Eugene: brilla Sabbatini, missile Thompson 10.54

21 Agosto 2021

In Diamond League l’azzurra si conferma nei 1500 con 4:04.55 (decima). Meeting da urlo: la giamaicana a 5 centesimi dal record del mondo dei 100, Lyles 19.52 nei 200, Crouser 23,15 nel peso

Strepitosi risultati a Eugene, in Oregon (Usa), nell’ottava tappa della Wanda Diamond League. Dopo le Olimpiadi, il massimo circuito di meeting riparte con una serie di formidabili prestazioni. In chiave azzurra, si conferma a ottimi livelli Gaia Sabbatini che corre in 4:04.55 nei 1500 metri, a un paio di secondi dal personale della semifinale di Tokyo con cui è diventata la seconda italiana di sempre. La campionessa europea under 23 coglie il terzo tempo in carriera e si piazza decima, rincorrendo un gruppo che viaggia fortissimo ma recuperando tre posizioni nel finale. Imprendibile l’olimpionica keniana Faith Kipyegon, padrona della gara in 3:53.23 a un soffio dal suo primato, per fare il vuoto dietro di sé: l’australiana Linden Hall (3:59.73) e l’americana Josette Norris (4:00.07) sono le meno distanti, affonda la britannica d’argento Laura Muir, dodicesima in 4:05.92. “Gara difficile, con passaggi davvero veloci - commenta la 22enne teramana delle Fiamme Azzurre - ma sono piuttosto contenta del risultato e di essermi confermata correndo sui miei tempi dopo le Olimpiadi, che erano l’obiettivo dell’anno. Adesso penso alla prossima: probabilmente giovedì a Losanna, per rimettermi in gioco di nuovo in Diamond League”.

THOMPSON BOOM - Sensazionale la volata nei 100 della giamaicana Elaine Thompson-Herah in 10.54 (+0.9), a soli cinque centesimi dal primato mondiale di Florence Griffith-Joyner datato 1988. Trema un record che sembrava inavvicinabile. La regina dello sprint (doppio oro 100-200, a Tokyo come a Rio) migliora il già fenomenale 10.61 timbrato in Giappone: una saetta al Prefontaine Classic, sulla pista dello stadio di Hayward Field rinnovato in vista dei Mondiali 2022. Ancora sconfitte le connazionali Shelly-Ann Fraser-Pryce (10.73) e Shericka Jackson (10.76 pareggiando il personale), comunque eccellenti, e mai in gara Sha’Carri Richardson (nona in 11.14), la grande assente dei Giochi.

DALLAVALLE QUINTO - Nel triplo chiude quinto Andrea Dallavalle: il piacentino delle Fiamme Gialle, nono a Tokyo e oro continentale U23, atterra a 16,80 ventoso (+2.5) e 16,79 regolare (+0.9). “Esperienza bellissima - le parole dell’azzurro - in pedana per un’altra volta con i più forti campioni ed è stato pazzesco rivedere gli spettatori allo stadio, c’era un sacco di tifo. Una buona conclusione di un’ottima annata. Peccato per il primo salto, intorno ai 16,90 ma nullo di poco, ma sono abbastanza soddisfatto. All’ultima gara della stagione non potevo chiedere troppo. Lo stadio è meraviglioso, l’atmosfera ancora di più, e spero di tornarci l’anno prossimo per i Mondiali”. Per entrare nei primi tre, che si disputano la vittoria con l’ultimo decisivo salto, ci vogliono i 17 metri. La misura più lunga arriva proprio al termine della gara, il 17,63 (+0.2) dell’olimpionico portoghese Pedro Pablo Pichardo davanti a Hugues Fabrice Zango (Burkina Faso), in finale 17,08 (+0.5) dopo un 17,12 (+0.9), e allo statunitense Donald Scott, 16,96 (+0.2), che si era qualificato con 17,03 (+0.4). Non decolla nell’alto Alessia Trost (Fiamme Gialle), sesta con 1,83 al primo tentativo, per poi commettere tre errori a 1,87 mentre aveva aperto con 1,79 alla seconda. Al sesto salto di spareggio (1,94) l’ucraina Iryna Gerashchenko spezza l’equilibrio con Vashti Cunningham, dopo che entrambe si erano trovate al comando con 1,98. Nel pre-meeting della vigilia, 4:12.30 per Federica Del Buono (Carabinieri) sui 1500 metri.

