Europei, le emozioni azzurre
Una bandiera tricolore attraversata dalla scritta "Daje". Sembra un fazzoletto addosso a Nicola Vizzoni e stasera non può davvero bastare a contenere tutta la sua gioia: "Oggi non avevo nulla da perdere, ma dovevo solo lanciare lontano. Quando il mio tecnico Riccardo Ceccarini quest'anno mi diceva che dovevo andare a Barcellona per vincere una medaglia agli Europei, pensavo che scherzasse. Invece è andata proprio come diceva lui. Ed oggi quando all'ultimo lancio mi sono visto sorpassato, ho solo ripetuto a me stesso "O la va o la spacca". Era da un anno che non superavo i 79 metri, in queste ultime stagioni sono rinato e tornato competitivo. Oggi, oltre a quella per questo risultato anche l'emozione di vedere per la prima volta in tutto questo tempo, mia madre Elvia in tribuna a farmi il tifo insieme ad i miei amici. Questo argento lo dedico a loro, al mio allenatore, alle Fiamme Gialle e a tutta la mia famiglia. Non hanno mai smesso di credere in me. Un pensiero anche a mio zio che è mancato lo scorso anno. Viveva in Francia ed ogni volta che sapeva che gareggiavo da qualche parte correva a comprare il giornale per leggere come era andata. Tra Pietrasanta e Livorno insieme al mio tecnico abbiamo creato, con impegno e tanti sacrifici, un bel gruppo di giovani lanciatori, il Team Hammer Throw, da cui viene anche la martellista Elisa Magni, settima ai recenti Mondiali Juniores di Moncton. Insomma, il martello va forte in Toscana!"
Di ritorno dalla finalissima dei 100 metri, Emanuele Di Gregorio non ha molto da recriminarsi: "E' un settimo posto che vale oro per me. Penso di aver rimarcato così quanto di buono avevo fatto vedere l'anno scorso con il bronzo agli Euroindoor. In finale oggi la stanchezza ha presentato il conto e mi sono fatto un po' sorprendere allo sparo. So di aver dato tutto in semifinale e sono contentissimo per questo. Speriamo che il problema di Collio non sia nulal di grave. Siamo un quartetto rodato ormai e contiamo su di lui per la 4x100".
La delusione traspare nello sguardo di Manuela Gentili, al termine della semifinale sui 400hs: "Mi dispiace che il mio primo Europeo finisca qui e così. In gara avevo la ritmica giusta, ma mi è mancata la fluidità e ho finito per indurirmi. Avrei voluto fare meglio, era venuta qui per questo e ritoccando il mio primato personale forse la finale non sarebbe rimasta solo un sogno. Qui a Barcellona è stata per me un'esperienza bellissima, il traguardo che negli ultimi dieci mesi mi ha dato la forza e la voglia di lavorare duro per raggiungerlo".
Dopo il passaggio nella finale dei 100, Emanuele Di Gregorio sa di aver fatto tutto quello che doveva: "Ho fatto la stessa gara di ieri, ma nel lanciato ho messo molta più spinta. 10.17 contro 1.2 di vento è un bel risultato. Ci ho creduto, quest'anno dai 60 metri in poi ho trovato una nuova fluidità di corsa. Aspettiamo la finale". Simone Collio arriva oltre il traguardo con una smorfia in viso e una mano stretta sul fianco destro. Deve aspettare ancora l'esito della terza semifinale per sapere se tornerà ancora sui blocchi. "Ho sentito un dolore già al terzo appoggio, ma dovevo assolutamente arrivare al traguardo. Credo che non sia nulla di grave". Il sorriso gli torna quando, poco dopo, scopre che anche lui sarà al via della finalissima, obbiettivo mancato, invece, per l'altro finanziere Fabio Cerutti che sfila via senza parlare con il volto scuro e carico di rabbia.
Soddisfatto, soprattutto, per essere tornato ad esprimersi su certi livelli è il recordman nazionale del giro di pista Andrea Barberi: "E' vero, forse, avrei potuto dare ancora di più. Non ho distribuito in maniera ottimale, ma dopo due stagioni tormentate da problemi tendinei lontano dalle grandi manifestazioni, mi sento finalmente ritrovato. E sento di poter fare ancora meglio di questo". Marco Vistalli si presenta in zona mista con la bocca arsa dalla fatica e dalla sete, un sorso d'acqua e poi può dare voce alla sua emozione: "Sono contentissimo - racconta il poliziotto bergamasco - un miglioramento così importante mi dà grande gioia. Ci contavo. Peccato solo non aver corso in terza batteria, con un tempo così sarei in finale! Sto bene e ho risolto l'infiammazione ai tendini che mi aveva disturbato qualche tempo fa. Ringrazio il mio tecnico Alberto Barbera, le Fiamme Oro e l'Atletica Bergamo dove sono cresciuto io e anche Marta Milani. Averla vista andare in finale è stato uno stimolo in più per andare forte. Non volevo essere da meno. Ora dobbiamo concentrarci tutti sulla 4x400".
Non manca la risposta pronta alla quattrocentista bergamasca Marta Milani: "Ho rischiato tutto ed è andata bene - racconta con gli occhi che le brillano l'atleta dell'Esercito - Mi sono buttata fino in fondo per rimanere attaccata a quel centesimo che è poi stato fondamentale. Sul rettilineo quasi non ce la facevo più, sentivo il vento in faccia, ma ho stretto i denti. E' la prima volta che due quattrocentiste azzurre arrivano in una finale europea e sono contenta di essere io una di quelle due. Ma voglio pensarci solo tra due giorni. Questo significa che possiamo dire la nostra anche nella 4x400 dove ognuna di noi dovrà mettere in pista tutto il cuore e le energie che ha dentro". Poche parole per la primatista italiana Libania Grenot che rende così l'istantanea dei suoi 400 metri: "Ho controllato bene e dato il 95% di quello che avevo. Gli ossi duri in finale saranno le russe, ma noi possiamo far bene anche con la staffetta".
Alessio Giovannini
Nella foto in alto, lo sprinter Emanuele Di Gregorio; in quella in basso il quattrocentista Marco Vistalli (Giancarlo Colombo/FIDAL)
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