Brugnetti: "Ho iniziato la marcia verso Goteborg"



Il Mondiale di Helsinki è ormai lontano nel tempo ma non nella memoria. Ci sono voluti giorni, tanti, per archiviare la delusione che ha permeato il 2005 di Ivano Brugnetti, un anno così diverso da quello precedente, quello della conquista del titolo olimpico. Da una settimana Ivano si è rimesso in marcia – nel vero senso della parola – con il mirino puntato su Goteborg, sugli Europei dove vuole prendersi la sua rivincita e dimostrare che il ritiro iridato è stato solamente un episodio: “Mi sto allenando a casa, in questo periodo bisogna accumulare chilometri a ritmo lento, per riprendere confidenza con la tecnica e riabituare la muscolatura al gesto, abituarsi a stare sulle gambe. D’altronde dopo Helsinki ho sì gareggiato, ma non era un allenamento vero e proprio, né le gare le sentivo in maniera fortemente agonistica, erano più che altro un pretesto per non perdere confidenza con la marcia”. - Hai già pianificato la stagione? - Il primo raduno importante sarà a gennaio, al caldo, probabilmente in Sicilia, poi andremo in quota a marzo, ma bisogna ancora decidere la località, tra Albuquerque nel New Mexico o in Bolivia. Il primo impegno importante sarà a Tijuana per il Grand Prix. - Lo scorso anno la preparazione invernale è stata un calvario… - Fino a dicembre era stato un continuo fermarsi e ripartire, per le feste e gli impegni seguenti la vittoria di Atene. Poi è arrivata la mazzata dell’infortunio che mi ha tenuto fermo due mesi e mezzo. Un periodo fondamentale che mi è mancato. - Proprio per questo, al di là dei risultati che non sono arrivati, sorprende che tu abbia recuperato una condizione fisica invidiabile per agosto, testimoniata dalla miglior prestazione mondiale sui 10 km su pista proprio prima dell’appuntamento di Helsinki… - Il merito è della medaglia olimpica, ti dà qualcosa in più, ti permette di fare cose altrimenti impossibili. A Helsinki però ho risentito della mancanza di confronti ad alto livello che nei mesi precedenti giocoforza non avevo potuto sostenere: mi sono trovato in mezzo a 20-30 avversari che andavano alla mia stessa velocità e mi sono sentito spaesato. Con maggiore padronanza di me stesso avrei affrontato il momento della difficoltà fisica, del mal di stomaco in altra maniera. - L’appuntamento principale del 2006 sarà Goteborg e rispetto ad altri atleti si preannuncia un compito più difficile, perché se in altre specialità il Vecchio Continente arranca, nella marcia i maestri sono quasi tutti qui… - Vero, rispetto a un Mondiale cambia abbastanza poco. Non ci sarà l’ecuadoriano Perez, potrà mancare il tunisino, l’australiano di turno, ma i più forti in generale sono tutti qui. Sarà quasi un Mondiale, da onorare nel miglior modo possibile senza tralasciare in primavera la Coppa del Mondo, dove chiaramente gareggerò per la squadra ma senza disdegnare la ricerca di un piazzamento di prestigio. - Psicologicamente come esci dal 2005? - Dico la verità, un po’ scaricato. Erano anni che non prendevo un po’ di tempo per me stesso e dopo Helsinki ho scelto di staccare la spina anche per questo, di distogliere la mente dalla marcia. Ora abbiamo ripreso, queste settimane sono importantissime per ritrovare non solo il fisico o la tecnica, ma anche le motivazioni giuste. Bisogna lavorare duramente, non me lo nascondo. - Fari qualche apparizione nelle indoor? - Non lo abbiamo ancora stabilito con Antonio La Torre ma penso proprio di sì, è un passaggio quasi fondamentale: un buon test sui 5000 indoor significa fare bene una 20 o una 10km. - Come giudichi la stagione generale della marcia italiana? - Molto più positiva di quanto si pensi e non lo dico solo perché proprio dalla marcia è arrivata l’unica medaglia dei Mondiali grazie ad Alex Schwazer. Finalmente c’è stato l’atteso cambio generazionale, grazie in parte anche a quello che abbiamo fatto io ed Elisa Rigaudo nella stagione passata. Abbiamo dato uno stimolo che è stato raccolto: ora crescono nuovi talenti, dallo stesso Alex a Giorgio Rubino e tanti altri. C’è di che essere ottimisti, ma non bisogna sedersi sugli allori e continuare a lavorare. Gabriele Gentili Nella foto: Ivano Brugnetti dopo la vittoria di Atene 2004 (foto Omega/Fidal)

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