Galvan vola in finale
Un lampo d’azzurro, finalmente. Matteo Galvan va in finale dei 200 metri e, siatene certi, non c’era proprio niente di scontato. Dalle batterie di stamattina si era visto che questa prova era una delle più incerte del programma maschile: leggetevi nomi e credenziali di coloro che sono usciti in semifinale e vi accorgerete che i potenziali candidati alla finale potevano essere almeno un’altra decina, oltre agli otto promossi. Il vicentino era impegnato nella prima semifinale, forse la più incerta come valori complessivi: a complicare le cose, una partenza così così (0.238 di tempo di reazione), come ogni tanto gli capita. Anche se lui dice: “E’ il mio punto debole, lo so e ci stiamo lavorando”. Precedente incoraggiante: anche un anno fa, in quel di Marrakech - dove poi prese il bronzo – nella sua semifinale Matteo partì “dopo i fuochi”. Dettagli, almeno per ora. Davanti gli è arrivato l’ucraino Dmytro Ostrosvky, uno di quelli che nel primo turno aveva destato migliore impressione: un altro 21.00, nonostante il vento ancora contrario (-1.0). Gli altri avversari della finale sono usciti dalle ultime due semifinali: nella seconda (-0.9) l’estone Niit e il britannico Nelson (rispettivamente 21.06 e 21.19), nella terza il canadese Barnett (attenzione a lui, 20.96 con -1.5 di vento) e l’altro ucraino Bodrov (21.18), nonché i due ripescati (l’ecuadoriano Nazareno con 21.25 e Gittens, delle Barbados, con 21.29). Difficile immaginare una situazione più intricata sul piano dei pronostici. Fuori senza appello, nonostante la bella batteria della mattina, lo statunitense Willie Perry, capolista stagionale con 20.42: stessa identica vicenda aveva vissuto nei 100 metri, nei giorni scorsi, con una semifinale da dimenticare dopo un debutto coi fiocchi. Il vento ha disturbato anche le semifinali dei 200 femminili, ma al contrario della prova maschile qui la situazione sembra più delineata: nelle tre prove sono arrivate davanti a tutte quelle che sembrano nettamente le più in palla. Si tratta della bulgara Naimova, 23.63 (-2.8), dell’americana Mayo, 23.69 (-2.0), e della giamaicana Leroy, 23.57 (-1.2). Domani ci sarà da divertirsi. EDOARDO FUORI IN SEMIFINALE Il piemontese Edoardo Guaschino si difende come può in una semifinale dei 400hs difficile in partenza e complicata ancor di più dalle folate di un vento ballerino che ha creato diversi problemi ai concorrenti. Il ragazzo di Casale Monferrato ha chiuso sesto in 53.27, mentre la strada verso l’oro dell’americano Chris Carter, migliore del turno in 50.70, sembra un tantino più accidentata del previsto: per il capolista stagionale si presenta un rivale in crescita come il greco Papadopoulos, miglioratosi fino a 50.79 nella prima semifinale. Evidentemente il ragazzo vuole emulare il connazionale Periklis Iakovakis, appena laureatosi campione europeo a Goteborg e anche medaglia d’oro nell’edizione di Annecy ’98 di questi Mondiali juniores. LE FINALI DI OGGI Nessuna sorpresa nei 400hs donne: la giamaicana Kaliese Spencer, si può ben dire, ha fatto benissimo a scegliere la prova con barriere anziché i 400 metri piani. Vittoria in 55.11, nuovo mondiale stagionale e seconda prestazione U.20 di sempre, spodestando l’americana Leach, che è giunta seconda in 55.55. Al bronzo, lontanissima dalla coppia di testa, l’altra giamicana Pinnock (56.67). Si è chiusa con un settimo posto l’avventura della siriana Ghfran, che ha così replicato il piazzamento già ottenuto ai Mondiali U.18 di Marrakech 2005. Dopo Ghada Shouaa, un’altra siriana si affaccia nell’elite internazionale di questo sport. Nuovo record dei campionati per la kenyana Tuigong nella finale dei 3000 siepi (9:40.95), davanti ad Ancuta Bobocel, già argento a Grosseto 2004: per la romena c’è il nuovo primato europeo di categoria con 9:46.19. Al bronzo l’etiope Tadese, 9:48.67, peggiorando quindi la prestazione della batteria. Se pensate che non sia possibile per le ragazze europee contrastare le colleghe al di là degli oceani, date un’occhiata a due passi dai nostri confini, in Croazia. La nuova campionessa del mondo dei 400 metri si chiama Danijela Grgic: è arrivata in Cina dopo aver assaggiato l’atletica dei grandi agli Europei di Goteborg (5^ in semifinale con 52.00!). Qui ha preso le misure a tutte le altre, compresa la sudanese Nawal El Jack, due gambe lunghe così, che l’aveva battuta l’anno scorso a Marrakech. Alla fine ha schiantato tutte le avversarie, demolendo il suo record (aveva 51.91) in 50.78: a casa sua ha cominciato a vincere quattro anni fa, quando non aveva nemmeno 15 anni, e ora in bacheca ha quattro titoli nazionali assoluti. L’abbiamo ammirata anche in Italia, l’anno scorso all’EYOF di Lignano, dove ovviamente non si è fatta pregare per arrivare davanti a tutte. Dicevamo di Nawal El Jack: è arrivata terza con 51.67, perché davanti le è finita Sonitha Sutherland (51.42). Il miglior tempo mondiale era della giamaicana: prima che arrivasse l’uragano-Danijela. Se la Grgic ha sconvolto i pronostici in campo femminile, la finale dei ragazzi è stata bella ed incerta: vittoria al trinidegno Quow (45.74), davanti allo statunitense Oliver (45.78) e al britannico Rooney (45.87). La favola di Jonathan Borlée, il migliore dei due gemelli belgi, si è fermata ai piedi del podio: ma lui ha messo a segno il terzo primato personale in tre giorni (oggi 46.06) e non ha proprio nulla da rimproverarsi. Si mangerà invece le mani il giapponese Kanemaru, che è finito nelle retrovie – settimo con 46.70 - nonostante avesse in partenza un personale di 45.41. Sorpresona nella finale del triplo femminile: come nel lungo maschile, anche qui i cinesi devono lasciare agli ospiti una medaglia d’oro che contavano di aver già vinto. Alla povera Sha Li, finita seconda con 14.01, lo scherzetto l’ha fatto l’estone Kare Leibak, una bella biondina che lo scorso anno non era passata certo inosservata sulla pedana di Lignano, dove aveva vinto sia il lungo sia il triplo nell’EYOF. Facendo seguito alle mirabolanti imprese del discobolo Margus Hunt, Leibak ha vinto il secondo oro per l’Estonia con un balzo di 14.43, amplissimo miglioramento del personale per la ragazza baltica. Al bronzo l’ucraina Kulyk (14.01, stessa misura della cinese arrivata all’argento). La quarta di copertina se la merita il cinese Huang, che vince l’alto migliorandosi da 2.28 a 2.32 per battere il favorito israeliano Niki Palli. Gara stupenda, in ogni caso, perchè il finalista di Goteborg ha comunque saltato 2.29 e al bronzo è arrivato il 17enne ucraino Bohdan Bondarenko: l’anno scorso questo lungagnone sottile fu battuto dal nostro Riccardo Cecolin nella finale dell’EYOF a Lignano, ma a distanza di un anno è salito a 2.26 e si è preso la soddisfazione di un podio mondiale. Avremmo fatto volentieri un cambio. MANSOUR ALI, NIENTE DA FARE Naufraga miseramente il sogno di Belal Mansour Ali, kenyano con passaporto del Bahrein, di essere il primo junior a fare doppietta ai Mondiali nel mezzofondo veloce: in una drammatica finale dei 1500 metri, la spunta il kenyano (vero) Ndiwa in 3:40.44, davanti al campione uscente di Grosseto 2004, il marocchino Iguider (3:40.73) e appunto al deluso Mansour Ali. Il quale sia detto per inciso, è stato al centro di una furiosa polemica sulle date di nascita manipolate dai Paesi di adozione (Bahrein, Qatar e così via) dei ragazzi provenienti dal Kenya: infatti è noto che nel suo Paese d’origine John Yego – così si chiamava Ali – risultava nato nel 1984 e non nel 1988, come è stato poi iscritto dalla federazione nel Bahrein a tutte le competizioni alle quali ha preso parte con la maglia di quella Nazione. Lo stesso si dice di Taher Tarek Mubarak, siepista presente nelle entry list qui a Pechino come nato nel 1989 e serio candidato alla vittoria nella finale di domani: prima di acquisire la cittadinanza del Bahrein, si chiamava Dennis Kipkirui Keter e sembra che anche in questo caso i dati anagrafici avessero avuto una mano di belletto per ringiovanire l’atleta. Vedremo: sembra che la Iaaf stia investigando su casi analoghi, ma – a quanto pare – i due atleti del Bahrein non sarebbero ancora coinvolti nell’indagine ufficiale. File allegati:
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