Internazionale, Bolt stupisce il mondo: 19.93!
Al momento di iniziare a stendere questa panoramica sugli eventi dell'atletica internazionale c'era la tipica indecisione del "da dove cominciare", e a chi dedicare la copertina. La raccolta domenicale dei risultati aveva portato una messe ricchissima di prestazioni di valore, e tra il 20.21 di Justin Gatlin, il 17.76 di Kenwood Bell, il record americano del martello della Gilreath, il mondiale stagionale nel giavellotto di Greer ed il preludio alle grandi maratone di aprile della prossima settimana (oltre all'imminente rientro alle gare della coppia-sprint Marion Jones-Tim Montgomery) c'era il solito imbarazzo della scelta. Tutto questo passa inevitabilmente in secondo piano, in copertina ci va un fenomeno. Carifta Games: corri, ragazzo, corri La storia d'oro di Usain Bolt, quella che conosciamo, inizia a Kingston, mondiali juniores 2002; l'atleta ha quindici anni ed undici mesi. Le immagini della finale rimandano ad una figura armoniosa. Un metro e novantasei e settantacinque chili. Il pupo vince l'oro a casa sua in 20.61 dopo aver messo a segno anche un tempo migliore nei quarti: 20.58. A 14 anni aveva corso i 200 in 21.81; Il 2002 aveva portato anche i 400 metri, corsi in 47.12. Il 2003 del nostro eroe inizia con 20.25 e 45.35! Ed ha solo 16 anni ed otto mesi. A giugno il titolo nazionale assoluto con 20.28. A luglio il record mondiale junior eguagliato: 20.13. A Parigi va in viaggio-premio e per respirare l'aria del suo futuro. La delegazione giamaicana non lo butta nella mischia di un mondiale a 17 anni, un po' per non bruciarlo, un po' per la congiuntivite contratta pochi giorni prima. In pista ci vanno i grandi, che sui 200 non piazzano nemmeno un uomo in finale (Ricardo Williams out per un solo centesimo, nella semifinale con Cavallaro). Dalla start list dei Carifta Games, datata manifestazione che si svolge alle Bermuda (ad Hamilton) e che è rivolta ad atleti delle categorie under 20 ed under 18 dell'area caraibica, il nome di Usain Bolt spiccava e non c'era storia per il primo posto, ma era inimmaginabile una cosa come questa, anche alla luce del fatto che il debutto ad inizio marzo era corrisposto ad un "normale" 20.78: 19.93 non è soltanto il record mondiale junior. Nessuno aveva corso in un simile tempo prima di compiere non solo i 20 anni, ma addirittura i 18! Il migliore, fino a ieri, era Dwayne Evans, che ai Trials del 1976, disputatisi a Eugene, corse in 20.22 (ed andò poi a medaglia a Montreal). 19.93 è anche (oltre ad un ovvio mondiale stagionale), il miglior tempo corso da un uomo da quando Konstadinos Kederis, prima di rarefarsi di nuovo nel nulla dopo mesi di poco o nulla, corse in 19.85 controvento agli Europei nell'Olympiastadion di Monaco nell'agosto del 2002. Non è finita. Gli Ultimi caraibici a correre in meno di 20 secondi furono Ato Boldon ed Obadele Thompson, nel 2000 (19.97, peggio di Bolt). Occorre andare ancora indietro, ancora a Boldon, per trovare un risultato dell'area caraibico-centroamericana migliore di quello di Bolt: 19.86 ad Atene nel 1999. Il 2003, avaro di prodezze sui 200, aveva messo in cornice come miglior crono dell'anno il 20.01 di Bernard Williams a Roma. Il risultato di Bolt (1993 con vento 1.4), che compirà i diciotto anni il 21 agosto in concomitanza con il programma di atletica dei Giochi Olimpici, lo colloca al ventiduesimo posto delle liste all-time di specialità. Non è primato nazionale, perché il leggendario Don Quarrie fece 