arrivo allo stadio, sarà un percorso molto tecnico ed adatto ai mezzi degli atleti italiani”. La Coppa sarà naturalmente l’ultimo atto di una stagione che si preannuncia lunga e faticosa. Tutti gli atleti sono già al lavoro, molti di loro si stanno dedicando al cross e alcuni competeranno anche l’11 febbraio a Modena ai Campionato Societari. Poi a fine marzo ci sarà il primo raduno: “Sarà un momento fondamentale per impostare la stagione, una settimana per allenarsi e parlare a lungo con gli atleti su come intendono lavorare nell’arco dell’anno, perché seguirli solo per telefono è un po’ poco. Convocheremo tutti i migliori, sarà un raduno allargato”. - Prima dei Mondiali ci saranno da onorare gli Europei dell’8 luglio a Cauterets, nei Pirenei francesi… - Sarà una gara di sola salita, molto impegnativa, alla quale parteciperanno la squadra maschile e femminile assolute. A dir la verità l’Eaa ha lanciato quest’anno un Criterium per le rappresentative juniores, preambolo al futuro inserimento della categoria nel programma ufficiale degli Europei, ma dobbiamo verificare se è opportuno o meno partecipare, anche in base alla disponibilità degli organizzatori e al percorso che hanno loro. - Come va il ricambio generazionale? - Nei maschi abbiamo più alternative, fra le donne ci sono meno elementi disposti a sacrificarsi e quindi su cui scegliere, il rinnovamento è molto più problematico. In campo maschile come salita-discesa abbiamo buoni ricambi, siamo invece più carenti come scalatori puri. D’altro canto la maturazione nella corsa in montagna è molto lenta, ci vuole tempo per scalare le gerarchie. Atleti validi ci sono, in campo maschile mi attendo dai fratelli Dematteis nuovi progressi, poi speriamo in Mattia Roppolo, nella riconferma di Marco Rinaldi che è entrato nella Forestale e ha dato dimostrazione di grosse capacità, e in un salto di qualità di Mauro Franchi. Fra le donne il nome di punta fra le più giovani è sicuramente quello di Alice Gaggi. - Molti atleti hanno dimostrato di emergere spesso nelle mezze maratone, il che significa che ne disputano un buon numero. Si conciliano con la vostra preparazione? - Diciamo che questo è un vecchio problema, che abbiamo affrontato e risolto convincendo i migliori nomi che la disputa di mezze maratone quando non addirittura prove sui 42,195 km deve essere fatta al di fuori della stagione della montagna, quindi a inizio aprile o, meglio ancora, da fine settembre in poi. E’ un vantaggio anche per loro perché possono sfruttare la condizione guadagnata nella corsa in montagna con semplici lavori di velocizzazione ritmica e di rifinitura. Abbiamo fatto così anche nel passato, con Milesi, Bernardini, Barbi, la Rota Gelpi, cercare di preparare la stagione tenendo d’occhio le gare su strada da effettuare in autunno. - Lo scorso anno è arrivata la tanto temuta sconfitta contro gli africani: la loro presenza è qualcosa di passeggero? - Non credo proprio, perché la Iaaf spinge su questa attività premendo sulle Federazioni continentali perché venga strutturata la stagione e vengano organizzati campionati di area. Ora li fanno sia nel Nord che nel Sud America e in Asia. E’ in crescita l’intero movimento mondiale, ormai si va stabilmente oltre le 40 Nazioni che vanno in Coppa. Contro gli africani ormai dovremo confrontarci ogni volta, ma siamo pronti. Gabriele Gentili Nella foto: il gruppo azzurro all'ultima Coppa del Mondo (archivio Fidal)
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