LYLES 19.52 - Tante rivincite dopo le Olimpiadi. Fantastico nei 200 il campione mondiale Noah Lyles in 19.52 (+1.5), “world lead” a due centesimi dal personale, con un tempo che gli avrebbe dato il successo a Tokyo dove invece è arrivato terzo. Battuto l’argento a cinque cerchi Kenny Bednarek (19.80), terzo il fratello Josephus Lyles che si migliora con 20.03. Si vola nei 3000 siepi: Norah Jeruto, che ai Giochi non c’era, con 8:53.65 sale al terzo posto di sempre al mondo. La keniana prende il largo a due giri dalla fine ma è strabiliante anche Courtney Frerichs, argento a Tokyo, per firmare il record americano in 8:57.77, quarta di ogni epoca (lontana la campionessa olimpica, l’ugandese Peruth Chemutai, settima in 9:10.87). Troppo vento a favore nei 100 maschili (+2.9) ma in ogni caso superlativo il 9.74 del canadese André de Grasse, olimpionico dei 200, che stavolta precede lo statunitense Fred Kerley (9.78): erano stati rispettivamente terzo e secondo nella finale olimpica dominata dall’azzurro Marcell Jacobs. Continua a entusiasmare il fuoriclasse norvegese Jakob Ingebrigtsen con 3:47.24 nel miglio, secondo europeo della storia, per inserirsi tra due leggende britanniche: alle spalle di Steve Cram (3:46.32) ma davanti a Sebastian Coe (3:47.33).

CROUSER, ANCORA +23 - Chi si conferma è Ryan Crouser nel peso, irrefrenabile sovrano della specialità con una bordata a 23,15. Adesso portano il suo nome le prime tre prestazioni mondiali di sempre, tutte ottenute quest’anno: ha fatto meglio solo con il record di 23,37 nei Trials di fine giugno, proprio a Eugene, e il 23,30 di Tokyo. E anche Athing Mu, straordinario talento degli 800 metri al femminile: un altro progresso in 1:55.04 (ottava alltime) della 19enne statunitense. La sfida tra campioni olimpici del mezzofondo si gioca in campo neutro, sulle 2 miglia, con la vittoria dell’oro dei 5000 nei confronti di quello dei 10.000: l’ugandese Joshua Cheptegei (8:09.55) prevale sull’etiope Selemon Barega (8:09.82). Vince per distacco nei 400 ostacoli Dalilah Muhammad, che parte a tutta velocità e cede qualcosa nel finale, ma è di gran valore il suo 52.77 con cui sbaraglia la concorrenza di Shamier Little (53.79) e della panamense Gianna Woodruff (54.20 per il record sudamericano). È la svizzera Mujinga Kambundji, doppia finalista olimpica dello sprint, a imporsi nei 200 in 22.06 con un soffio di Eolo oltre il consentito (+2.4): tra le vittime illustri, il bronzo olimpico Gabby Thomas (Usa, 22.10) e l’iridata britannica Dina Asher-Smith (22.18). Tra gli uomini negli 800 invece il canadese Marco Arop, che era uscito in semifinale, con 1:44.51 piega i keniani Ferguson Rotich (1:45.02) ed Emmanuel Korir (1:45.05), argento e oro in Giappone. Nell’asta è ancora Katie Nageotte (Usa) a dettare legge con 4,82 al terzo e ultimo salto, per raddrizzare la gara e aver ragione della britannica Holly Bradshaw (4,72).

l.c.

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