Howe, l'uomo che cadde sulla terra



La reazione è stata più o meno la stessa. Era contento, "ma fino a un certo punto", dopo il bronzo mondiale indoor a Mosca. Contentissimo ora, ma un po' piccato per non aver raggiunto e superato il primato italiano di Giovanni Evangelisti. La prima vittoria da senior per il duplice campione del mondo juniores si consuma in una gioia contagiosa e consapevole. Di questo ragazzo prodigioso, considerato una sorta di predestinato fin da quando inanellava prodezze e primati nelle categorie giovanili, il movimento dell'atletica italiana attendeva la consacrazione, anzi la catena delle consacrazioni. Di Howe si parla, si scrive, si fa bla bla da almeno un quinquennio. Ha solo ventuno anni. Ora il personaggio verrà cercato, fotografato, messo sottola lente d'ingrandimento, studiato dal pianeta dell'informazione, soprattutto quella non meramente sportiva, che invece si è messa sulle sue tracce da quando era un adolescente. L'oro di Goteborg è più saporito di quanto si pensi. Howe lo ha conquistato con una gara di chiara superiorità, che lo ha restituito a misure quasi "normali". La pedana ha patito la giornata poco propizia, dal punto di vista atmosferico, e gli atleti hanno messo a segno dei buonissimi salti, nonostante tutto. In particolare la dimensione è data dalla serie dell'azzurro, tutta sopra gli otto metri come al Golden Gala romano, dove però ai voli veniva regalata ben altra propulsione. Il salto in lungo è la specialità dove Andrew Howe ha mostrato finora, aldilà dei successi, i margini più impressionanti di futuribilità. Il primo shock si materializzò due mesi prima dei Campionati del Mondo junior, a Rieti: l'8,04 di quel giorno aveva una chiave di lettura che apriva possibilità praticamente sconfinate: l'atterraggio in piedi sulla sabbia, il mezzo passo indietro, la misurazione che costava almeno 25 centimetri alla misura realmente ottenuta. A Grosseto la battaglia conclusasi con l'oro mondiale junior e l'8,11 del nuovo record italiano junior, poi il mostruoso duecento metri da cui uscì anche il primato europeo, quel 20"28 che dava una risonanza ben più clamorosa di un qualsiasi otto e spiccioli, e che lo ha portato a vedere a breve termine, come terreno di caccia, più la pista che la pedana. Sbagliato, ma giustificato con le sensazioni di allora. Il salto è la sua fame, la savana da percorrere per prendere possesso di tutti i regni. A Mosca voleva il regno della vittoria, a Goteborg la sentiva sua nel cuore dopo l'incredibile 8,33 della qualificazione, e cercava il record. Il primato arriverà, non doveva venire oggi con quella pedana, dove ha fatto cose eccellenti ed intrinsecamente sbalorditive, come il quinto salto. Nullo che più evidente non si può, con mezza scarpetta oltre l'asse di battuta, ma guardate dov'è atterrato. In un mondo nuovo e futuribile per sé, tutto un altro mondo di misure, che iniziamo a pensare possano appartenergli in un avvenire assai prossimo e tangibile. Il salto è la sua fame, ma anche il suo divertimento, l'istinto. Uno dei tanti istinti che Howe libera con la bellezza dei suoi ventuno anni, e che comunica in tutta la sua naturale spontaneità. Famiglia, atletica, musica, amici, ragazza, la macchina nuova. Ora che ce l'abbiamo davvero, quest'Andrew Howe, e che sta dando a tutte quelle parole e speranze di un quinquennio una sacrosanta ragione per essere state spese su di lui, lo vorremmo sempre così spontaneo ed un tantino insoddisfatto, perché magari voleva di più e cercava qualcos'altro, o perché ha già pronta una forte motivazione per l'obiettivo della prossima gara. Ora che ce l'abbiamo, un prodigio di tale caratura, un ragazzo che ride spesso e che ha la gioia nel DNA, un marziano così umano, caduto sulla terra e rialzatosi con la maglia azzurra cucita addosso, non vorremmo mai perderlo, anzi leggere nel suo sorriso che è felice ma che potrebbe esserlo di più. E noi con lui, che un salto nel futuro lo faremmo ad occhi tutt'altro che chiusi, per scoprire dove va ad atterrare la prossima parabola dipinta in aria da Andrew Howe, Rieti, Italia. Marco Buccellato Nella foto piccola: Howe in azione durante la finale. Nella foto grande: l'azzurro sul podio durante la cerimonia di premiazione (foto Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)


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