Greco: ''Rabbia, ma tornerò presto''

16 Agosto 2013

La delusione e la voglia di rifarsi del triplista azzurro dopo l'infortunio in qualificazione ai Mondiali di Mosca

Daniele Greco esce zoppicando dallo Stadio Luzhniki con una sacca di ghiaccio stretta alla coscia. A Mosca il campione europeo indoor (capolista mondiale al coperto con 17,70) era arrivato carico di ambizioni, se ne va pieno di rabbia e delusione. L'azzurro racconta la sua disavventura seduto su una panchina all'ingresso del Parco Olimpico, non lontano dal braciere olimpico e dalla statua dell'orso Misha, simboli dei Giochi di Mosca 1980. "È successo quello che non ti aspetti. Abbiamo fatto una preparazione impeccabile, è arrivata questa fitta che ha rovinato tutto. Ormai il riscaldamento era completato, stavo bene, ho fatto tutto quello che si fa di solito nell’approccio alla gara: ho messo le chiodate e ho fatto qualche allungo. Alla prima rincorsa con le chiodate sono andato a staccare, tra l'altro sono caduto sul piede dell’hop e poi, come ho appoggiato il piede destro a terra, è partita questa fitta. Ho sentito come una scarica e la dolorosa sensazione di un nodo che si scioglie al bicipite femorale destro. In quel momento ho pensato che fosse finito tutto, prima ancora di cominciare. Adesso però mi fa malissimo! È andata così, ci sono anche queste cose nello sport. Uno si allena 9 mesi per arrivare al meglio all'appuntamento dell'anno e poi in un attimo sfuma tutto. Si mette in preventivo tutto, tranne il fatto che le gambe ti possano tradire in questo modo.

Se ho pianto è per sfogare la rabbia di non essere riuscito ad esprimermi proprio oggi che c'era tutto il mondo e avrei voluto far vedere a tutti quello di cui sono capace. Oggi che, fino a pochi istanti prima, i 17 metri mi sembravano così facili e vicini. In riscaldamento avevo la sensazione che fare la misura di qualificazione (17,05, ndr) fosse semplice come il 2,29 di Bondarenko di ieri nell'alto, superato quasi fosse 2,15!".

Il triplista salentino delle Fiamme Oro non si dà pace: "Ho continuato a girare per il campo, la testa avrebbe voluto proseguire, ma l’impedimento è meccanico, quindi non si può fare nulla. Ora ci rimbocchiamo le maniche, continuiamo a lavorare, cercheremo di fare subito degli esami per capire bene di che cosa si tratti e speriamo di tornare competitivi prima possibile. Mi piacerebbe poter essere in pedana già il 6 settembre a Bruxelles in Diamond League. Niente e nessuno può togliermi la voglia di saltare, anzi. È chiaro che ogni occasione è persa, ma mi rifaccio a quello che mi ha detto Fabrizio Donato in pedana: “Io sono arrivato fino a 37 anni, tu ne hai 24, fermati”. Anche Taylor e Claye sono subito venuti a consolarmi, ma quello che mi ha più stupito è stato Tamgho a cui era successa la stessa cosa, due anni fa agli Europei under 23 di Ostrava dove anche io avevo avuto un problema simile a quello di oggi, ma all'altra gamba. Eppure qui mi sarei divertito a giocarmela con loro, purtroppo mi è stato negato da questo infortunio, ma ripeto: tornerò presto e più competitivo di prima.

Ciò che non ti distrugge, ti fortifica".

Grande rammarico anche nelle parole di Fabrizio Donato, bronzo olimpico e campione europeo della specialità: "Sono deluso e dispiaciuto. Il problema è emerso in gara e, purtroppo, è figlio del poco lavoro. Non riesco a correre come dovrei, ad essere fluido nella rincorsa. Sembrava che le cose andassero meglio, ma in realtà non è stato così. Non c'è decontrazione muscolare e quindi capacità di corsa. Di conseguenza, il salto risulta condizionato". Al dispiacere personale si somma quello dell'uscita di scena dell'amico-compagno di allenamenti Daniele Greco: "L'ho visto da lontano nella sabbia e sono subito corso verso di lui. L'ho aiutato e invitato a non proseguire per non correre il rischio di farsi molto più male".

a.g.

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Daniele Greco (foto Colombo/FIDAL)


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