Gli 80 anni di Sandro Giovannelli

03 Dicembre 2016

Il 4 dicembre compleanno speciale per il patron del RietiMeeting, una vita in pista per l'atletica

di Giorgio Cimbrico

Domenica 4 dicembre Sandro Giovannelli farà 80 anni e riceverà un libro scritto non a due, non a quattro, ma a centinaia di mani: giornalisti, amici, volontari, tutti assieme molto appassionatamente per ritrovarsi attorno a una torta a otto corsie in crema, con pedane simili a strisce di cioccolato e ciliegine a trasformarsi nel fil rouge dei record mondiali. Fosse reale, lui ne mangerebbe una moderata fetta e con lo sguardo divorerebbe tutto intero quel che è il simbolo di una vita passata a bivaccare su aerei, tenendo sempre accesa la centralina del cervello per confezionare, sempre e ovunque, il migliore degli spettacoli possibili. Se e quando capitava a Rieti, tanto meglio.

Sandro, dalla voce ben impostata, ha cantato dentro l’atletica da tempi immemorabili e chi comincia ad avere una certa età può ricordare che era il commissario tecnico ai tempi felici dei record mondiali di Sara Simeoni, delle vittorie di Gabriella Dorio e di altre moschettiere che non sono state dimenticate. A seguire, un lungo periodo a costruire l’atletica dei grandi eventi, i Mondiali, le Olimpiadi, il circuito dei grandi meeting, mettendo in opera una serie di rapporti fitti come la tela del ragno, così cordiali da costringere qualcuno a pescare in allegorie socio-politiche: era l’uomo della Confindustria ma andava perfettamente d’accordo con i lavoratori.

Giovannelli avrebbe meritato la card nera che George Clooney riceve in “Nuvole” per aver toccato il milione di miglia volate. Probabilmente l’ha anche ottenuta perché, a occhio, deve aver superato il record del bel George: sufficiente ricordare che un giorno andò a Tokyo per una riunione nella sede della federazione giapponese e tornò con lo stesso aereo, appena reduce da pulizia: due ore a terra e venti abbondanti in volo, la dimensione in cui riusciva a schiacciare qualche riposante pisolino.

Nei suoi pellegrinaggi che hanno toccato ogni angolo del mondo, Sandro aveva sempre la mente lucida. L’emozione lo assaliva – e lo assale – quando in scena sale la creatura più amata, il RietiMeeting, tutto attaccato. Il termine “scena” non viene scelto a caso perché è proprio a Rieti che Giovannelli assurge al ruolo di impresario teatrale capace di trasformare un palcoscenico di provincia in ribalta assoluta. Più o meno come capita a Glyndebourne o a Aldeburgh, dove ai melomani londinesi veniva e viene servita la miglior musica in ambienti agresti o pastorali.

Proseguire in questo repertorio di accostamenti, significa trovarsi di fronte a interpreti al posto giusto, a note usate con cadenze perfette. L’impresario, nel migliore dei casi – e questo lo è – è anche un esperto e raffinato compositore, capace di intingere la penna nell’inchiostro e scrivere la partitura. E se Sandro sta per tagliare il traguardo degli ottanta anni, venti ne ha raggiunti, il 1° settembre, il record dei record, i 7:20.67 sui 3000 di Daniel Komen, una corsa di spaventosa, spietata regolarità: senza sottilizzare sui centesimi, 3:38 più 3:42. Solo Hicham El Guerrouj seppe portare un serio attacco a questa magnifica mostruosità e tre anni dopo, all’Heysel di Bruxelles, per approdare due secondi e mezzo lontano.

Quella corsa straordinaria legò profondamente Sandro a Daniel e così, quando il giovanotto decise di sposarsi, per Giovannelli risultò normale andare a Eldoret per assistere alle nozze, portando ovviamente un dono. “Si sposa qui Daniel Komen? E tutti mi dicevano di sì, solo che io non conoscevo nessuno e mi sembrava strano. Quando lo sposo apparve, realizzai che ero finito nel matrimonio sbagliato: quello era senza dubbio Daniel Komen, ma non il mio Daniel Komen. Lasciai il ricevimento e la fortuna mi diede una mano: trovai un taxi che mi portò dall’altra parte di Eldoret, dal mio Komen”. Raccontata di prima mano, la storia è anche più bella.

Una vita così costellata di aneddoti da trasformarsi in antologia da usare nelle spensierate serate tra amici, Sandro compreso. Uno di quelli più riesumati – roba di quarant’anni fa – riguarda Wilson Waigwa, keniano che correva per i Filadelfia Piooners, migliarolo di talento che Sandro “usava” per tutte le stagioni e per tutti i terreni, corse su strada comprese. “Iovaneli, no road races, it’s hard, too hard for me”, si lamentava Wilson, grattandosi un padiglione auricolare, davanti alle asprezze del Giro di Pettinengo o di altre località ricche di saliscendi. Ma alla fine si presentava al via perché Sandro era un buon amico e non andava deluso.

Si potrebbe andare per ore o decine di righe, chiedere l’aiuto di chi gli è stato vicino in lunghi anni, ritrovare in tutti il piacere di aver avuto a che fare con lui, anche nei momenti in cui il sereno lasciava spazio alla burrasca. Tutti ricordano il sereno e fanno commossi auguri. Anche chi scrive.

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Sandro Giovannelli ''in azione'' al RietiMeeting (foto Grillotti)


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