Davies e Rutherford Gran Bretagna in lungo

26 Aprile 2014

Da Tokyo a Londra: il ricordo del gallese campione olimpico nel 1964 e del neo primatista britannico, oro all'Olimpiade 2012

di Giorgio Cimbrico

L’8,51 centrato nella notte tra il 24 e il 25 aprile a Chula Vista, California, da Greg Rutherford, di gran lunga record britannico (16 cm di progresso), finisce per celebrare con qualche mese d’anticipo il mezzo secolo della vittoria olimpica di Lynn Davies, il bel gallese che trovò il suo giorno del giorni a Tokyo e, originario di una terra dove il rugby è vita e religione, finì per avere la meglio nel referendum sul più gran gesto nella storia sportiva del Principato con il Dragone. Neppure la meta, scritta in caratteri maiuscoli e segnata il 27 gennaio 1973 in All Blacks-Barbarians, di Gareth Edwards riuscì a insidiarlo. Tra altri commoventi memorabilia, al Millennium di Cardiff è conservato il telegramma che i minatori di Bridgend, la contea del Glamorghanshire da dove Lynn veniva, gli inviarono per dirgli il loro grazie. Aveva vinto il Regno Unito, d’accordo, ma soprattutto aveva vinto il piccolo, povero e orgoglioso Galles.

Gli dei del Galles mi hanno dato una mano: pioveva, faceva freddo e il vento era un trabocchetto. Insomma, con il tempo buono non ce l’avrei fatta”, riassunse Lynn quel 18 ottobre 1964, quando Ralph Boston, detto lo zio Ralph, e Igor Ter Ovanesian, detto il principe Igor, constatata la direzione in cui tirava l’aria, andarono dai giudici per convincerli a cambiare il senso di salto. Ne tornarono stringendo un pugno di mosche perché, come è piuttosto noto, i gentili giapponesi non sono dei modelli di disponibilità.

Al quinto salto, in una calma di vento, Lynn, in quel momento terzo, nel giorno dei giorni trovò il momento dei momenti, atterrò sin dove non si era mai spinto, a 8,07. Un turno dopo, Boston ebbe la sua chance e non la sfruttò.

“A occhio – raccontò Davies – mi sembrava lungo a sufficienza per battermi e così mi scappò un gesto di rammarico”. Qualcuno lo ha interpretato come scaramantico. Era 8,03 e Lynn divenne il primo prodotto di Cymru (Galles in gallese) a diventare campione olimpico. Tre giorni dopo diede una mano (anzi, una gamba, come dicono i britannici) nella 4x100 e gli venne concessa la passerella dell’ultima frazione. Great Britain and Northern Ireland, ottava. Poteva finire meglio ma lui era contento così.

E’ il caso di spendere naturalmente qualche parola anche su Greg, il “rosso volante”, campione olimpico in carica e secondo agli Europei 2006 di Goteborg, quelli della vittoria di Andrew Howe: è un atleta di gran stazza (1,88 per 87, dice la scheda) che aveva già eguagliato il record britannico (8,35) di Chris Tomlinson nell’anno dei Giochi londinesi. Greg viene da Milton Keynes, esperimento urbanistico che meritò all’agglomerato delle Midlands l’etichetta di città ideale. E’ pronipote di Jock Rutherford, tre titoli della Football Association con il Newcastle United e 11 caps per l’Inghilterra: la vocazione calcistica respirata in famiglia portò Greg a provare per le giovanili dell’Aston Villa ma l’atletica ebbe la meglio. Per fortuna.

Tra i lunghisti di pelle bianca Rutherford, 28 anni il prossimo novembre. si piazza per il momento al settimo posto, dopo l’armeno Robert Emmian 8,86, il tedesco Sebastien Bayer 8,71 indoor, il greco Louis Tsatoumas 8,68, lo spagnolo Yago Lamela 8,56 indoor, il tedesco (allora est) Lutz Dombrowski 8,54 e l’australiano Michael Watt 8,54.

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