Il difficile ruolo del giudice di gara
25 Gennaio 2017"L'atletica raccontata". Intervista al Fiduciario Regionale Gruppo Giudici Gare, Manuela Trivarelli
di Orlando Del Grosso
«Sono intorno a noi, sono in mezzo a noi, in alcuni casi siamo noi…» Rubiamo una barra di Frankie hi-nrg (rapper italiano) e, cambiandole significato in positivo, la riadattiamo al protagonista, ai protagonisti, di questa nuova intervista. Nella nostra attività agonistica sono intorno a noi, sono in mezzo a noi e, in alcuni casi, siamo noi stessi a ricoprire, svestiti i panni di atleta, tecnico o dirigente, il ruolo di giudice di gara. Chi sono? Perché lo fanno? Perché, invece di passare il sabato o la domenica in famiglia, vengono sui campi di atletica a prestare il loro servizio senza il quale la nostra attività agonistica praticamente si fermerebbe? Prendono pioggia, vento, caldo come noi, molto spesso più di noi e, forse, non li conosciamo abbastanza. Nella rubrica “L’atletica raccontata” vogliamo dare parola a tutte le realtà che compongono l’atletica, e, quindi, abbiamo deciso di intervistare la figura di riferimento per il Gruppo Giudici Gare, il Fiduciario Regionale Manuela Trivarelli. Con Manuela cercheremo di conoscere meglio i giudici di gara e, magari, di comprenderli un pochino di più.
Ciao Manuela. Tu sei il Fiduciario Regionale del GGG. Ci spieghi cosa comporta? Quali sono i tuoi compiti?
Ciao Orlando. Prima di entrare nel vivo dell’intervista, vorrei ringraziarti per l’attenzione che hai voluto riservare al Gruppo Giudici Gare. Raramente ci si accorge dei giudici. Potrei anche non rispondere a nessuna domanda, il tuo affascinante prologo ha colpito nel segno! Hai già spiegato, con poche parole, il significato di essere giudice. Non potrei usare frasi migliori, quindi ancora grazie! Ma, siccome l’intervista la dobbiamo fare, e la voglio fare, iniziamo dalla prima domanda. Il Fiduciario Regionale è il responsabile del GGG (Gruppo Giudici Gare) in regione. Attua sul proprio territorio le direttive e le indicazioni programmatiche approvate dal Consiglio Nazionale del GGG, di cui fa parte insieme a tutti i Fiduciari Regionali delle altre regioni. In pratica, è il responsabile di tutti i giudici della regione, si occupa di tutto quello che riguarda i giudici, dalle convocazioni ai rimborsi spese, dall’aggiornamento regolamentare ai bisogni materiali. Nel suo compito, il Fiduciario Regionale è aiutato dai Fiduciari Provinciali, che sono i diretti responsabili dei giudici della propria provincia, con i quali hanno contatto diretto. Io, però, da quando ho iniziato la mia avventura di Fiduciario Regionale, ho portato qualche cambiamento. Sono convinta che in un gruppo non c’è chi comanda e chi esegue, ma c’è chi organizza il lavoro e si accerta che tutto si svolga nel migliore dei modi, e chi si impegna affinché il lavoro venga portato a termine. Ho sempre voluto un “contatto diretto con tutti i giudici”. Sin dall’inizio ho cercato di dare importanza all’aspetto umano, all’amicizia che deve legare tutti i giudici. I giudici sono una grande famiglia, e io mi sono sempre adoperata per farli stare bene in campo e fuori; per farli stare sereni e, soprattutto, per farli sentire orgogliosi di far parte del gruppo, che lo è anche fuori dai campi di gara. E questo è un merito che mi voglio prendere, senza falsa modestia, perché prima di me la situazione non era così.
Ci puoi raccontare come sei arrivata a scegliere di essere giudice di gara, prima ancora che Fiduciario Regionale?
