Internazionale, i signori della Terra
Ovunque vadano, vincono. L'Etiopia possiede un regno, ed un trono dove siede sovrana, ancor più del Kenya che può contare su un numero sconsiderato di personaggi. Gli etiopi sono meno numerosi, ma quei venti anziché mille talenti vincono, spesso, quasi sempre. Padroni del cross e della rassegna olimpica, dove nel mezzofondo hanno surclassato i rivali kenyani (sette a tre il computo delle medaglie olimpiche dai 5000 alla maratona, siepi escluse, a favore della progenie di maschi e femmine del Negus Gebrselassie), fanno passerella ad Addis Abeba, trionfano nella maratona a staffetta, scivolano leggeri nei campi del vecchio continente in attesa di tornarci per una nuova auspicata infornata di titoli mondiali, un dì di marzo in terra di Francia, Campionati del Mondo di corsa campestre. In lungo e in largo La settimana dell'atletica mondiale è iniziata là dove l'avevamo lasciata, nel primissimo martedì italiano. La giapponese Chiba ha ospitato il classico Ekiden, dove per il terzo anno consecutivo le rappresentative etiopi hanno sbaragliato il campo pur non schierando, limitatamente alla selezione maschile, i nomi di maggior peso, impegnati nelle campagne europee del cross. Assolutamente imbattibile già sulla carta lo squadrone delle ragazze, che presentavano nella Defar e nelle sorelle Dibaba un oro, un argento ed un bronzo olimpico. Le classifiche, un monologo afro-asiatico, hanno premiato anche il Kenya ed il Giappone, che si sono avvicendati al secondo ed al terzo posto a debita distanza cronometrica dall'Etiopia. A proposito di "tempi": è un argomento che ormai ha una sua ufficialità in questo genere di competizioni, avendo la IAAF riconosciuto dal primo gennaio 2003 come "world best" le prestazioni ottenute su alcune distanze su strada, a condizione che vengano rispettati alcuni criteri, fra cui la misurazione AIMS del percorso. Nei reports pubblicati nei giorni scorsi non si è parlato di migliore prestazione mondiale a proposito dell'evento di Chiba, ed aspettiamo notizie più dettagliate in merito, ma la prestazione della squadra maschile etiope (1h56'57") è cronometricamente inferiore a quella ottenuta dal Marocco a Litochoro dieci anni fa, dove la squadra composta da (udite udite!) Brahim Jabbour, Elarbi Khattabi, Hicham El Guerrouj, Salah Hissou, Brahim Boutayeb e Khalid Skah concluse in 1h57'56". Nella classifica maschile dell'Ekiden 2004 il Kenya, forte del giovanissimo talento Mathathi capace di coprire la propria frazione (10km) in 27'29", è giunto secondo in 1h59'03", due minuti e quaranta secondi meglio del Giappone, terzo. La Svezia, quinta classificata con 2h02'42", ha fatto meglio della migliore prestazione europea conosciuta, quel 2h03'12" accreditato all'Olanda nel Chiba Ekiden edizione 1994. Un sorriso per la rappresentativa svedese, che nei giorni scorsi ha perduto uno dei suoi più grandi campioni del passato, quel Gunder Hagg che negli anni del secondo conflitto mondiale si rese autore di quindici record del mondo nelle distanze comprese tra i 1500 ed i 5000 metri. L'Ekiden conta cinque frazionisti maschili e sei femminili. La corsa maschile prevede due frazioni di 10 chilometri e due di 5 chilometri alternate tra loro più una conclusiva di 12 chilometri e 195 metri, quella femminile comprende, anziché una sola frazione conclusiva, due frazioni rispettivamente di 4,767 chilometri e 7,428 chilometri. Gli atleti etiopi schierati (vincitori di tutte le frazioni tranne la prima), erano Abera Chane, Markos Geneti (tre volte primatista mondiale indoor dei 3000 metri), il giovane Gebremariam, Maregu Zedwe (gli ultimi due sul podio agli ultimi mondiali di cross) ed Abebe