Fabrizio Donato ai saluti: il grazie dell'atletica
06 Agosto 2021E poi, arriva il momento di dire basta. Lo ha fatto, con un video dalla chiusura molto emozionante, anche il capitano di mille battaglie azzurre, Fabrizio Donato, a pochi giorni dal quarantacinquesimo compleanno, nel momento più bello vissuto dalla sua amata atletica da decenni a questa parte. Difficile racchiudere in un testo la carriera di questo straordinario campione, esempio in pedana e nella vita quotidiana, punto di riferimento di tanti ragazzi cresciuti al suo fianco nell’atletica. E allora, si può partire dai numeri della carriera sportiva, almeno per tracciare un perimetro razionale in un racconto che non potrà che essere soprattutto emozionale: la medaglia di bronzo olimpica di Londra 2012 (alla quarta delle sue cinque esperienze a cinque cerchi), il titolo europeo outdoor dello stesso anno a Helsinki, il titolo europeo indoor a Torino 2009 (con l’argento colto due anni dopo a Parigi, e nel 2017 a Belgrado), le 47 maglie azzurre, i 23 titoli italiani assoluti tra indoor e outdoor (e al coperto, uno spazio di vent’anni tra il primo e l’ultimo, dal 1998 al 2018…), i record italiani assoluti outdoor (17,60, nella indimenticabile serata della Notturna di Milano 2000) e indoor (17,73, coinciso con l’argento europeo, quando costrinse il francese Tamgho al record del mondo per batterlo). Elementi di una carriera lunga e ricca di momenti di gioia. Ovviamente alternati a fasi di insuccesso e dolore.
Seguito da Roberto Pericoli, col quale ha formato un sodalizio granitico, avversario storico prima di Paolo Camossi (oggi tornato alla ribalta come coach di Marcell Jacobs) e poi dello sfortunato Daniele Greco, Fabrizio Donato è stato il simbolo di un’atletica italiana fatta fondamentalmente di talento, lavoro ed equilibrio. Tre lati di una piramide che ha toccato vette altissime, e che ha fatto scuola, generando, nel polo delle Fiamme Gialle, a Ostia, sul litorale laziale, tante altre vicende sportive esemplari. Con la moglie Patrizia Spuri (ex primatista italiana dei 400 metri, e poi ottocentista ancor’oggi tra le migliori di sempre) ha costruito una famiglia a misura per la costruzione del sogno, reso ancor più tale dalla nascita di Greta e Viola.
Si deve essere grati a Fabrizio Donato. Per i suoi risultati, certo, ma anche per il suo sorriso, la sua generosità sportiva, la voglia di continuare ad esserci, studiando il modo migliore di farlo nonostante i problemi fisici ed il passare degli anni. Se esistesse il ruolo di capitano non giocatore, come una volta si usava nel tennis, ecco, quel ruolo gli andrebbe assegnato. Perché una sua parola, un suo consiglio, uno scherzo, talvolta anche un richiamo (e chi scrive ne ha visti) hanno sempre prodotto degli esiti positivi, in seno alla squadra azzurra. Quella squadra che oggi a Tokyo, compatta, si alza in piedi per tributargli il meritato applauso. Grazie Fabrizio, alla standing ovation si unisce tutta l’atletica italiana.
m.s.
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