Ahi ahi...Brutta domanda! Vuoi rovinarmi la reputazione? Scherzi a parte, devo confessarti che ci sono arrivata per puro caso, anzi, ho avuto l’onore di essere stata scelta. In gioventù sono stata un’atleta. Le mie specialità erano salto in alto e corsa campestre. Terminata l'attività, l’atletica è uscita definitivamente dalla mia vita. Mi sono buttata in altri sport, quali basket e poi body building, tutta altra roba. Un bel po’ di anni fa, però, l’allora Fiduciario Provinciale di Pescara, il grandissimo Vittorio De Lellis, mi propose di fare l’esame per entrare nel Gruppo Giudici Gare, e devo dire che non ci pensai più di tanto, come se non stessi aspettando altro. Accettai subito, ed è da lì che è iniziata la mia storia. Vittorio De Lellis è sempre stato un mio grande estimatore. Ed è sempre merito suo se sono diventata Fiduciario Regionale. E’ stato lui, al momento di rinnovare le cariche GGG, a proporre il mio nome. C’era bisogno di un rinnovamento, di una svolta perché il GGG abruzzese stava “morendo”, e secondo lui ero la persona giusta al momento giusto. Anche in questo caso non ho esitato un attimo, e sono diventata Fiduciario Regionale. Anche se ero molto giovane per età ed esperienza. L’inizio è stato difficile, molto difficile. E’ stata una sfida che, dopo tanti anni, sono orgogliosa di aver accettato senza esitazione. Alcuni mi hanno detto che sono stata una pazza, e non sbagliavano. Ma io lo sono veramente nella vita.
Hai descritto la tua esperienza e le tue motivazioni. Saresti in grado di delineare il tipo di persona che sceglie di essere giudice? Chi sono i nostri giudici? Perché decidono di dedicare il loro tempo all’atletica leggera? Non tutti possono essere giudice. Mi spiego meglio: un giudice deve essere “un amante appassionato dell’atletica”. Essere giudice significa stare sui campi di gara con fierezza, senza badare alle condizioni atmosferiche, ai propri affetti, e a tanto altro. Per il giudice non esistono vacanze, non c’è distinzione tra inverno ed estate. C’è da fare una gara? Il giudice farà sempre e solo una domanda: dove devo andare e a che ora? Permettimi di dire che il giudice è “un pazzo”! In senso buono, ovviamente, ma sempre e comunque un pazzo. Non riesco a darti un’altra spiegazione razionale. Il giudice sfida le condizioni atmosferiche, spesso discute con la famiglia o con i propri affetti perché nei fine settimana non è mai con loro, non guadagna niente e, ribadisco, niente! Molte volte viene insultato e attaccato in campo. Se non è passione questa! Solo la passione, quella vera, riesce a far fare questo.
Entriamo nello specifico della vostra attività sul campo. Ci potresti descrivere i vari ruoli e i compiti dei giudici durante una gara?
Purtroppo, sono in pochi a sapere tutto il lavoro che fa un giudice in gara, prima e dopo la manifestazione. Sono tante le figure che scendono in campo, e tante altre sono quelle che lavorano fuori dal campo. Di solito, in una manifestazione devono essere presenti queste figure: il Delegato Tecnico, che è il giudice che ha la responsabilità di garantire che tutte le disposizioni tecniche siano conformi al Regolamento Tecnico IAAF, ed anche è il giudice che lavora prima della gara per stilare il programma orario, predisporre le progressioni e le battute per i salti, controllare le iscrizioni ed i turni di gara; il Direttore di Gara, che è colui che pianifica l’organizzazione tecnica della gara; il Direttore di Riunione, che è il responsabile del regolare svolgimento delle gare ed è colui che gestisce tutti i giudici in gara; il Direttore Tecnico, che è colui che prepara prima della manifestazione tutto il campo di gara e che, durante la gara, si accerta che tutte le pedane abbiano gli attrezzi e le altre attrezzature necessarie per il corretto svolgimento dell’evento; la Segreteria Generale, che è responsabile dei fogli gara e della gestione dei risultati delle gare; gli Starter, che sono i giudici di partenza e hanno il compito di dare le partenze ed eventualmente assegnare le false partenze. Gli Arbitri e i Primi Giudici, invece, sono quelli che gestiscono praticamente le singole gare e i giudici delle relative giurie. Infine, ma sicuramente non ultimi per importanza, ci sono i Giudici che compongono le varie giurie. Come si può vedere, le figure richieste per una gara sono tante. Purtroppo non sempre si hanno a disposizione tanti giudici, per cui ogni giudice si vedrà costretto a svolgere più di un ruolo.
Per un giudice, ci sono discipline più difficili di altre? Come ci si prepara per affrontarle?
Non ci sono discipline più difficili. I giudici conoscono tutte le discipline, con i relativi regolamenti. Per diventare giudici bisogna superare un esame regionale, se la qualifica da ottenere è quella provinciale; l’esame è nazionale se la qualifica da ottenere è regionale. Per diventare giudice nazionale, l’iter è decisamente più complicato ed articolato. Certo, le discipline non sono tutte uguali. Sicuramente ci sono discipline che piacciono di più di altre, ma credo sia normale. In occasione di ogni manifestazione ai giudici che hanno dato la propria disponibilità viene mandata la convocazione via email, in cui viene specificato, per ognuno di loro, il ruolo che rivestiranno. In questo modo ogni giudice sa con anticipo quello che farà in campo e, quindi, ha tempo per organizzarsi e prepararsi al meglio.
