Internazionale: Tergat re a New York, il Kenya ovu



La spettacolosa maratona di New York ha tenuto banco nei resoconti del lunedì internazionale. Soprattutto la gara maschile, con lo strepitoso arrivo di Paul Tergat e con la resa all'ultimo metro del sudafricano Ramaala, ha appassionato spettatori e narratori. Si è corso anche a Seul ed Atene, e ci si prepara a respirare l'aria del cross, che farà da epilogo alla stagione 2005 e da apertura di quella 2006. Ramaala sfiora il bis Il destino ha messo l'uno contro l'altro Paul Tergat ed Hendrick Ramaala, keniota pluridecorato l'uno, vincitore uscente a New York l'altro. Una vita di argenti in pista per Tergat (ma anche due titoli mondiali di mezza maratona e cinque vittorie ai mondiali di cross), una storia di piazzamenti d'onore (due argenti mondiali nella maratonina) e tante anonime partecipazioni per Ramaala. Spezzato l'incantesimo lo scorso anno a New York, il sudafricano ha mancato di un nulla il clamoroso bis cedendo solo sul traguardo al re del mezzofondo made in Kenya, il primatista del mondo, l'erede di John Ngugi tra i fanghi, l'ombra di Gebrselassie a Sydney, e quant'altro si voglia per definirlo. A Ramaala è rimasto il tuffo, quel cedimento umano e magnifico che è già storia della fotografia sportiva. A Tergat la successione nell'albo d'oro dopo i cinque connazionali che l'hanno preceduto: Wakiihuri, Kagwe,Cheber, Rop e Lel. Da nove edizioni la corsa di New York è appannaggio di un atleta africano. L'ultimo vincitore di una diversa area geoatletica fu Giacomo Leone, 1996. Prokopcuka-sorpresa ma non troppo La lettone ha capitalizzato impietosamente il dramma di Susan Chepkemei, e l'ha staccata fino ad accumulare un vantaggio di quattordici secondi. Decima ai mondiali sui diecimila metri, la Prokopcuka aveva vinto la maratona di Osaka, in gennaio, in 2h22'56", terza prestazione stagionale europea dopo quelle della Radcliffe (top mondiale) e della romena Dita. La lettone conferma l'Europa in pole position a New York dopo il successo di Paula Radcliffe del 2004 e più indietro quello del 2000 della russa Petrova, sorpassata domenica nel finale dalla rimonta di Bruna Genovese. Tra le atlete superate dall'italiana, la grandissima Gete Wami, Lornah Kiplagat, e le gemelle Nurgalyeva, balzate alla notorietà lo scorso anno con l'arrivo in coppia nella maratona di Francoforte. Con dodici uomini e sei donne tra i primi cento classificati, nei rispettivi ordini d'arrivo, l'Italia ha lasciato una bella impressione d'insieme sul tracciato newyorchese, aldilà dei prestigiosi piazzamenti di Bruna Genovese ed Alberico Di Cecco. Vanno infatti ricordati i piazzamenti di Vito Sardella, ventiduesimo, Adriano Pinamonti, trentatreesimo, e via via Achmuller, Santangelo, Timoncini, Salvatore Nicosia (sì, proprio l'ex-mezzofondista azzurro), Cavalli, Fattori, Beretta, Di Cintio e Medri. Tra le donne, trentunesima Ornella Cadamuro, quarantaduesima Anna Boniola, e scorrendo fino al 71esimo posto troviamo i nomi di Gualandi, Richini e Pacchiega. Uno sguardo ai grandi delusi di New York. Nomi notissimi ed abbastanza noti si sono dovuti accontentare di giungere sul traguardo con tempi mediocri o da stracittadina: è il caso di Chris Cheboiboch e Mark Saina (Kenya), Noriaki Igarashi, giapponese, e dello spagnolo Antoni Pena, un primato di 2h07'34". Nella maratona dei bianchi, Alberico Di Cecco è stato il migliore, precedendo lo svizzero Roethlin, trentunenne che solo una settimana fa aveva vinto la 10 chilometri "Like A DeeJay Run" di Milano davanti a Ken Kiplimo e Daniele Caimmi. A Seul Kiplagat suona la carica Protagonista della maratona di Seul, disputatasi domenica, è stato un altro figlio del Kenya, William Kiplagat, che ha ottenuto il primo riscontro positivo della stagione vincendo in 2h08'27" (primato della corsa) davanti all'etiope Melese (2h09'31") ed al confratello James Rotich (2h11'57"). Per Kiplagat è il ritorno ai vertici dopo la non felice parentesi di Rotterdam (decimo in 2h12'10"). Ricordiamo che l'atleta africano detiene un primato personale di 2h06'50", stabilito ad Amsterdam nel 1999. Per Melese invece si registra un altro piazzamento di prestigio dopo il terzo posto di Parigi, in aprile, in 2h09'24". Ancora Kenya Cronologicamente la