Il volo di Antonietta: "Una gioia immensa"
Il telefono bolle. La chiamano tutti, malgrado sia in Slovacchia. Potenza - o devastazione - della telefonia cellulare. Antonietta Di Martino però è tranquilla, ha già smaltito la trance agonistica. "Due metri - dice l'azzurra ridendo - e chi me lo doveva dire, a me, che un giorno sarei arrivata a saltare due metri?". Com'è andata in gara? "All'inizio avevo un po' di timore, perché questa è una pedana che induce a balzare parecchio nella rincorsa, ed io mi porto dietro anche questo difetto. Quindi ho cercato di fare attenzione soprattutto a questo particolare, anche con l'aiuto di Nicola Ciotti (il saltatore azzurro, presenta a Banska Bistrica, ndr), che mi ha supportato durante tutta la gara. In particolare, ho cercato di arrivare sicura allo stacco, come dire, piazzata, perché sapevo che così facendo, non avrei abuto problemi". Solo un momento di incertezza, a 1,97. Cosa è successo? "Proprio quello che dicevo. Non riuscivo a trovare lo stacco, ma non ho perso la concentrazione, ed è arrivato il salto giusto. I due metri sono stati un'emozione straordinaria. Una gioia immensa, davvero. Difficile andare oltre, dopo un fatto così". E i tre tentativi a 2,02? "Il primo sono salita bene, direi un buon salto. Gli altri due non c'ero più, avrei voluto farli in maniera diversa, ma effettivamente a livello nervoso le energie erano finite". Oggi ha battuto Vlasic e Bergqvist: che effetto le fa? "Ah, allora ho battuto anche la Vlasic? Giuro, non me n'ero accorta. Il fatto è che in gara ho imparato a badare solo a me stessa. Le avversarie non ci sono, c'è solo l'asticella". Tutti si ricordano di lei come di un'atleta che ha patito mille infortuni. Se ci pensa adesso, cosa le viene in mente? "Mah, probabilmente mi da ancora più soddisfazione. Io però non mi sono mai fermata a piangermi addosso, ho guardato sempre oltre, al domani. Devo indubbiamente ringraziare il professor Francesco Benazzo ed il dottor Vittorino Testa; il primo perché mi ha ricostruito la caviglia sinistra, il secondo perché mi ha seguito nella riabilitazione, con grande pazienza. Poi le dediche affettive: papà Alfredo e mamma Anna, mio fratello Salvatore e mia sorella Simona, oltre al mio fidanzato, Massimiliano. Il merito è anche loro. Però voglio dire che questo risultato è al 50% di Benazzo; sì, se lo merita, a metà è suo". Che programmi ora? "Troppo presto per dire. Non so se farò gli Assoluti, forse dovrei staccare un momento. Poi gli Europei di Birmingham, certo". Per fare? "Ehhh, 'mo vediamo... No, per le medaglie sarà durissima. Oltre alle avversarie di oggi, ci sarà anche la Hellebaut, la Bergqvist si trasformerà, vedrete...Andrà sul podio chi starà bene quel giorno. L'atletica è così". Marco Sicari
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