Howe, un oro come in un film



Più che una finale, un giallo. Alla fine tutto è bene quel che finisce bene – almeno in un’ottica azzurra – ma dietro l’oro di Andrew Howe nel lungo (il secondo titolo conquistato da un italiano nella storia della manifestazione, dopo l’oro di Saber sui 400hs a Seoul ’92) c’è la storia di una finale appassionante come un romanzo giallo. Tutto era iniziato in modo troppo normale: un primo salto a 7.94 per Andrew, i rivali più pericolosi – il sudafricano Godfrey Mokoena e l’australiano John Thornell – ad inseguire ad una lunghezza. Al secondo salto, stacco imperioso dell’azzurro e chiusura pulita senz’altro al di là degli otto metri: un salto vincente? Molto probabile. Ma il giudice addetto al picchetto e il collega incaricato della misurazione non si capiscono, gli addetti alla fossa cancellano troppo tempestivamente la traccia sulla sabbia. Del risultato nessuna traccia. Conciliabolo tra delegato tecnici e giudici di gara, poi si decide di far ripetere il tentativo a fine turno: ma ovviamente non è la stessa cosa. Mokoena capisce che può essere la sua giornata e inanella una serie fantastica, portandosi al comando, prima con 7.99 poi con 8.00. Howe avverte il contraccolpo di una situazione sfavorevole e stenta a riprendere quota: è uno stillicidio, 7.74, 7.68, 7.70, mediocrità per uno come lui. Si arriva così al quinto turno: l’azzurro si proietta a 8.11, nuovo record italiano juniores (vento +0.9, precedente l’8.07 di Roma il 26 giugno scorso). Risponde il sudafricano, con rabbia sorretta da abilità tecnica e chiude con un 8.09 e poi 8.06, tentativi che sanciscono l’oro per l’Italia. L’abbraccio finale tra i due protagonisti della splendida finale scioglie la tensione. “Il desiderio di vincere questo mondiale, per di più in casa, era immenso – ha detto Howe - Ma quando mi è stato annullato il secondo salto, ho avuto paura si ripetesse la stessa vicenda di tre anni fa, quando a Debrecen, nel 2001, mi annullarono il secondo tentativo perché non era stata presa la misura. E così, ho avuto paura. Mia madre però mi ha detto di restare calmo e freddo, così mi sono ripreso e mi sono concentrato sul mio obiettivo". "Sì, è vero, volevo vincere, dopo due anni di sconfitte e senza nemmeno aver potuto disputare il mondiale giamaicano. Sono contento, perché sono riuscito a mettere a frutto tutto il lavoro fatto. Dopo il salto della vittoria ho esultato alla mia maniera, può essere sembrato esagerato e contro il fairplay, ma è il mio modo di esprimere la gioia e in realtà anche se con gli altri siamo avversari in campo, al di fuori della pedana siamo molto amici. Cosa dovrebbe avere il perfetto saltatore del futuro? La mia velocità, la tecnica di John Thornell e la determinazione di Godfrey Mokoena. Il mio programma per domani? Sono talmente carico e mi sento talmente bene che farò anche i 200 metri: sono iscritto, mi sono allenato, quindi posso provare, vada come vada”. Nelle altre finali della giornata spicca il successo di una velocista americana dal nome evocativo, Ashlee Owens, in pratica una pallottola lanciata verso il traguardo dei 100 metri (raggiunto in 11.13, con due metri di vantaggio sulla concorrenza). Da segnalare anche un podio dei 10000 maschili senza keniani, a beneficio dell’ugandese Kiprop e compagni. Una sorpresa, visto che il Kenya ha assommato qualcosa come sei specialisti sulla distanza a livello di 28 minuti o meno nel corso della stagione. In chiave azzurra, a parte la soddisfazione per il doppio podio odierno, c’è un po’ di rammarico per l’occasione perduta dal decatleta Franco Casiean: il ragazzo italo-romeno è stato tradito proprio da una delle sue specialità favorite, il salto in alto. Dopo l’1.86 in questa prova (modesto per lui che vanta un personale di 2.04), l’azzurro ha chiuso con un 51.51 sui 400 la prima giornata (nono con 3.868). Daniele Meucci si è ritirato poco oltre metà gara nei 10000 metri, Elisa Scardanzan fiuori nelle batterie dei 400hs (61.52). Si è pure fermato nelle semifinali il coraggioso tentativo di Claudio Licciardello sui 400 metri (settimo in 48.19).
Nelle due foto, Andrew Howe con al collo la medaglia d'oro mondiale (Omega / FIDAL)




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