EUROINDOOR: BORGA QUARTA CON LA STAFFETTA, ARGENTO TAMBERI, BRONZO DAL MOLIN

07 Marzo 2021

euroindoor borga quarta con la staffetta argento tamberi bronzo dal molin

Una gara incredibile, tra due atleti straordinari. Uno spot per l'atletica, agli Europei indoor nell'alto. Ma purtroppo, senza lieto fine per Gianmarco Tamberi. O meglio, con un lieto fine a metà. Il marchigiano, da gennaio tesserato per una società trevigiana, ATL-Etica San Vendemiano, è secondo a Torun, medaglia d'argento, malgrado i 2.35 superati in maniera limpida, perché Maksim Nedasekau, in un crescendo di emozioni, piazza la stoccata vincente all'ultima prova a disposizione, superando i 2.37 che gli garantiscono l'oro. Una vera e propria altalena in testa, con Tamberi che guida fino a 2.31, e il bielorusso che si accende solo oltre quella quota, dopo aver faticato anche su quelle più basse. “È stata una finale europea - commenta Tamberi - che vale quanto una finale olimpica. Se alle Olimpiadi arriverò secondo non uscirò soddisfatto, come non lo sono qui, e rimane un po’ l’amaro perché avrei voluto una medaglia diversa al collo. Ma è difficile avere rimpianti quando si salta 2,35 che è una misura con cui di solito si porta a casa tutto, non oggi. Però sono quasi più contento di essermi messo alla prova in una gara così difficile, con un avversario che ha saltato così in alto, piuttosto che in una finale come quella di due anni fa quando ho vinto con 2.32”. C’è un lato positivo da guardare, riflette Gimbo: “Avevo bisogno di confrontarmi di nuovo ad altissimi livelli, perché erano anni che non lo facevo. Bene così, male che l’ho persa, ma si impara sempre. Se devo capire dove migliorare, mi sento ancora un po’ spaesato a queste misure perché è da tempo che non le vedo più, quindi ogni tanto faccio una rincorsa diversa dall’altra. Ma ho fatto buoni salti con l’asticella alta. Nelle ultime tre gare ho chiuso con 2.34 e due volte 2.35, è un bell’andare”.

Ancora una medaglia per l’Italia agli Europei indoor di Torun, in Polonia. È il bronzo di Paolo Dal Molin nei 60 ostacoli, di nuovo sul podio dopo l’argento di otto anni fa. L’azzurro, d’origine bellunese per parte di padre e tesserato per le Fiamme Oro Padova, si esprime al massimo in finale: con 7”56 arriva a un solo centesimo dal primato stagionale, a cinque dal suo record italiano. Trova un’ottima partenza, quindi colpisce la seconda barriera ma riesce a mantenere un’azione efficace. Nella fase centrale della gara viene affiancato e superato da due imprendibili avversari: il francese Wilhem Belocian, all’oro in 7”42 (quarto europeo di sempre), e l’iridato britannico Andy Pozzi, sconfitto con 7”43. Poi è netto il terzo posto di Dal Molin, che si butta bene sul traguardo, con quattro centesimi di vantaggio sullo spagnolo Asier Martinez (7”60). “Sì, finalmente sono tornato. Oggi possiamo dirlo”, le parole di Paolo Dal Molin, con la bandiera tricolore sulle spalle e una medaglia di bronzo da tenere stretta. “Ho aspettato tanto questo momento ed è una ripartenza. È stata una gara solida, non mi sembra di aver fatto errori grossolani, soltanto mi sono un po’ addormentato dopo il primo ostacolo. Mi capita troppo spesso, purtroppo. Ma veder rientrare Andy Pozzi mi ha riacceso e da lì ho capito che dovevo dar tutto. Come sono tornato? Finché non tiro fuori quello che valgo non mi tiro indietro, non mollo, a costo di patire le pene dell’inferno. È l’anno olimpico e uscire dalla stagione indoor in questa condizione, anche fisica, significa potermi esprimere all’aperto sui tempi che penso di valere”.

A proposito di Fiamme Oro e di ostacoli. Detto dell’eliminazione in semifinale di Hassane Fofana (7”75), si conferma Luminosa Bogliolo. Nei 60 ostacoli è sesta in 7”99, record personale eguagliato, e ripete così lo stesso crono della semifinale. Poche ore dopo aver abbattuto per la prima volta il muro degli otto secondi, la 25enne ligure delle Fiamme Oro affronta la sua prima finale internazionale a livello assoluto, per ribadire la sua solidità agonistica.

Chi lo avrebbe detto? Quella che alla vigilia era stata presentata come “staffetta B” stupisce a Torun con il quarto posto ma soprattutto con il record italiano, infranto di oltre un secondo, in una prova tutta determinazione, coraggio e lucidità della veneziana Rebecca Borga, oltre che di Alice Mangione, Eleonora Marchiando ed Eloisa Coiro. È la nuova generazione di staffettiste azzurre, nessuna delle quali aveva - per esempio - gareggiato ai Mondiali di Doha oppure alle World Relays di Yokohama. Il tempo: 3’30”32. Un crono che rispecchia la maturazione di queste quattro staffettiste, tutte al primato personale nella prova individuale nelle settimane scorse. Sgretolato il 3’31”55 di tre anni fa con cui Lukudo, Folorunso, Bazzoni e Spacca furono quinte ai Mondiali indoor di Birmingham. L’Olanda trascinata da una Femke Bol superlativa è imprendibile in 3’27”15 e prevale nella contesa finale con la Gran Bretagna (3’28”20). Ma soprattutto a partire da metà gara l’Italia risale, ricuce sulle posizioni da podio, fino ai quattrocento metri finali della Coiro che addirittura arriva a insidiare il bronzo della Polonia (3’29”94). C’è abbondanza. C’è futuro.



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