19.86 ai giochi panamericani di Calì del 1971 (ma col beneficio dell'altitudine), ma per dare dei punti di riferimento diciamo che John Carlos in carriera fece meglio appena di un centesimo (anche lui in altura, ad Echo Summit nel '68 prima di volare a Messico), e che Bolt ha già ottenuto a 17 anni una prestazione migliore del “personal best” di alcuni dei grandissimi della storia dello sprint: ad esempio Calvin Smith, Robson da Silva, Borzov. Sabato, prima dell'impegno individuale, Bolt aveva condotto la staffetta alla vittoria in 39.48. Nota statistica: dietro di lui, il secondo classificato sui 200 è stato Daniel Bailey di Antigua con 21.07. Se confermata la presenza, Usain Bolt sarà il nome di maggior peso ai Mondiali Junior di Grosseto. Il conto alla rovescia è appena sotto i 100 giorni. Lui va già sotto i 20 secondi. Seconda di copertina: la primavera americana In un weekend statunitense che ha contato ben trentasei diverse manifestazioni, numerose le prestazioni eccellenti e le notizie da segnalare. Alcune le abbiamo citate nell'introduzione, ma andiamo per meetings. Il lungo ponte dell'atletica USA è iniziato mercoledì in South Carolina, a Columbia, dove Lashinda Demus, primatista mondiale junior dei 400 ostacoli e come Bolt iridata a Kingston, ha corso in 54.70, mondiale stagionale e primo sub-55 dell'anno. Knoxville: le Sea Rays relays. Molti bei nomi in scena nell'arco di quattro giorni di gare: gran finale il sabato, ma diversi appunti da prendere dal venerdì. Melissa Morrison scende a 12.93 sui 100 ostacoli, e Gary Kikaya, il centrafricano in medaglia a Budapest, corre il primo 400 all'aperto in 45.57. Il sabato segna il debutto stagionale di Gatlin, iridato indoor 2003 sui 60 metri, che sceglie i 200 in una anomala sfida con Allen Johnson, e corre in 20.21 (20.96 per l'ostacolista). Nelle altre gare 18.54 della trinidegna Borel nel peso e 22.96 della Dyer, della quale avevamo segnalato qualche settimana fa un triplice impegno su tutte le distanze dello sprint in un pomeriggio. A Wichita, in Kansas, l'astista Andrea Dutoit, ex signorina Neary, vola a 4.47 ed entra nel top 30 di tutti i tempi. In Texas segnalazioni per il disco maschile, dove un altro sudafricano (dopo Kruger) sta facendo bene; é Hannes Hopley, che da inizio stagione ha trovato continuità di misure e a College Station ha ottento 64.32. Non è tanto la misura a interessare quanto la vittoria su Aleksandr Tammert (63.88, lontano dal suo mondiale stagionale). Sun Angel Classic. Il meeting di Tempe, in Arizona, è un classico dell'attività primaverile americana, e stavolta ha regalato cose egregie: il botto viene dalla bianca Erin Gilreath, della quale da settimane seguiamo e proponiamo i risultati, fin dalle "martellatine" indoor. L'atleta del New York Athletic Club mette a segno al primo lancio la misura di 72.12, che è record degli Stati Uniti e settima misura all-time. Interessante la serie: 72.12-69.09-nullo-68.92-66.43-69.36. A proposito di martello, la Zhang Wenxiu ha gareggiato ancora dopo il 72.95 di Chengdu di fine marzo (mondiale junior del quale abbiamo parlato due settimane fa), lanciando a 72.42. Ancora da Tempe mondiale stagionale sui 400 da un altro fenomeno del futuro, che ora ha venti anni ma già a 18 mangiava la pista: Jeremy Wariner, che corre in 45.21 davanti a Lewis Banda dello Zimbabwe (45.23). Qui lo scorso anno Wariner aveva fatto ancor meglio: 45.13, miglior tempo di uno junior al mondo per tutto il resto della stagione. Annotare