E sono 40 anni dal crollo del Palazzone

17 Gennaio 2025

Sembra ieri, invece sono passati già 10 anni. Anzi 40. Insomma, gli anniversari della "nevicata dell'85" si susseguono periodicamente e così, ciclicamente torniamo a parlare del crollo del "Palazzone" di San Siro.
Per chi non c'era ancora, ma anche per chi c'era già, ricordiamo che il Palazzone era il Palasport di Milano, zona San Siro, dove per 9 anni si giocò a basket e si fece atletica indoor, compresi due Campionati Europei.
Tutto questo fino al 17 gennaio del 1985, quando l'eccezionale quantità di neve accumulata sul tetto piatto del palazzetto causò il crollo della struttura, che non venne mai più ricostruita. Nel frattempo è crollato anche il sogno di avere almeno un "pistino" al Centro sportivo XXV Aprile, lì fermo, mai aperto e chiuso da anni, in attesa di morte naturale per manifesta inutilizzabilità. 
E dal 2025 è tutto. Rileggiamo quanto già scritto 10 anni fa: è ancora di splendida, tragica attualità.

Sincronizzate gli orologi e la memoria. In questo sabato 17 gennaio 2015, quando a Milano si alternano pioggia e sole che non ci si sa come vestire, oggi ricorre il triste e squallido trentesimo anniversario del crollo, causa nevicata apocalittica, del Palasport di San Siro, il "Palazzone" che per 9 anni fu capitale dello sport meneghino al coperto. La tristezza viene dall'aver perduto un polo sportivo in grado di accogliere e calamitare migliaia di spettatori. Lo squallore è invece nel constatare che, tre decadi dopo, Milano non ha mai più colmato quel buco e il Palazzone, a San Siro, non è più risorto.

Sotto la nevicata del 1985 crollò anche la nostra atletica indoor, nostra milanese, che aveva vissuto il suo apice in due Campionati europei indoor, nel 1978 e nel 1982, con tanto di record del mondo di salto in alto (il ventralista Vladimir Yaschenko con 2.35 nel '78) e le vittorie di Pietro Mennea e Sara Simeoni. In mezzo tanti meeting, il record mondiale di Carlo Grippo negli 800 metri (1:46.37), gare e allenamenti per tutta l'atletica milanese e non. Dopo quel 17 gennaio, Milano salutò definitivamente l'attività al coperto.

Allora la sua pista con l'anello a 4 corsie rosse in legno cominciò a girare in cerca di casa, anzi di un tetto. Finì a Lodi in un linificio dismesso (nei primissimi '90) dove si andava far allenamenti e a correre i campionati regionali; poi emigrò a Castellanza (Va) in un padiglione gelido che però seppe ritagliarsi qualche campionato nazionale junior e promesse sul finire degli anni '90. Poi sparì.

E insieme alla gloriosa pista milanese è sparita quasi tutta l'atletica indoor che invece era florida dalle nostre parti, dagli anni '70 ai primi 2000. Si poteva correre al coperto a Torino, risorta una tantum per gli Europei del 2009 (ma era la pista genovese). Si correva tantissimo a Genova, con tanto di Campionati Europei nel 1992 dove nei 400 metri fu secondo il nostro, milanesissimo Andrea Nuti. Oggi Genova funziona a singhiozzo, nella speranza che le inondazioni finiscano e possa tornare a essere la capitale dell'atletica con le curve sopraelevate. C'era posto pure a Verona negli anni '90, anello a 4 corsie ospitato in un padiglione della fiera scaligera.

Oggi, e ringraziamo il cielo (non quello che manda la neve), abbiamo il palazzetto di Padova, bello come una bomboniera ma grande come un confetto. Che però pare un gigante a confronto dei lillipuziani Saronno, Bergamo e Castenedolo, le uniche palestre-corridoio dove l'atletica lombarda (e molta del nord Italia) si ritrova per correre veloce i 60 metri o al massimo saltare.

A proposito di saltare. Questo pomeriggio a Saronno (che quasi Milano è, prefisso 02) è in programma una gara indoor di lungo femminile. Una settantina le iscritte, 3 gruppi, con quello delle migliori che entrerà in gara alle 20.30. Quando si dice un sabato sera sportivo. E' da questi numeri che si vede quanto stia stretta l'atletica milanese e lombarda al chiuso. E la colpa è tutta di quella nevicata di 30 anni fa. Solo colpa sua, giusto?

Davide Viganò
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