maratona di Seul è stata preceduta, due settimane fa, da un'altra gara sul suolo coreano, di cui si è avuto notizia solo negli ultimi giorni: a Chunchon, per la cinquantanovesima edizione della Chosunilbo Marathon, il successo è andato ad Elijah Mutai, che con 2h09'27" ha sottratto un minuto esatto al precedente limite ottenuto a Rotterdam in questa stessa stagione, dove si classificò al sesto posto. Il distacco inferto al secondo classificato, il cinese Zhang Yunshan, è stato di ben cinque minuti e spiccioli. Ad Atene nessuna emozione a parte la premiazione di Stefano Baldini, starter della corsa: la mattinata di sole freddo non ha favorito i maratoneti, che non hanno ottenuto prestazioni di rilievo. A James Saina la vittoria in 2h16'05", ed alla etiope Sisay Measo il primo posto tra le donne in 2h38'39". Ultime da Macao Bilancio finale dei quarti Giochi dell'Est Asiatico, che si sono conclusi a Macao: le ventisei medaglie d'oro della Cina e le sedici del Giappone hanno fatto il vuoto nel medagliere. Briciole di gloria per la Corea (tre ori, ma ben ventuno medaglie complessivo contando gli argenti ed i bronzi). Riassumiamo le prestazioni più interessanti: tra i maschi spicca il 13"21 di Liu Xiang sui 110 ostacoli, il triplo da record nazionale del coreano Kim Duk-Hyung (16,79) ed il secondo over-20 della carriera nel peso del giovane cinese Zhang Qi (20,06). Nel programma femminile delle corse si sono distinte la 19enne Liu Qing (2'00"11 sugli 800 metri), la campionessa olimpica Xing Huina (16'04"56 sui cinquemila) e l'ostacolista Huang Xiaoxiao (55"33). Nei salti ha eguagliato il suo primato asiatico junior l'astista Zhao Yingying (4,40) mentre nei lanci hanno regalato le cose migliori la solita Zhang Wenxiu (72,23 nel martello), la discobola Song Aimin (64,32) e le giavellottiste Ma Ning (61,95) e Xue Juan (61,42), che è anche la primatista mondiale junior. Kostas ad ogni costo Per restare sull'argomento-giavellotto, si registra il possibile ritorno alle competizioni di uno dei migliori interpreti della specialità degli ultimi anni, il greco Gatsioudis, che dopo una lunghissima assenza per problemi fisici ha ripreso ad allenarsi con continuità fino ad effettuare, la scorsa settimana, alcune serie di lanci. Obiettivo immediato per il greco, tre volte sul podio dei Campionati del Mondo, sono i Campionati d'Europa di Goteborg. L'altro personaggio del giavellotto ellenico, Mirela Manjani, ha invece ripreso gli allenamenti dopo un cambio nella guida tecnica. Si allena ora con Antonis Papadimitriou, che è anche il tecnico che segue proprio Kostas Gatsioudis. Cross Mentre in Belgio il "Lott-Crosscup" si conclude nel segno degli specialisti di casa (El Saadi e van Hooste tra gli uomini la de Vos tra le donne (che ha battuto la quotatissima tedesca Mockenhaupt), in Spagna è protagonista l'Eritrea. A Quintanar de la Orden Zersenay Tadesse si è imposto sui nove chilometri del percorso in 25'21" davanti al connazionale Mesfen ed allo spagnolo de la Ossa. Isabella Ochichi, una delle pochissime atlete africane a non farsi travolgere completamente dall'onda etiope nel corso della stagione in pista, ha superato in volata l'eritrea Simret Sultan nel cross femminile. Fuori pista Due note dall'Ungheria, grazie alla consueta amichevole collaborazione di Gyorgy Csiki: la prima, un lutto per l'atletica magiara, è la notizia della scomparsa a 73 anni di Lajos Szentgali, che fu campione d'Europa sugli 800 a Berna nel 1954, detenne il primato nazionale della specialità per ben ventisei anni (1'47"1) e vestì per cinquanta volte la maglia della nazionale. La seconda notizia è quella della demolizione del celebre Olympic Hall, il più vecchio impianto indoor di Budapest. Costruito con una pista di sviluppo di soli 180 metri, ha tuttavia ospitato riunioni per ben trentaquattro anni ed è stato reso celebre da prestazioni di significato tecnico elevatissimo, come il record del mondo indoor del 1979 di Andrea Matay (1,98 nel salto in alto) e più recentemente il mondiale junior dell'asta femminile di Yelena Isinbayeva (4,47). Sempre risalente al 1979 il 4:03.0 di Natalia Marasescu, a tutt'oggi una delle prime dieci migliori prestazioni di tutti i tempi in sala sui 1500 metri. Marco Buccellato

Condividi con
Seguici su: