Giorgi: “Un'impresa”. Tortu: “Doha più del 9.99”
29 Settembre 2019Festa per gli azzurri, brinda la marciatrice dopo il bronzo nella 50 km: “Qualcosa di grande, ci tenevo tanto”. Lo sprinter finalista nei 100 metri: “Centrato l’obiettivo dell’anno”
Il giorno dopo la medaglia di bronzo di Eleonora Giorgi nella 50 chilometri di marcia ai Mondiali di Doha e la finale raggiunta da Filippo Tortu, settimo nei 100 metri, gli azzurri raccontano le loro emozioni a Casa Atletica Italiana.
Eleonora Giorgi: “In queste ore mi sono resa conto di aver realizzato qualcosa di grande, che non immaginavo. L’ho vissuta come un’impresa epica, se penso che in pratica il vincitore della gara maschile ha chiuso con un tempo che è il mio personale. Credevo che per un buon piazzamento fosse importante arrivare al traguardo, perché non tutte ce l’avrebbero fatta. Vedere atleti in difficoltà sul percorso mi ha un po’ preoccupata, ma io cercavo di tenere il mio ritmo e stare concentrata sulla strada”.
“NON MI POTEVA SFUGGIRE” - “Il momento peggiore? Ne ho avuti due: quando stavo male di stomaco ed ero quarta, ma poi mi sono sentita meglio per riprendere la portoghese Henriques, e quando l’ucraina Sobchuk stava rimontando. Ho stretto i denti perché sapevo che era un’occasione da non perdere. Ci tenevo veramente moltissimo a raggiungere questo obiettivo, ho usato la testa e ho preparato bene la gara, l’ho sognata a lungo. È da tanto tempo che rincorro una medaglia internazionale, dal 2014, ma per squalifiche o infortuni non ero mai riuscita a portarla a casa. Mi sono detta che non potevo farmela sfuggire, ho tenuto duro. Non vedo l’ora di vederla, di vivere l’emozione della premiazione, e ha un valore aggiunto, se considero gli anni che ci ho messo per ottenerla”.
“LO RIFAREI” - “Oggi direi che vale la pena essere passata alla 50 chilometri, in una stagione che mi ha dato anche il record europeo. Una scelta che rifarei mille volte, nonostante sia una gara veramente lunga, che anche in condizioni ottimali è sempre un’incognita e può succedere di tutto. Alle Olimpiadi vorrei gareggiare sulla 50 km, se ci sarà, anche se immagino che a Tokyo le condizioni siano molto simili a quelle di Doha. Credo che le donne abbiano dimostrato di poterla fare. Ma sono aperta anche a un’eventuale 30 km, una distanza in cui potrei dire la mia. Spero che sia presa una decisione molto presto, ma penso di non aver problemi a potermi qualificare anche nella 20 chilometri”.
“NUOVI OBIETTIVI” - “Ammetto che la preparazione non è stata semplice, perché anche durante gli allenamenti sono capitati momenti di crisi, soprattutto durante i lunghi, e di discussione con il mio tecnico Gianni Perricelli. Voglio che sia sempre un punto di partenza, altrimenti non avrei stimoli a continuare. Ho sempre nuovi obiettivi e nuovi sogni da realizzare”.
Filippo Tortu: “Era l’obiettivo dell’anno, l’ho centrato. Devo solo continuare a stare tranquillo e lavorare come ho sempre fatto, non devo pensare di aver raggiunto l’obiettivo di una carriera. Dopo l'arrivo della semifinale ho pensato a non esultare, a stare rilassato, ma invece quando ho saputo di essere qualificato non ho mai esultato così tanto per una gara. Sono letteralmente impazzito di gioia, forse l’emozione più bella, anche più del record dell’anno scorso, per me ha molto più valore questa finale rispetto al 9.99 del primato italiano”.
“CONSAPEVOLEZZA” - “Inizierò la stagione delle Olimpiadi con una consapevolezza diversa. Andrà fatta una scelta tra 100 e 200 metri, ci eravamo detti di affrontarla dopo il Mondiale, ma gli obiettivi di un anno fa sono uguali a quelli di oggi e di domani, vivo l’atletica come l’ho sempre vissuta. Forse gli avversari mi guarderanno con occhi diversi, perché gareggiare con loro stavolta in finale ai Mondiali era diverso: mi sentivo non uno di loro, ma se mi trovavo lì un motivo c’era. Alla fine, è mancato solo il minimo olimpico di 10.05 che non è comunque semplice, sarebbe stato un pensiero in meno per l’anno prossimo”.
“VOGLIA DI CORRERE” - “Prima della finale, non c’è mai stato in vita mia un riscaldamento con così tanta voglia di andare dietro i blocchi, ma non per dire solo di essere una comparsa, ma di fare qualcosa in più. Nella mia testa c’era l’idea di una medaglia, poi era impensabile e la pista lo ha dimostrato, ma nel riscaldamento pensavo a quello.
È stato piacevole trovare il tifo di tutti, anche di Gimbo Tamberi, gli avevo detto di non venire e di pensare più alla sua gara, ma non ce l’ha fatta, è stato veramente toccante. La partita a scopone è una scaramanzia, lo è diventata quest’anno, ma lo facevo già dal 2016 perché mi ero ritrovato con le carte nello zaino. Tra semifinale e finale, giocavo ma pensavo ad altro, infatti ho perso”.
“BUONE GARE” - “La nona corsia era perfetta in semifinale, dovevo pensare solo alla mia gara, a quello che avevo provato tutto l’anno e negli ultimi mesi, distante dagli altri che non mi avrebbero preso in considerazione. Sono riuscito a fare due buone gare, in finale mi sembra di essere partito molto meglio, ma i due americani sono scattati veramente forte, per un secondo mi è sembrato di essere davanti ma in realtà non era vero! Pierfrancesco Pavoni l’ho conosciuto, ci siamo visti più volte: è uno dei migliori velocisti dell’atletica azzurra, mi fa molto piacere essere accostato al suo nome.
“STIAMO CRESCENDO” - “Riportare l’Italia nei migliori otto al mondo mi riempie di orgoglio, rappresenta molto il movimento della velocità italiana che sta crescendo tantissimo. Nella staffetta, speriamo di arrivare in finale. Sarà difficilissimo ma a un Mondiale niente è semplice, nella 4x100 c’è un livello alto e una buona chimica tra noi, riusciamo a tirare fuori il meglio l’uno dall’altro. Facevo parte del gruppo nel 2016 e avevamo sfiorato la qualificazione olimpica, ho molta voglia di riscattarmi. Ha portato bene fare un esame all’università prima di partire per la trasferta. Mi prenderò due settimane di pausa, vorrei andare in Argentina a vedere il “superclasico” Boca-River che è un sogno che ho da quando ero piccolo”.
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