Dinkesa. Le ragazze (Kuma, Melkamu, le due Dibaba, la Ejigu e la Defar) hanno coperto la distanza in 2h11'54", ed hanno perso solo una frazione, la quarta con la Ejigu, grazie ad un miglior parziale della giapponese Mari Ozaki, che ha coperto i suoi cinque chilometri in 15'25". In questo caso la migliore prestazione conosciuta risale al 1998, quando a Pechino la selezione femminile cinese ottenne 2h11'41", mentre la Russia, martedì scorso quarta in 2h16'18", ha fatto assai meglio dell'Olanda detentrice della migliore prestazione d'Europa (2h22'36", Yokohama 1990). Ritorno a casa Alcuni protagonisti del duplice successo etiope sono riapparsi in patria due giorni fa, protagonisti della quarta edizione della Toyota Great Ethiopian Run, dieci chilometri nelle strade di Addis Abeba, alla presenza del capo di stato e del Presidente IAAF Lamine Diack. Abebe Dinkessa (27'23"60 sui 10000 metri quest'anno e decimo ai mondiali di mezza maratona a Nuova Delhi) ha vinto la corsa maschile davanti alla novità Yegezu, mentre atlete conosciute come la Erkesso e la Kuma si sono lasciate sorprendere dalla meno nota Genet Getaneh. E non è finita... Il dominio si estende anche al cross, naturalmente. Protagonista di questi giorni è ancora Tariku Bekele, il 17enne fratello del campione olimpico e di ogni cosa Kenenisa, che a Llodio (Spagna), nel secondo appuntamento IAAF stagionale, ha perso di un soffio alo sprint dal connazionale Gebremariam, dimostrando che la clamorosa affermazione su Paul tergat di sette giorni fa non era venuta per caso. Il vincitore Gebremariam ha già mostrato parte del suo talento conquistando due argenti ai mondiali 2003 di Bruxelles, nonché un amaro quarto posto sui 5000 metri ad Atene non essendo riuscito ad acciuffare il bronzo andato al kenyano Kipchoge per soli 25 centesimi di secondo. Alcuni etiopi, come il piccolo Bekele, tornano ora in patria per ripresentarsi in Europa con l'anno nuovo. Lo stesso Bekele senior ha confermato la sua presenza per il cross di Edimburgo in programma il 15 gennaio ad Holyrood Park. Senza storia anche i cinque chilometri e mezzo del cross femminile, grazie alla vittoria di Werknesh Kidane davanti alla 23enne Merima Hashim ed alla kenyana Timbilil, recente vincitrice nel cross portoghese di Oeiras. L'attenzione del cross-country si sposta ora al ben più modesto panorama europeo, che ha in programma i Campionati Europei tra due settimane in Germania. Altre campagne d'Europa Il permit cross EAA di Torres Vedras (Portogallo) ha riportato alla ribalta la 35enne Fernanda Ribeiro, capace di mettersi alle spalle il terzetto kenyano Kwambai-Kirui-Kiprop, impresa notevole vista la tendenza generale, mentre in campo maschile non c'è stata storia grazie al soliloquio nero targato Kenya che ha portato alla vittoria Kiprono Menjo davanti a Kamai e Kilel. In Olanda, a Tilburg, il "Crossgala" ha premiato Lydia Cheromei davanti alla sempre più competitiva magiara Kalovics, e Bernard Kiprop Kipyego, classe 1986, seguito da un drappello di connazionali tra i quali è obbligo menzionare Francis Kibiwott ed Ismael Kirui, tornato a gareggiare di recente. Paula starter Paula Radcliffe, tornato il sereno grazie al recente trionfo newyorchese, si concede piacevoli intermezzi in attesa di rientrare alle competizioni. Domenica ha dato il via alla 10 chilometri londinese che ha eletto vincitori il campione europeo promesse dei 5000 Chris Thompson e Joanne Pavey. Il giovane britannico ha lasciato sul posto una vecchia conoscenza delle piste come Luke Kipkosgei. Eritrea terza forza africana Nell’ombra dell'immenso serbatoio etiope e kenyano, conferma il nuovo status di terza damigella d'Africa del mezzofondo