Di Molfetta: "Sogno 8 azzurri in finale ai Mondial
Quando si parla di lanci in chiave italiana, se ne parla quasi sempre in chiave rosa. E’ un dato di fatto, d’altronde la differenza fra i due settori, femminile e maschile, a livello internazionale è marcata, abbiamo un corposo numero di atlete che hanno ormai un pedigree di assoluto rispetto mentre fatichiamo a trovare atleti di spessore. Va però detto che nel corso delle ultime stagioni il progresso generale è visibile, tanto che il lavoro di Domenico Di Molfetta e del suo staff è spesso portato ad esempio. Nell’approccio con il 2007, il responsabile tecnico del settore mette le mani avanti: “Le aspettative sono tante ma a me non piace mai parlare di medaglie. Io mi aspetto dal gruppo quello che mi aspettavo negli anni scorsi, ossia un’accentuata competitività nelle grandi manifestazioni indipendentemente dal risultato. Voglio vedere la capacità di esaltarsi nel grande evento, andare almeno vicino al personale, essere protagonisti, questi sono gli aspetti su cui stiamo lavorando”. - Negli ultimi anni si è creata una certa disparità fra settore maschile e femminile a favore di quest’ultimo. Il divario è in via di diminuzione? - Ci si sta lavorando, ma credo che il 2007 sarà ancora colorato di rosa, come risultati di livello internazionale sono le donne che possono ambire a maggiori traguardi, a livello maschile abbiamo un discreto gruppo ma dobbiamo aspettare il ricambio generazionale. - Che cosa vi aspettate dalle nuove generazioni? - Con i giovani nel nostro settore abbiamo lavorato bene, ma nei lanci bisogna dare tempo al tempo per ambire ad essere protagonisti in eventi mondiali, bisogna attendere che crescano. Tra le promesse abbiamo un buon gruppo di giovani che possono dare buoni risultati agli Europei, ma il buon risultato va inteso come finale, perché il gotha è in Europa. Sicuramente nel martello ci sono la Salis e la Gibilisco che speriamo sia in piena attività quest’anno, possono essere due elementi importanti per il movimento, poi il gruppo dei discoboli con Di Marco e Faloci, ragazzi che chiaramente stanno crescendo, essendo già intorno ai 60 metri, è una misura di tutto rilievo. Botti che si è ben comportato fra gli juniores, come anche Rocchi. Poi c’è il gruppo del Progetto Talento dove ci vuole tempo perché crescano, ma possono essere il serbatoio per il futuro: chi ad esempio può ambire alla finale degli Europei Juniores è la Apostolico, speriamo inoltre che si recuperi al più presto anche Gottardo fermo per intervento alla spalla. - Quali sono le specialità che stanno meglio e quelle dove c’è più da lavorare? - Bisogna dividere fra maschile e femminile, ci sono differenze notevoli: il peso femminile e il martello godono di buona salute, il contraltare è il peso maschile dove stiamo ricostruendo con i giovani che speriamo riescano a far rinascere una specialità che si è letteralmente affossata ed è in questo momento la più deficitaria. Una specialità che ha bisogno di tanto lavoro con i giovani attraverso scelte diverse per i prossimi anni, individuando due-tre persone su cui puntare è il giavellotto maschile. - A livello internazionale la concorrenza è cresciuta? - Diciamo che è stabile, con pochi progressi salvo il martello femminile che è in netta crescita perché è una specialità giovane, dove penso che in capo a un paio d’anni si arriverà agli 80 metri. Resta però il fatto che le grandi manifestazioni sono un caso a parte, essendo soggette a molte variabili: ad esempio nel giavellotto femminile la Bani nel 2005 con 62,80 è stata quinta ai Mondiali, nel 2006 si andava a medaglia agli Europei con la stessa misura e contro le stesse avversarie salvo la cubana Menendez. Questo perché ogni gara viene influenzata da mille fattori come il clima, l’andamento stagionale, etc. - Che cosa l’accontenterebbe ai Mondiali di Osaka? - Mi accontenterei che gli atleti che porteremo, che saranno scelti in base al loro risultato siano il più possibile competitivi, dimostrino di lottare fino alla fine andando in pista con la giusta mentalità senza aver paura di nessuno e sapendo che in gara può succedere di tutto. L’ideale sarebbe portare 8 persone tutte in finale, sarebbe come una medaglia. Gabriele Gentili Nella foto: Clarissa Claretti, finalista ai Mondiali 2005 ed Europei 2006 (foto Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)
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