Buon compleanno Fabrizio Donato!

14 Agosto 2016

Il triplista azzurro, bronzo olimpico a Londra 2012, oggi compie 40 anni alla vigilia della sua quinta Olimpiade

di Giorgio Cimbrico

Compleanno brasiliano per Fabrizio Donato, il capitano dal volto scavato nella corteccia, il giovanotto diventato veterano andato a rimbalzare sulla quinta Olimpiade in un hop step jump che, in una parentesi che assomiglia a un’era, ha toccato Oceania, Grecia, Cina, Gran Bretagna, Sudamerica. Avrà 40 anni e un giorno quando andrà a sfidare la qualificazione, a Ferragosto (9:30 ora locale, 14:30 ora italiana) e sarà 24 ore più vecchio se… La scaramanzia invita a uno step, prego, a uno stop. Tre salti, tre continenti, cinque cerchi, cinque Giochi per una storia che parte da lontano vissuta sotto l'occhio di un uomo che è stato la guida di questa carriera infinta: il suo allenatore Roberto Pericoli.

Il 30 luglio 1976, a Montreal, Viktor Saneyev, sovietico, georgiano, in realtà appartenente alla comunità degli abkhazi, nato a Sukhumi, l’antica Colchide, meta del viaggio degli Argonauti, vince la sua terza medaglia d’oro nel salto triplo lasciando piuttosto lontano (17,29 a 16,90) Joao Carlos de Oliveira che l’anno precedente aveva strappato fragorosamente il record del mondo (17,89) al caucasico sfruttando le condizioni messicane che nel ’68 avevano sorriso a un giovane Viktor.

Quattordici giorni dopo, a Latina (ma lui è frusinate, ciociaro, e sposando Patrizia Spuri ha praticato un personalissimo Ratto della Sabina) viene al mondo Fabrizio che ha riservato - prodigioso cocktail di talento, perseveranza, volontà, capacità di non abbattersi di fronte a quelli che Amleto chiamava gli strali della sorte, entusiasmo e altri ingredienti a scelta – i suoi momenti più importanti, i suoi picchi, le sue salite al podio, quando il primo numero degli anni in uso nella nostra scattò da “1” a “2”.

E’ proprio il 2000 a trasportarlo lontano, sino a 17,60, nella prodigiosa serata del 7 giugno all’Arena napoleonica: primo Fabrizio, secondo Paolo Camossi 17,45. Il triplo è così, sostenuto, esaltato da imprevedibili congiunzioni tecniche e astrali.

Fabrizio Donato (foto Colombo/FIDAL)

E sin qui, niente di strano: Donato non ha ancora 24 anni, è nel pieno, e alle spalle ha già un lungo rimbalzare: prime tracce scovate nel ’93, quasi un quarto di secolo fa: 14,36 a meno di 17 anni: Daniele Greco, 4 anni, frequentava l’asilo; la promessa Tobia Bocchi sarebbe nato quattro anni dopo. Nel ’94 doppia il promontorio dei 15 metri; nel ’96, quello dei 16. La sera dell’Arena è un’alba e una notte. Ripercorrendo il suo diario orlato di nero, non passa le qualificazioni a Sydney, Atene, Pechino e ai Mondiali di Osaka. Piccola luce agli Europei di Baviera, quarto.

Avviato ai 33 anni, con un archivio medico consistente ma non in grado di domarlo, mette mani e piedi sugli Euroindoor di Torino 2009 e il 17,59 del Lingotto è a un cm dal vecchio acuto milanese. Apre il 2011, la stagione che conduce al 35° compleanno, con l’argento europeo e parigino, alle spalle di un Tamgho in formato da record mondiale e il 17,73 raccolto a Bercy risulta a tutt’oggi la più lunga misura saltata – sarebbe meglio dire, solcata – da una cavalletta azzurra. All’inizio dell’estate olimpica, a Helsinki, si piazza in testa l’eurocorona: 17,63 con vento oltre la norma ma altri due salti che non lasciano speranze agli avversari. E’ pronto per Londra e per la medaglia di bronzo da festeggiare tagliando, di lì a poco, il traguardo dei 36 anni. Un italiano sul podio olimpico: non capitava da Mexico ’68 e da Beppe Gentile. Ora, il Brasile di Adhemar, Prudencio, de Oliveira. Non c’è posto migliore per festeggiare i suoi magnifici 40 anni.

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