Furlani come Evangelisti: è bronzo olimpico

06 Agosto 2024

Il 19enne delle Fiamme Oro salta 8.34 e ci regala la prima medaglia ai Giochi parigini
Quarant’anni dopo il padovano Giovanni Evangelisti, un altro azzurro conquista il bronzo nel salto in lungo all’Olimpiade. È Mattia Furlani, atleta reatino delle Fiamme Oro, che oggi è atterrato a 8.34, regalando all’atletica italiana la prima medaglia ai Giochi parigini. Nel lungo, in casa Fiamme Oro, anche la qualificazione immediata di Larissa Iapichino per la finale. Si ferma, invece, in semifinale la rincorsa di Ayomide Folorunso nei 400 ostacoli.  La vicentina Federica Del Buono al turno di ripescaggio nei 1500.

FURLANI - Meraviglioso bronzo per Mattia Furlani nel salto in lungo alle Olimpiadi di Parigi. È la prima medaglia dell’atletica italiana in questa edizione e arriva per merito del più giovane della squadra azzurra. A diciannove anni riesce a salire sul podio a cinque cerchi con 8.34 (vento -1.0) al primo tentativo, a soli quattro centimetri dal suo record mondiale under 20 in una stagione straordinaria che l’ha già visto conquistare l’argento agli Europei di Roma e ai Mondiali indoor di Glasgow. Si conferma il fuoriclasse greco Miltiadis Tentoglou, ancora d’oro con 8.48 (0.0), mentre il secondo posto a 8.36 (-0.2) per appena due centimetri è del giamaicano Wayne Pinnock, vicecampione iridato l’anno scorso. L’azzurro si rende protagonista di una serie eccellente e dimostra una notevole maturità agonistica nonostante l’età, cercando di incrementare fino all’ultimo: 8.25 (+0.9) al secondo salto, poi di nuovo 8.34 (+0.8) al quinto e 8.27 (+0.7) per chiudere quando è già sicuro della medaglia. Talento strepitoso quello del reatino delle Fiamme Oro, cresciuto sotto la guida tecnica della mamma Khaty Seck, già campione europeo giovanile negli anni scorsi: under 18 ai primi approcci in questa specialità nel 2022 (quando vinse anche nell’alto) e under 20 nel 2023. Per la seconda volta l’Italia va sul podio nel lungo maschile alle Olimpiadi, a quarant’anni dal bronzo di Giovanni Evangelisti a Los Angeles 1984, invece al femminile due argenti di Fiona May (1996 e 2000). Ed è la più giovane medaglia dell’atletica azzurra degli ultimi 100 anni: nel 1920 due ori di Ugo Frigerio e nel 1912 il bronzo dell’altro marciatore Fernando Altimani, entrambi da diciottenni.
“È incredibile, ci ho creduto fino alla fine - esclama Mattia Furlani dopo il bronzo olimpico - ed è l’emozione più grande della mia vita. A ogni salto l’obiettivo era di andare sempre più lontano, ero convinto che mettendocela tutta sarei potuto arrivare alla medaglia. Sono contento che sia venuta fuori una serie del genere, dal punto di vista tecnico è stata una delle mie gare migliori, in cui ho messo in pratica il lavoro svolto: impressionante per la consistenza, probabilmente non saltavo così bene dalla stagione indoor. Peccato per quei due nulli, ma... wow! Un giorno indimenticabile, anzi una settimana indimenticabile in cui sono successe tantissime cose. E c’è ancora tanto da sognare con la nostra squadra”. “Questa è la dimostrazione che ci vuole tempo per ogni cosa - prosegue - perché l’anno scorso sono uscito in qualificazione ai Mondiali, adesso invece mi ritrovo bronzo olimpico in un contesto del genere. Sono sicuro che migliorerò ancora, c’è solo bisogno di avere fiducia in tutti i ragazzi della mia età che sono in campo ogni giorno per dare il massimo e cercano di raggiungere un risultato. Si deve fare esperienza, per me è stata fondamentale, e spero di essere di ispirazione per crederci. Per me una delle mie tante ispirazioni è Noah Lyles nella finale dei 100 metri, si vede proprio l’attimo in cui ci crede fino alla fine e vince”. Nella storia come Giovanni Evangelisti e Fiona May, le altre medaglie olimpiche del lungo azzurro, e come Andrew Howe che ha conquistato il podio mondiale: “Non mi sarei immaginato il mio nome tra questi, per me sono le motivazioni più grandi, essere paragonato a loro è un onore”. Cosa significa una medaglia olimpica a diciannove anni? “Vuol dire tanto, qualcosa che ho sempre sognato nella mia ancora piccola carriera di atleta. Mi auguro che sia l’inizio, sappiamo che c’è ancora tanto da lavorare che nemmeno ce lo possiamo immaginare. Ora c’è da godersi questa medaglia e poi si torna ai box. Per il supporto che ho ricevuto in questi giorni, devo ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e che hanno speso una parte del loro tempo per guardarmi, mi sento in debito e mando a tutti un abbraccio”.

FOLORUNSO - Ci prova Ayomide Folorunso, combattiva come sempre. In semifinale nei 400 ostacoli l’azzurra chiude quinta con 54”92, una manciata di centesimi in meno rispetto ai due turni precedenti, nella gara dominata dalla primatista mondiale Sydney McLaughlin-Levrone (52”13) davanti al 53”83 della francese Louise Maraval che si prende il secondo posto e va in finale. Per passare ci sarebbe quindi voluto il record italiano (53”89 nella scorsa stagione). Il confronto per il momento è a distanza con l’olandese Femke Bol, 52”57. “Speravo di uscire a testa alta - dichiara ‘Ayo’ - e questo era quello che potevo dare.

