Coppa Europa, Italia uomini sul podio, donne in B
Alla fine, è un mix di sensazioni. La gioia, grande, per il bellissimo terzo posto degli uomini (non salivamo sul podio da Brema 2001); il rammarico, netto, per la retrocessione delle ragazze in First League. La Coppa Europa di Firenze (vittorie per gli uomini della Germania e le donne della Russia) passa nell’archivio azzurro così, al termine di tre giorni di gara ricchi di spunti d’interesse, e comunque tutti contraddistinti da un comune denominatore: lo spirito combattivo della squadra italiana. Il simbolo di questo discorso, è senz’altro Francesco Pignata, il giavellottista calabrese già decisivo lo scorso anno a Bydgoszcz, che a Firenze ha saputo migliorarsi fino a 81,67, abbattendo il muto degli 80 metri che inseguiva da tempo proprio nell’occasione più importante. E come i ragazzi della 4x400 (lo junior Claudio Licciardello, Edoardo Vallet, Luca Galletti ed Andrea Barberi), quarti nella staffetta del miglio in 3:01.96, crono che l’Italia non otteneva da otto anni, a sei decimi da un record italiano (3:01.37) che resiste dal 1986. Sono loro, gli atleti che oggi danno il sorriso, come già ieri Diego Fortuna, Gianni Carabelli, e tanti altri. Troppo facile parlare subito di Giuseppe Gibilisco, prodigioso nel vincere l’asta (unica vittoria italiana della manifestazione) con un eccellente 5,80. Lui, il talento più talento dell’atletica italiana, non è nuovo a questi standard. L’azzurro ha colto a Firenze quella vittoria che tutti speravano – ma che per questo non deve perdere importanza – con un 5,80 conclusivo che è anche grande misura. La gara Gibilisco l’aveva già vinta alla quota precedente, il 5,70 superato alla prima prova, limite diventato invalicabile per l’ultimo avversario, il ceco Ptacek. Lo score dice che Gibilisco ha avuto bisogno di cinque salti per vincere la gara. Le due prove a 5,40 (un primo errore sulla misura così, per mettere un po’ di pepe), le due a 5,60, e quella a 5,70. Poi, ancora due salti a 5,80 (con il secondo ovviamente valido), e tre tentativi a 5,91 per il pubblico. Sublime, pronto (come in occasione del magnifico 5,80) per cominciare a pensare ai sei metri. Magari già dal Golden Gala che tanto bene ha saputo portargli finora. La giornata azzurra di Coppa è stata un crescendo di emozioni. L’inizio, con Andrea Giaconi ha subito fatto capire che sarebbe stato un giorno di quelli positivi. L’azzurro è terzo (13.52, stagionale e minimo per i Mondiali) alle spalle del francese Ladji Doucouré, astro nascente della specialità, che fugge via e vince con un notevole 13.16. Ester Balassini comincia bene, con un primo lancio a 69,74. Si porta al comando e fa sognare. Poi però vengono fuori le altre: Skolimovska prima fa 70,87 e poi addirittura il 72,38 della miglior prestazione mondiale 2005. L’azzurra sembra non ritrovare il ritmo, e finisce, malgrado una misura sicuramente eccellente, al quarto posto. Gli 800 metri maschili, orfani di Andrea Longo, finiscono con l’ennesimo successo spagnolo nel mezzofondo (tutte le gare dagli 800 ai 5000 sono andate ai giallorossi): si impone Antonio Manuel Reina, in 1:46.11, mentre Maurizio Bobbato, pur difendendosi bene, paga lo scotto dell’emozione, perdendosi nel finale e chiudendo al sesto posto (1:47.86). Vincenza Calì è in una delle gare più difficili del programma di Coppa: si batte bene e fissa lo stagionale a 23.38 (vento –0.6), in una prova in cui la superstar Christine Arron non manca l’appuntamento con la vittoria (22.84). Piace anche Koura Kaba Fantoni, che nei 200 metri di Christian Malcolm (20.15, vento a –0.6) è quarto in 20.75, malgrado la scomoda (soprattutto per lui, che è alto più di 1,90) seconda corsia. Assunta Legnante è bravissima: il 18,42 che la piazza al terzo posto è di soli due centimetri inferiore al suo stagionale, stabilito a Cesenatico la scorsa settimana, e vale la conferma nell’élite continetale della specialità. L’anno prossimo, a Malaga, ci sarà solo la squadra maschile (le donne saranno di scena in First league, in una sede ancora da definire). Le ragazze hanno lottato, e questo deve bastare: si può anche retrocedere, se si è lottato fino in fondo, al limite delle proprie possibilità. Per gli uomini, al contrario, con il recupero di un paio di pedine nel mezzofondo (un nome: Andrea Longo) non è impensabile cominciare a progettare l’assalto alla Coppa. Trofeo che inseguiamo da 40 anni. Cioè, da sempre. m.s.
File allegati:
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