pure il 45.73 di Reggie Witherspoon, 19 anni da compiere. Fine della cronache dall'Arizona con Osbourne Moxey delle Bahamas, che ha saltato otto metri in lungo e che sembra nessuno, invece è finito ottavo a Parigi. Da El Paso (alture del Texas) un festival cosmopolita: su tutti il sontuoso 17.76 di Kenwood Bell, che a noi pare regolare dai tabellini della manifestazione, e che altrove è apparso segnalato come ventoso. Vento riportato: 1.5, ma c'è chi scrive 2.2, e se ne saprà di più in seguito. La misura colloca Bell al quindicesimo posto di sempre (Christian Olsson, all'aperto, ha fatto meglio solo per un centimetro). Altri risultati e nomi da rilevare: il ritorno di Sandra Glover (55.62 sugli ostacoli), lo sprint ventoso (3.2) di Obadele Thompson (10.01) ed Aaron Egbele (10.03), che farà anche 20.35 sui 200. Debutto per Jerome Young, che passeggia in 20.96, mestamente quinto. Vittorie straniere in territorio USA per le giamaicane McDonald (11.28), Dowdie (23.27), Lee (13.90 di triplo), e rivisto all’opera lo slovacco Charfreitag (martello a 76.54). Grande lancio di Breaux Greer ad Athens, in Georgia: il giavellotto dell'americano atterra a 86.83. Greer è stato quarto ad Edmonton con 87 metri esatti. Sempre ad Athens 20.75 per Hoffa e 20.32 del canadese Snyder nel peso. Nel martello 76.36 di Haklits, croato. In Florida, a Tallahassee, buono lo sprint col 20.32 di Jimmie Hackley (campione nazionale indoor), e sulla sua scia primato nazionale di Brian Dzingai dello Zimbabwe (20.36). Il pezzo forte della settimana doveva essere il Rafer Johnson/Jackie Joyner Invitational di Westwood: vediamo com'è andata. Torri Edwards ha corso il primo sprint vero della stagione all'aperto correndo i 200 in 22.73. Sugli ostacoli 55.05 per Brenda Taylor. Nelle staffette c'era il solito Greene, vincitore con Boldon, Conwright e l'insolito Al-Bishi in 38.90. Esordio assoluto per Johnny Godina con 20.72. Le novità vere dello sprint femminile arrivano da un'atleta non molto conosciuta, la ventenne Lauryn Williams. Oro ai Panamericani di Santo Domingo con 11.12, l'americana ha stupito a Coral Gables, ancora Florida, doppiando in 11.01 e 22.46, entrambi primati personali nonché mondiali stagionali. La Regis di Grenada ha portato invece il record nazionale dei 400 a 51.21. Sugli ostacoli 49.19 di Brazell. A Berkeley, California, nella gara che ha dato alla canadese Joyce il primato nazionale del martello con 66.33, quinto posto per Giulia Urlando: 55.23 la misura, prossima al personale di 55.66. Sempre dalla California il Meet of Champions di Azusa, manifestazione invasa da atleti brasiliani. Tutti insieme gli sprinter nella staffetta (39.70), presi uno per uno il migliore è Vicente de Lima con 10.26. A Tucson un briciolo di vecchia Europa, col finnico Mikkola che lancia il giavellotto a 81.66. Atletica USA in fibrillazione: il prossimo weekend porterà il ritorno di Tim Montgomery e Marion Jones, in pista alle Mount SAC Relays di Walnut. Giappone Prologo kenyano dell'atteso 10000 di Kobe (classico di fine aprile), un buon 5000 a Kumamoto. Jane Wanjiku fa 15:05.21, e Martin Irungu (classe '85) 13.27.07. Africa Secondo AAC meeting dopo Dakar. Ci spostiamo in Mali, a Bamako. Doppietta per Zakari (10.30 e 20.74), e parziale conferma di Nyangani (ne abbiamo parlato martedì scorso) in 45.89. Le cose migliori dal gigantesco francese Keita sugli ostacoli (49.84), l'egiziano Mersal nel lungo (8.05) e dalla Bewouda (Camerun) sui 400 con 51.36, che si è lasciata