I 400 e il riscatto dei velocisti bianchi



La gara dei 400 di Helsinki ha regalato un esito sorprendente, non tanto per la vittoria di Jeremy Wariner, che già lo scorso anno aveva conquistato l’oro di Atene, quanto per il fatto che alle sue spalle è giunto Andrew Rock, ossia un altro americano bianco: una doppietta simile in una gara di velocità pura si perde nella notte dei tempi, soprattutto al confronto con i 100 metri dove gli atleti di colore monopolizzano le finali da molte stagioni e con i 200 dove lo spazio per atleti non neri è ridotto. E’ pur vero che i ragionamenti sulle diverse razze spesso diventano un alibi per chi non riesce a progredire, ma è un fatto che vedere due atleti bianchi prevalere nel giro di pista è una rarità assoluta, almeno in campo maschile. Per ritrovare un corridore bianco prevalere nei 400 dei Mondiali bisogna risalire a Roma 1987, quando il tedesco est Thomas Schonlebe sorprese tutti correndo in 44.33, primato europeo. Curiosamente allora il favorito era un altro atleta bianco, il britannico Roger Black. Alle Olimpiadi il dominio dei colored è iniziato nel 1984, dopo che i Giochi dimezzati di Mosca ’80 avevano premiato il russo Mankin. Diverso il discorso agli Europei: dopo la doppietta 1986-90 di Black, nel 2002 è arrivato il successo del tedesco Schulz, poi non confermatosi a livello mondiale. Notevole e da sottolineare il 43.93, tempo finale di Wariner (che, non va dimenticato, è il pupillo di Michael Johnson, che attraverso il corridore di Irving perpetua il suo dominio nel giro di pista). Proprio Johnson era stato l’unico capace di scendere sotto i 44 secondi, nel 1993 quando corse in 43.65, nel 1995 quando scese a 43.39 e nel 1999 quando addirittura scese a 43.18. Nella storia della specialità alla rassegna iridata gli statunitensi hanno perso il titolo solo tre volte: nel 1983 quando vinse il giamaicano Cameron, nel 1987 con il già citato Schonlebe e nel 2001 con il bahamense Moncur. La finale di Helsinki ha premiato anche il canadese Tyler, che ha riproposto la tuta con cappuccio lanciata dall’australiana Freeman, e ha tenuto fuori dal podio Benjamin, che lascia la Gran Bretagna ancora a secco di medaglie. E questa è un’altra notizia clamorosa proveniente dala rassegna iridata. Gabriele Gentili Nella foto piccola: il vincitore Jeremy Wariner.Nella foto grande: da sinistra Tyler e Wariner sul rettilineo finale (foto Omega/Fidal)


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