Goteborg: Longo in finale, due ori al Belgio
Quanto tempo era che non vedevamo un Longo così autoritario? Perlomeno tre anni, da quando si presentò ai Mondiali di Parigi con poche gare nelle gambe e agguantò la finale. La batteria di ieri non era stata certamente foriera di presagi positivi, anche se a dire il vero il portacolori delle Fiamme Oro aveva realizzato il quinto tempo complessivo. In semifinale il padovano è stato invece un’autentica rivelazione, soprattutto come sagacia tattica: Longo ha corso con molta attenzione rimanendo il più possibile al coperto, all’imbocco dell’ultima curva già iniziava a guadagnare terreno rimanendo però sempre alla corda e sul rettilineo finale ha trovato un “buco” con splendida autorità per chiudere al secondo posto dietro lo spagnolo Quesada. Il suo tempo, 1:47.20 per il modo com’è stato ottenuto è una dimostrazione in più di una condizione improvvisamente ritrovata. Domenica in finale Longo potrà recitare un ruolo importante (non diciamo di più…) se saprà replicare soprattutto tatticamente la sua gara, correndo di testa prima ancora che di gambe, d’altronde il panorama degli 800 lascia spazi: il francese Lacasse, vincitore della prima semifinale, negli scorsi anni finiva regolarmente alle sue spalle. Nel salto in alto Antonietta Di Martino è finita 10. ed Elena Meuti 12. ma non poteva essere altrimenti perché quella di Goteborg può essere a buon diritto considerata la più grande gara di alto femminile della storia: ben quattro atlete a lottare sopra i 2 metri. La Di Martino è stata sicura fino a 1,92, misura superata alla prima prova, poi tre errori a 1,95, altezza che, in particolare nel terzo salto, è sembrata ampiamente alla sua portata. Una partecipazione, quella della campana, che può essere considerata ampiamente positiva al pari di quella della Meuti, due volte autrice del personale in qualificazione e fermatasi a 1,88 in finale. Alla fine il titolo è andato alla meno accreditata alla vigilia, la belga Tia Hellebaut miglioratasi di tre cm nell’occasione che conta per vincere l’oro a 2,03, stessa misura della bulgara Veneva con la svedese Bergqvist, da tutti accreditata per il titolo, solo terza con 2,01. Ma la più delusa era la croata Vlasic: quando mai avrebbe pensato che con 2,01 non sarebbe neanche salita sul podio? Per il Belgio è stata una serata magica: titolo alla Hellebaut e solo pochi minuti dopo un altro oro, grazie all’infaticabile Kim Gevaert che, come aveva fatto ieri Obikwelu, ha centrato la doppietta 100-200. In finale la fiamminga si è ritrovata a dover lottare con la russa Gushchina che però sul rettilineo nulla ha potuto contro la sua progressione. 22.68 per la Gevaert con quasi un metro di vento contrario, alle sue spalle le russe Gushchina (22.93) e Rusakova (23.09). Gli svedesi si sono rifatti grazie ai 100hs femminili, dove il titolo ha premiato Susanna Kallur che in 12.59 si è vendicata della campionessa mondiale indoor, l’irlandese O’Rourke (12.72, record nazionale) che l’aveva preceduta in marzo a Mosca, mentre terza è finita la tedesca Bolm, bronzo con lo stesso tempo. Le azzurre Macchiut e Cattaneo si erano fermate in semifinale, 13.31 per l’atleta della Fondiaria Sai, ancora una volta penalizzata da una partenza al rallentatore e 13.38 per la rappresentante dei Carabinieri. Nei 3000 siepi maschili sorpresissima con la vittoria dello sconosciuto finlandese Keskitalo che con una volata lunga ed autoritaria ha preceduto in 8:24.89 lo spagnolo Blanco con 8:26.22 e il favorito francese Tahri con 8:27.15. la specialità mostra comunque la corda in Europa, come d’altronde tutto il mezzofondo, ma questo è un discorso vecchio… Gabriele Gentili Nela foto: Andrea Longo, in finale negli 800 metri (foto Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL) File allegati:
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