dietro l'ex-iridata Thiam (51.40). Post scriptum Risultati antecedenti all'ultima settimana, colti non in tempo reale: il discobolo Casey Malone ha realizzato 65.60 a Greeley: è il secondo lancio dell'anno dopo il clamoroso 68.48 di Tammert. Il triplista di Grenada Randy Lewis (16.80 la scorsa stagione), salta 17.31 in Kansas ma con 4.6 metri di vento a favore. Messico e nuvole: la trentatreenne messicana Romary Rifka ha portato il record nazionale dell'alto a 1.97, mondiale stagionale all'aperto; é la moglie di Alejandro Cardenas, del quale avevamo segnalato il rientro dopo lunga assenza la scorsa settimana. Nagano marathon e la storia prossima ventura Alla sesta edizione l'ennesima maratona d'Oriente è vinta dall'etiope Moges Taye (uno che si fece la reputazione a Roma) in 2:13:09. Più qualificata la partecipazione femminile con successo di Fatuma Roba in 2:28:05 davanti a Valentina Yegorova (2:31:47). La storia recente della maratona potrebbe ricevere l'ennesimo scossone dagli eventi di domenica e lunedì prossimi, cioè Londra e Boston. Spettatori molto interessati noi italiani, vista la partecipazione di Stefano Baldini in terra inglese e di Daniele Caimmi in quella americana. Tanto per dare un'idea dal campo degli iscritti diamo un'occhiata ai migliori in base ai primati personali. A Londra avremo l’autore della seconda prestazione di tutti i tempi Sammy Korir KEN 2:04:56, il più veloce debuttante di sempre Evans Rutto KEN 2:05:50, il co-primatista europeo Benoit Zwierzchiewski FRA 2:06:36; Abdelkader El Mouaziz MAR 2:06:46; William Kiplagat KEN 2:06:50; Tesfaye Tola ETH 2:06:57; Ian Syster RSA 2:07:06; Fabian Roncero SPA 2:07:23; Stefano Baldini ITA 2:07:29; il campione olimpico Gezahegne Abera ETH 2:07:54; Joseph Ngolepus KEN 2:07:57 ed ancora il campione del mondo Jaouad Gharib MAR 2:08:31 ed i debuttanti John Yuda TAN e Karl Keska GBR. A causa di un infortunio è invece assente annunciato Paul Tergat. Fra le donne la primatista d'Asia Sun Yingjie CHN 2:19:39; Margaret Okayo KEN 2:20:43; Svetlana Zakharova RUS 2:21:31; l’ex-iridata di cross e dei 10000 metri Gete Wami ETH 2:22:20; Lyudmila Petrova RUS 2:22:33; Susan Chepkemei KEN 2:23:12; Joyce Chepchumba KEN 2:23:22; Constantina Dita-Tomescu ROM 2:23:35; Adriana Fernández MEX 2:24:06; Irina Timofeyeva RUS 2:25:29; Mihaela Botezan ROM 2:25:32 e Albina Ivanova RUS 2:25:35. Protagonisti a Boston: Benjamin Kimutai Koskei KEN 2:07:26; Mohamed Ouaadi FRA 2:07:55; Rodgers Rop KEN 2:08:07; Hailu Negussie ETH 2:08:16; Laban Kipkemboi KEN 2:08:39; David Makori KEN 2:08:49; Robert Kipkoech Cheruiyot KEN 2:08:59; Daniele Caimmi ITA 2:08:59; Martin Lel KEN 2:10:02 e John Korir KEN (al debutto). Il campo partenti donne comprende Catherine Ndereba KEN 2:18:47; Jelena Prokopcuka-Celnova LAT 2:24:01; Elfenesh Alemu ETH 2:24:29; Nuta Olaru ROM 2:25:18; Olivera Jevtic SCG (Serbia e Montenegro) 2:25:23; Lyubov Denisova RUS 2:25:58; Malgorzata Sobanska POL 2:26:08 e la debuttante Leah Malot per il Kenya. Ultima notizia Kapachinskaya: trovata positiva ad un controllo antidoping l'iridata indoor dei 200 di Budapest. Curiosità: a Parigi i 200 furono appannaggio della White (come i 100), e non sappiamo ancora come andrà a finire per la IAAF la storia della sostanza assunta dalla velocista per vincere i colpi di sonno. La Kapachinskaya (ora sospesa) fu seconda. Torri Edwards, che fu terza sui 200, è stata vista toccare ferro. Marco Buccellato
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