Di Martino sei mesi dopo
16 Gennaio 2013Il 25 gennaio saranno passati sei mesi esatti. Antonietta Di Martino, argento mondiale indoor appena 11 mesi fa a Istanbul, l'Olimpiade mancata per infortunio a pesare come un macigno, attende il traguardo senza ansia apparente. Ma è chiaro che lo snodo è di quelli importanti. Allo scadere del termine, si chiuderà il periodo indicato dal professor Pier Paolo Mariani (che l’ha operata al ginocchio sinistro, dopo la rottura della radice del menisco posteriore, il 25 luglio dello scorso anno) per cominciare a premere un po’ più a fondo sull’acceleratore. E si vede lontano un miglio che la “tigre” di Cava de' Tirreni ha voglia di tornare a graffiare. “Come sto? Eh, bella domanda - ride - abbastanza bene, anzi, molto bene, se devo rispondere come persona. Da atleta, certo, qualche problemino c’è ancora. Ho dei fastidi, che talvolta diventano piccoli dolori, ma credo sia normale dopo il tipo di intervento che ho subito in luglio: 43 minuti per riattaccare il menisco, fissare gli ancoraggi, preparare il tunnel... Ora riesco a correre, a balzare, e ho cominciato, con cautela, anche a staccare, prima in buca, poi sui sacconi. Una gioia. Al termine dei sei mesi, se tutto sarà andato come previsto, potrò passare ad effettuare delle leggere torsioni. Qualcosa di più vicino ad uno stacco del salto in alto”.
E’ sempre Mariani a seguirla?
“No, lo ha fatto in una prima fase, fino a dicembre scorso. Adesso si informa regolarmente, ma ha fatto in modo che cominciasse a seguirmi un ortopedico a casa. Io mi sono affidata a Vittorino Testa, che mi visiterà a nuovamente tra pochi giorni. Da questo controllo potrò capire se e quanto potrò spingermi oltre”.
Ci sono già degli obiettivi chiari, un percorso di rientro?
“No, è ancora troppo presto. Non ho elementi nemmeno per immaginare.
Diciamo che posso sperare, sì, e quello lo faccio regolarmente. Così come non ho mai smesso di lavorare per recuperare. Tutti i giorni, fin da quello successivo all’intervento, sempre seguita da mio marito, Massimiliano Di Matteo. Prima solo riabilitazione, poi un mix di terapia e allenamento, seppure in forma blanda ed evitando tutta una serie di movimenti pericolosi”.
Come si svolge la giornata?
“Mi alleno e faccio terapia tra Cava e Salerno. Dopo la visita da Mariani del 4 settembre, ho cominciato a camminare ed è partita la fase della preparazione in piscina, ad Angri, al Centro Olimpia. Lavoro in acqua, lavoro a secco, e via di nuovo. Ci sono state fasi difficili, come quando ho dovuto recuperare la piena funzionalità dell’articolazione: che dolori, mamma mia! Ma ora sono oltre, con la testa sono già molto più sull’atletica”.
Che 2013 sarà per l’Antonietta Di Martino atleta?
“Ripeto, per ora posso solo sperare. Diciamo che questa sarà una stagione di recupero, il vero rientro, se tutto andrà bene, sarà nel 2014, e forse il primo vero obiettivo l’Europeo outdoor di Zurigo. Mi auguro di riuscire a fare una gara quest’estate, ma andrò in pedana solo se sarò sicura di stare bene. Non posso permettermi di rischiare, accelerare i tempi non servirebbe a nulla”.
Il passato è passato, si dice. Ma guardare al 2012, fa pensare qualcosa in particolare?
“Adesso, a qualche mese di distanza, il rammarico si è attenuato. Se penso ai Giochi di Londra, o se mi capita di vedere qualche immagine collegata all’Olimpiade, magari anche le foto pubblicitarie che avevo fatto, mi dispiace, certo, ma non mi fa più rabbia. Non penso alla medaglia che non ho vinto, mi infastidisce solo non essere riuscita nemmeno a provarci. E comunque, sì, è vero, il passato è passato. Bisogna guardare avanti. E’ quello che sto facendo. Giorno dopo giorno”.
m.s.
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