De Nard: Italia agli Europei per una medaglia
E' l'uomo che più di ogni altro si è avvicinato a quella medaglia individuale mai vinta da un azzurro agli Europei di cross. Accadde a Thun, nel dicembre di tre anni fa, quando il bronzo restò lì, ad un solo secondo, appuntato al petto dello spagnolo Jimenez. Gabriele De Nard, quarto quella volta nel fango svizzero, non ne fa un cruccio. "Sì, è vero - dice il veneto, portacolori delle Fiamme Gialle, 30 anni compiuti il 3 novembre scorso - l'ho proprio sfiorata, quella medaglia. Ma bisogna guardare avanti, nello sport non si può vivere di ricordi o rimpianti". L'occasione per la riscossa, l'ennesima, è presto servita: domenica 12 dicembre, a Heringsdorf, in Germania, è in programma l'undicesima edizione della rassegna continentale di campestre. Ma ci si può arrivare, a vincere una medaglia individuale, o no? E' chiaro che ci proviamo sempre, ogni anno. Ma non è facile, nel cross ogni gara fa storia a sé, non è come la pista dove ad una preparazione adeguata quasi sempre fa riscontro una prestazione di buon livello. Nelle campestri, tante altre variabili incidono sul risultato, spesso vanificando quanto fatto di buono in allenamento. E come squadra, che chances abbiamo? Secondo me, nettamente superiori a quelle individuali. Sono anni che abbiamo una formazione da podio, ma non riusciamo mai a centrare l'obiettivo. Nel nostro gruppo c'è tutto: qualità, capacità tattiche, esperienza. Sì, soprattutto esperienza: del resto, siamo una squadra di ultra trentenni...un vantaggio dovremo pur averlo, o no? Come è andata la preparazione nel corso dell'inverno? Le caviglie, che mi tormentano da due stagioni, hanno continuato a darmi dei problemi. Certo, ora le cose vanno meglio: riesco ad allenarmi regolarmente, e a sinistra non ho più dolore. A destra qualcosa persiste, a tal punto che, dopo aver fatto una risonanza magnetica in questi giorni, deciderò se intervenire chirurgicamente per ridurre uno sperone osseo. In ogni caso, e se non interverranno fatti nuovi, tutto ciò avverrà alla fine della stagione invernale. Vuoi dire che per Heringsdorf non dobbiamo contare troppo su di te? No, non intendevo questo. La preparazione è andata bene, ed anche i riscontri agonistici lo confermano. Prima di Cossato (dove è arrivato secondo, ndr), ho corso anche a Cuneo, come faccio ogni anno. Il tempo conclusivo, vicino al mio personale su quel tracciato, mi dice che le condizioni generali sono buone. E non potrebbe che essere così. Con il mio allenatore, Andrea Bartoli, abbiamo lavorato sodo: prima, in settembre, due settimane a Predazzo, per la forza generale; poi, due settimane al mese di lavoro in pineta, a Ostia (nei pressi di Roma). Che garà sarà quella degli Europei? Dipenderà tutto dal percorso, come sempre. Non ho ancora informazioni certe, ma da quanto mi hanno detto, so che sarà molto duro. Io mi auguro che sia anche fangoso, ovvero che ci siano condizioni estreme, quelle che piacciono a me. Anche gli altri componenti la squadra, Pusterla, De Nard, Gamba, in passato hanno fatto bene su tracciati dove la selezione è feroce. Marco Sicari
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