Il “grazie” mai detto ai giudici di gara
03 Maggio 2020“Giudice di gara è colui che ama l’atletica al punto da servirla, senza chiedere nulla in cambio”. In un periodo così difficile per il nostro Paese, anche il Gruppo Giudici Gare è stato duramente colpito da alcune importanti perdite. E si può quindi riflettere sul loro ruolo, come ha fatto con questa definizione un atleta di spicco a livello nazionale: Matteo Spanu, campione italiano assoluto dei 1500 metri, autore di un toccante articolo pubblicato sul sito sprintnews.it. “Mi è capitato di pensare durante una corsa lenta - racconta il 24enne mezzofondista dell’Atletica Malignani Libertas Udine, azzurro agli Europei a squadre della scorsa stagione - alla recente scomparsa di alcuni giudici che avevo incrociato sui campi. Sapendo che non c’erano più, mi sono quasi pentito di non aver approfondito il legame con loro. Anche riguardando i video delle gare passate, ho notato la presenza di queste persone che sono venute a mancare. Mi sono reso conto che non serve molto, ma basterebbe un grazie che non sono riuscito a dare. Allora ho voluto dedicarglielo e sono contento che sia arrivato. Tra i giudici di gara c’è anche bisogno di ricambio, inevitabilmente, e mi auguro che qualcuno potrà pensare di voler dare il proprio contributo”.
Il messaggio è quindi trasversale e rivolto a tutti. “Mi fa molto piacere che queste significative parole vengano da un atleta - commenta Luca Verrascina, fiduciario nazionale del Gruppo Giudici Gare - e spero che possano raggiungere proprio gli atleti. Spesso la presenza del giudice è vista come scontata, ma una maggiore attenzione sarebbe importante per tutti.
Anche il giudice vive la gara, insieme all’atleta, e alla fine un piccolo gesto vuol dire tanto: un saluto, qualche parola, un ringraziamento può aumentare l’interscambio e dare molta soddisfazione”.
“Un atleta in gara - così inizia l’articolo di Spanu - ha solo una cosa in testa: la gara. Ogni altro elemento pare un’intrusione, qualcosa di non necessario. E invece una cosa manca. Una persona, per l’esattezza: qualcuno che possa proteggere l’atleta dentro la pista, salvaguardando la regolarità del suo risultato, svolgendo tutte le pratiche necessarie perché quel risultato possa diventare ufficiale. Questa persona è il giudice di gara”. “Quante volte dopo una mia gara - prosegue - sono andato a ringraziare i miei giudici? Troppo poche. Sono sempre in tempo per cambiare e vorrei che tutti quelli che come me, finora, sono rimasti indifferenti, aprissero finalmente gli occhi e si accorgessero di quanto importanti siano per noi questi signori che seguono le nostre fatiche sostenendo la nostra passione. Che atletica sarebbe senza i nostri giudici? Ma qui la risposta, a ben pensarci, è molto più semplice: non ci sarebbe l’atletica”.
“L’occasione per ringraziare alcuni di loro - sottolinea l’azzurro - purtroppo l’abbiamo perduta per sempre. Recentemente, infatti, ci hanno lasciato Carlo Ruggiero (GGG Toscana), Carlo Balestri (GGG Livorno), Franco Muti (GGG Reggio Emilia), Danilo Faccioli (GGG Friuli Venezia Giulia) e Romano D’Oristano (GGG Emilia Romagna). Uomini che hanno dedicato la loro vita all’atletica, per amore dell’atletica. E questo vale più delle medaglie o dei record, perché è un gesto che vive, che racconta una passione al di là dei numeri e dei successi. A loro vuole andare il ricordo di noi atleti e il nostro “grazie” che non siamo mai riusciti a dare, ma che ugualmente, quando tutto questo sarà finito, faremo arrivare loro con la nostra passione. La loro passione”.
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