Nelle gambe avevo qualcosa della gara di ieri, sapevo che ci sarebbe voluto il personale”.

IAPICHINO - Bel debutto per Larissa Iapichino alle Olimpiadi di Parigi. La vicecampionessa europea nel lungo decolla a 6.87 (+0.1) con il secondo salto e si prende la qualificazione diretta per la finale superando la misura richiesta di 6.75 dopo aver cominciato con 6.60 (+1.1). È seconda in classifica dietro alla statunitense iridata indoor Tara Davis-Woodhall che atterra a 6.90 (+0.7) mentre la tedesca Malaika Mihambo, oro ai Giochi di Tokyo, piazza un 6.86 (+0.4) al terzo tentativo staccando in sicurezza (più di trenta centimetri regalati alla pedana) per riscattare i due nulli iniziali. Soltanto quattro atlete passano con la “Q” maiuscola, l’altra è la nigeriana Ese Brume che fa 6.76 (+0.3). Appuntamento alle 20 di giovedì sera quando si ripartirà da zero, con le migliori dodici del turno eliminatorio, ma intanto convince l’esordio della ventiduenne fiorentina, alla sua prima partecipazione olimpica. “Mi sono piaciuta - commenta Larissa Iapichino - e non sono stati salti perfetti. Nel primo ero molto indietro con la rincorsa, poi ho cercato semplicemente di aggiustarmi e di non fare nullo, però sono molto felice di essere riuscita a capire la pedana, anche se odio gareggiare al mattino. È la mia prima finale olimpica, la aspetto da tre anni. Ho ripensato a quando ero piccola, e sognavo di arrivare a un traguardo del genere, e alla diciottenne che nel 2021 era accasciata a terra dopo l’infortunio che mi ha impedito di esserci a Tokyo. Sono state le due più grandi motivazioni. Non era una gara facile, alcune hanno avuto difficoltà. In tribuna c’erano in tanti a vedermi: il papà-coach Gianni, mamma Fiona May, diversi amici, tra due giorni dovrebbero arrivare i miei zii che hanno preso i biglietti per la finale sulla fiducia. Ci ho messo grinta, soprattutto entusiasmo, e voglio regalare emozioni in finale dove andrò a giocarmela. Mi auguro di essere la migliore Larissa di quest’anno, spero di poter sfruttare al meglio l’occasione”.

DEL BUONO -
Nella seconda batteria dei 1500 la vicentina Federica Del Buono, già impegnata venerdì sui 5000 metri, rimane agganciata alle migliori (3’59”73 per l’etiope Diribe Welteji) fino all’inizio dell’ultimo giro, poi viene staccata e in 4’10”14 arriva quattordicesima. Per Federica, così come per le altre due azzurre (4’00”69, secondo tempo italiano di sempre dopo il record della Dorio, per Sintayehu Vissa e 4’11”68 per Ludovica Cavalli), turno di ripescaggio mercoledì alle 12.45. 

MERCOLEDI’ IN PISTA (E NON SOLO) -
Nella mattina di mercoledì 7 agosto arriva il momento della staffetta di marcia, inserita per la prima volta nel programma dei Giochi. Al via una squadra azzurra che sarà formata dal poliziotto Massimo Stano e da Antonella Palmisano, entrambi di nuovo impegnati sei giorni dopo la gara individuale. La distanza totale è la stessa della maratona pari a 42,195 chilometri, con due frazioni a testa, alternate: 11,395 km maschili e 10 km femminili, altri 10 km per l’uomo e 10,8 km conclusivi per la donna. Partenza alle ore 7.30 nel circuito sul Trocadéro, di fronte alla Torre Eiffel. Nelle start list ci sono tutti i medagliati della 20 chilometri: i due campioni olimpici, l’ecuadoriano Daniel Pintado e la cinese Yang Jiayu, l’argento del brasiliano Caio Bonfim e l’australiana di bronzo Jemima Montag, ma tra i maggiori favoriti c’è il binomio spagnolo con Alvaro Martin e Maria Perez, rispettivamente bronzo e argento nella prova di apertura. Nella ricca mattinata di Parigi, allo Stade de France, scocca l’ora del debutto per il campione in carica, il poliziotto Gianmarco Tamberi, nella qualificazione del salto in alto alle 10.05, insieme a Stefano Sottile: a quota 2.29 c’è il pass diretto per la finale ma potrebbe bastare anche meno, restando tra i primi dodici. Questa la progressione prevista: 2.15-2.20-2.24-2.27-2.29. “Domani sarà molto probabilmente la gara più difficile di tutta la mia vita”, ha scritto Tamberi su Instagram, riferendosi ai recenti problemi fisici. “Lotterò con tutto me stesso, certo che il lavoro fatto fino a 3 giorni fa non può essere sparito nel nulla”. Alle 11.55 batterie degli 800 per il padovano Catalin Tecuceanu, alle 12.45 il turno di ripescaggio nei 1500 per Federica Del Buono. In serata, tocca all’astista veronese Elisa Molinarolo: con la finale allargata a 20 atlete, è stato necessario anticipare l’inizio della gara alle 18.15. 
 

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