Fabrizio Donato, mito d'argento: «Basta volerlo!»

05 Marzo 2017

Agli Euroindoor di Belgrado firma un'altra impresa: sul podio nel triplo a quarant'anni con 17.13. "Metà medaglia è per Howe". Quarte in staffetta Spacca e Chigbolu

di Nazareno Orlandi

L'uomo che ferma il tempo ci ha lasciato di nuovo senza parole. Scorrono emozioni azzurre tra la sabbia del triplo agli Euroindoor di Belgrado ed è merito dell'eterno Fabrizio Donato, un fenomeno senza età, un ragazzino di quarant'anni, medaglia d'argento europea inattesa e speciale. Il capitano della spedizione azzurra non sbaglia neanche in finale, dimostrando una tenuta fisica e mentale da far invidia, una brillantezza unica e una capacità di gestire le gare da campione vero. È sua l'unica medaglia azzurra di Belgrado ed è l'orgoglio dell'atletica laziale.

Nella sua seria di finale spicca un solo salto, il secondo. L'hop-step-jump è misurato a 17.13 (migliorato il primato del mondo over 40 che già deteneva). Una prestazione, questa, che lo aveva portato in testa prima di essere superata dalla zampata di un'altra vecchia volpe, il portoghese Nelson Evora (17.20), alla fine oro. E dire che i ragazzini, quello veri, erano in agguato. Venerdì il ventenne tedesco Hess aveva stupito con il mondiale stagionale di 17.52, il francesino Raffin aveva riscritto il record del mondo juniores (17.20). Per loro ci sarà tempo e gloria, oggi hanno fatto largo alla leggenda. Nessuno dei due è ripetuto (Hess bronzo con 17.12) e il salto di Donato ha resistito fino al termine al secondo posto. E se non avesse lasciato una ventina di centimetri sull'asse di battuta...

Ma cosa si può chiedere di più a questo fenomeno? È un'altra perla di una carriera da urlo. È il modello da seguire.


Terza medaglia agli Euroindoor per il frusinate delle Fiamme Gialle, bronzo olimpico di Londra e oro europeo a Helsinki 2012, già a segno nella rassegna continentale al coperto nel 2009 con l'oro di Torino e nel 2011 con l'argento di Parigi. Di recente ha preso un'altra strada rispetto al suo storico tecnico Roberto Pericoli che lo ha accompagnato per vent'anni. Non è ancora tempo di smettere e di dedicarsi in toto all'attività che ha già intrapreso con passione e curiosità, il nobile mestiere di allenatore. Ancora no. Lasciamolo divertire ancora un po'.

L'alchimia che si è creata negli ultimi mesi a Castelporziano con il suo "allievo" Andrew Howe gli ha dato una giusta dose di energia. Lo ha caricato. Lo ha tenuto incollato alla pedana. È proprio quello che ha ricordato appena compiuta l'impresa: "Questa medaglia è al 50 per cento di Andrew. Se lo merita. Mi sopporta tutti i giorni, ci divertiamo e per me è una spinta impressionante". Sui social, Howe ha ricambiato i complimenti e si è congratulato con Donato: "Secondo a un europeo dopo tutti gli acciacchi e infortuni che hai avuto nell'avvicinamento. Non sei solo un fenomeno ma anche un maestro di vita. Grande coach!". Hashtag: #numberoneforme.

La dedica alla famiglia non poteva mancare: la moglie Patrizia Spuri e le figliolette Greta e Viola, le gioie più grandi, prime tifose di un papà spaziale. Non è stata una gara semplice, la sua.


Oltre quel salto magico, ha lasciato sulla sabbia soltanto un 15.74 al primo e un 16.43 all'ultimo turno, e ha passato tre tentativi, complice qualche fastidio muscolare: "Ho saltato al 70-80% delle mie capacità - spiega - ma oggi non potevo arrendermi, dovevo provarci in qualche modo. Sono stato bravo? Sono stato fortunato? Non lo so, lo lascio dire agli altri. A me le cose semplici non piacciono. È stato un avvicinamento difficile, questo sì - riepiloga - Prima un problema al tendine d'achille che mi aveva limitato, oggi un problema muscolare che mi limitava nella corsa. Però le cose difficili sono quelle più belle".

Ha riflettuto a lungo prima di partecipare agli Euroindoor: "Non sapevo se sarebbe stata la decisione giusta - ammette - alla fine ho dimostrato a me stesso che si può fare. Basta volerle le cose, basta crederci!". E adesso? Non è mica finita qua. "Mondiali di Londra, certo. Ci sarà da divertirsi". Se c'è Fabrizio, è sicuro.

STAFFETTA 4x400 - Non c'è gloria per la staffetta azzurra con le laziali Maria Enrica Spacca e Maria Benedicta Chigbolu. Quarto posto e più di qualche rimpianto nella finale diretta della 4x400. L'oro è andato alla Polonia, l'argento alla Gran Bretagna e se queste prime due staffette erano superiori lo stesso non si può dire del quartetto ucraino, bronzo in 3'32"10, 77 centesimi meglio delle azzurre. Schierate in seconda e terza frazione (con Lucia Pasquale in prima e Ayomide Folorunso in quarta) Spacca e Chigbolu sono scese in pista con l'obiettivo di migliorare il record italiano, impresa non andata in porto. Nelle parole della Spacca c'è tutta la delusione azzurra: "Credevamo alla medaglia ma non sempre le cose vanno come devono andare". Per il riscatto, non c'è molto da attendere: Mondiali di staffette di Nassau, 22-23 aprile. 




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