Gli 80 anni di Mastropasqua
25 Novembre 2016Compleanno speciale per lo storico dirigente della Pro Patria, anima del glorioso club milanese
di Giorgio Cimbrico
“Una vita ispirata da sacra febbre” e “quei piiirla zirlanti con prima vocale lunghissima e l’erre leggermente arrotata”: due citazioni raffinate, pescate gettando l’amo nel bel libro, con copertina in elegante blue navy, voluto e stampato per il centenario della Pro Patria. La storia si srotolava tra pagine appassionanti, degne di una chanson de geste, ma guardate a vista anche da una solidità che si è sempre respirata a Milano. A scriverla, Alfredo Berra, Oscar Eleni e Giorgio Reineri: Beppe Mastropasqua ha sempre voluto che attorno a lui ruotassero firmamenti ricchi di All Stars.
Alla domanda: quale è la prima cosa che può essere ricordata di Mastropasqua? La risposta può esser semplice: era inappuntabile, sia in certi completi scuri che anticipavano i colori preferiti da Giorgio Armani, sia in abiti di campagna, portati con disinvoltura nel fango e nell’erba fradicia del cross, con rinvii inevitabili legati alla struttura fisica, più che a Sherlock Holmes, al fidatissimo amico Watson.
Elementare – e così genuina e fortissima – è stata la sua passione per la Pro Patria, conosciuta al tempo di “ferie estive e di pomeriggi felici passati al Campo Giuriati” (il corsivo è il suo), momenti riproducibili solo grazie a un accurato uso della macchina del tempo, sino a quando il quadrante riporta la scritta 1952. Beppe aveva sedici anni e ascoltava storie che già pescavano in un passato profondo e in queste storie c’erano eroi e centauri che formavano una mitologia cittadina e universale. Luigi Beccali e Mario Lanzi ne erano i Castore e Polluce, gli Eurialo e Niso. Ma non è solo con la poesia, con il ricordo, con le memorie che si costruisce. Con lui, a partire dagli anni Sessanta, venne impresso lo stesso tipo di svolta che avrebbe coinvolto l’atletica dell’età di Primo Nebiolo: una decisa uscita in scena, un affermarsi dei personaggi che ne erano interpreti, un lavoro deciso, che merita l’aggettivo “strutturale”.
Per capire la Pro Patria, la Pro Patria di Giuseppe Mastropasqua, milanese d’importazione più milanese dei Colombo e dei Brambilla, la Pro Patria che avrebbe portato addosso sigle pubblicitarie di noti dentifrici, è sufficiente scorrere – e carezzare – l’imponente galleria fotografica, in buona parte in bianco e nero, e la lista dei record del vecchio club. E’ lo stesso tipo di impatto che può esser provato quando ci si accosta a chi approdò, stagione dopo stagione, campionato dopo campionato, al Milan, all’Inter, al Real Madrid, al Barcellona. Morale e Ottoz, Pavoni e Simionato, Tamberi (padre) e Montelatici, De Vincentis e Ghesini. E quelle generazioni di corridori, dagli 800 alla maratona, che ebbero in Giorgio Rondelli scopritore, allenatore, guru, guida, punto di riferimento: la Pro Patria di Cova, Panetta, Fontanella, Grippo, Erba, Marchei, Magnani, delle medaglie olimpiche, mondiali, europee, delle serate all’Arena, dei record, dei viaggi in azzurro che vedevano spesso Beppe capodelegazione, con predilezione accesa per il cross e per le squadre giovanili.
Oggi, per i suoi 80 anni, tutto questo repertorio sarà rivissuto con commozione, ma sarà soprattutto lui a sentirlo salire dentro, come un’onda calda che lo trasformerà in quella magnifica figura (Mr Chips, eterno professore di una scuola inglese immaginaria e molto reale) che allineò nella sua lunga vita le storie, i successi, le fortune, le vicende di tanti allievi, senza dimenticarne nessuno.
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