Com’è il rapporto tra giudici, atleti e tecnici? So che alle volte nascono delle incomprensioni che possono sfociare in momenti di confronto “acceso”. Secondo te da cosa dipende? Tecnici che non capiscono i giudici, giudici che non capiscono gli atleti? E' un’incomprensione reciproca?
Questo è un tasto dolente. Purtroppo accade spesso, troppo spesso! Secondo me dipende dall’ignoranza, nel senso che, fino a quando gli atleti, i tecnici, i dirigenti, non capiranno che i giudici sono in campo PER LORO e NON CONTRO DI LORO, non si arriverà a nessuna soluzione. I giudici sono in campo per far rispettare i regolamenti e non per fare altro, tanto meno i dispetti. Nella maggior parte dei casi i giudici non danno retta agli insulti, perché capiscono che l’atleta è teso, o che il tecnico è nervoso. Ma io credo che il rispetto ci debba essere sempre, a prescindere dalla situazione. Mettetevi nei panni di un giudice. Ha le bandierine in mano e deve decidere se un salto è buono, o no. Secondo voi è nervoso? Certo che si! Eppure non insulta nessuno. Cerca solo di concentrarsi, nonostante il tecnico gli urli nelle orecchie parole poco simpatiche. Perché se il salto è giudicato nullo, l’atleta e il tecnico sono “autorizzati” ad insultare il giudice? E’ una situazione paradossale! Può succedere che il giudice commetta un errore, ma va sempre ricordato che è un uomo! Purtroppo, pochi sanno che esiste un regolamento tecnico che consente sia all’atleta che al tecnico di far valere le proprie ragioni e/o dubbi, ma sempre con educazione. Non c’è bisogno di insultare nessuno, né di urlare come indemoniati in campo. Non è tanto difficile da capire, credo. Rispetto, signori! Manca il rispetto per i giudici. Tanto, sia i tecnici che i dirigenti sanno che il giudice non abbandonerà mai il campo di gara e, quindi, non si pongono il problema del rispetto. Voglio rivolgere una domanda. Si può fare una gara senza giudici? Sicuramente non c’è gara senza atleti. Ma senza giudici, questi sconosciuti?! Prima di diventare troppo cattiva, voglio raccontare un episodio che esprime chiaramente come vengono considerati i giudici. Eravamo in estate, circa 40 gradi, e l’organizzatore non aveva previsto gli ombrelloni per i giudici. Troppo spesso gli organizzatori dimenticano che esistono degli obblighi chiari da rispettare, e questo è uno di quei casi. Dopo circa 4 ore di gara, senza alcuna pausa, io personalmente vado dall’organizzatore per chiedere, gentilmente, di portare bottigliette di acqua ai giudici, ormai praticamente ustionati e disidratati. L’organizzatore mi guarda e, con aria stupita, mi dice: “Perché i giudici bevono?" Ma stanno lavorando! Devo aggiungere altro? Voglio chiudere, dicendo un’ultima cosa: fino a quando sarò Fiduciario Regionale, non permetterò a nessuno di insultare un giudice, né in campo, né fuori. I miei giudici sanno che devono cercare di “non rispondere agli insulti”, perché poi sarò io personalmente ad intervenire a loro difesa, a tutti i livelli. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo. Per me, tolleranza zero su questo argomento!
Nell’ultima domanda solitamente chiudiamo con un gioco e, quindi, anche con te vorrei farne uno. Se dovessi scrivere le prime tre FAQ (Frequently Asked Questions, domande poste frequentemente) della pagina del GGG, a quali domande e con quali risposte scriveresti per prima?
Benissimo!!! Mi piacciono i giochi. Allora, fammi pensare solo un attimo. E’ facile, eccole: uno, perché fai il giudice? Due, chi te lo fa fare? Tre, quanto guadagni? Ora, volete le risposte? Beh, se sono stata sufficientemente chiara nell’intervista, - e sono sicura di esserlo stata - non c’è bisogno che dia io le risposte!!! Questa non te l’aspettavi? Colpo di scena, noi giudici siamo molto giocherelloni! Se me lo consenti, vorrei chiudere questa bella intervista con un messaggio ai miei giudici: bravi, bravi, bravi!!! Siete unici, il top!!! Un grazie particolare anche a te per aver fatto conoscere a tutti “l’altra faccia” dei giudici, quella che, purtroppo, nessuno conosce.”
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