l'Eritrea, che su piste, strade e prati sta facendo cose egregie, meglio del tradizionale colosso maghrebino rappresentato dal Marocco. Il bronzo olimpico dei 10000 metri, Zersenay Tadesse, domenica ha disintegrato gli avversari sui nove chilometri e mezzo di Barcellona, infliggendo un distacco di oltre quaranta secondi al marocchino Landassem e quasi un minuto a David Kirwa. Presente l'azzurro Giuseppe Maffei, giunto quattordicesimo in 30'13". A Toledo hanno trionfato in coppia altri due eritrei, Kiflemariam e Mesfen, distanziati di un solo secondo, anche in questo caso davanti ad un atleta del Marocco, Mohamed Said. Sempre a Toledo, sabato, il locale trofeo di marcia ha incoronato Francisco Fernandez, argento olimpico della 20 chilometri nonché campione d'Europa e vicecampione del mondo, che ha impiegato venti minuti e tre secondi per aggiudicarsi la cinque chilometri cittadina davanti a Juan Manuel Molina (20'05"). Da San Sebastian la "Maratona de Donostia", disputata domenica, con risultati modesti: vittorie per un altro eritreo, Yarek Asmeron in 2h16'45" e per la spagnola Pueyo in 2h36'38". Chiusura spagnola con un'altra corsa su strada, la 10km di Madrid, dove ha impressionato la Jepkorir in 31'59". Successo al maschile per Edwin Soi davanti a Cuthbert Nyasango dello Zimbabwe, messosi in luce meno di due mesi in patria con un sorprendente 1h00'29" nella mezza maratona di Harare, riguardo alla quale c'è qualche dubbio sull'effettiva distanza percorsa. Dalla Tunisia infine la Comar Marathon, in novembre ma in data non meglio precisata, col successo del marocchino Bouramdhane in 2h15'38". Dopo Sydney, Parigi Non c'è pace per la squadra USA della 4x400. Dopo aver perso l'oro olimpico di Sydney a vantaggio della Nigeria per la presenza in formazione di Jerome Young, che a causa della sua ineleggibilità per doping non avrebbe dovuto gareggiare, agli americani è stata revocata anche la medaglia d'oro dei mondiali parigini dello scorso anno. Stavolta il reo è Calvin Harrison, recentemente sospeso dall'attività per lo stesso motivo. Ringrazia la Francia, che era andata già aldilà delle aspettative arrivando all'argento grazie alla presenza in squadra di Raquil e Djhone, autori nel 2003 di una stagione eccezionale. Per la cronaca ricordiamo che a Sydney la staffetta USA comprendeva entrambi i gemelli Harrison, e che a Parigi il quarto uomo era lo stesso Young, già iridato nella prova individuale. Per via dell'avanzamento della Francia sul gradino più alto del podio, l'argento va alla Giamaica e fa il suo ingresso sul podio la selezione delle Bahamas. Dall'atletica negli stadi ancora scampoli dell'attività estiva: prima dei Giochi il martellista sloveno Kozmus, sesto nella finale olimpica ed atleta dell'anno insieme alla Ceplak nel suo paese, aveva ottenuto il miglior risultato personale del 2004 con 79,34. Riecco le indoor Da alcune settimane in mostra con i fanciulli delle categorie giovanili, l'atletica francese in sala ha riproposto qualche nome di un certo peso nella riunione di Calais di sabato scorso, anche se la forma è di là da venire. Vanessa Boslak, primatista nazionale di salto con l'asta ha iniziato la stagione atletica 2005 con un salto di 4,01; tutt'altro che esaltante anche lo score maschile dove Damiel Dossevi ha debuttato con 5,48. La Francia dà il via precocemente all'attività indoor, ed è anche l'ultima delle nazioni europee a chiuderla, avendo abitualmente in calendario riunioni fino ad oltre la metà di marzo. Tra un po' avremo anche l'apertura della stagione indoor statunitense, che negli ultimi anni ha prodotto interessanti riunioni a New York nel mese di dicembre. Restiamo negli USA con l'assegnazione dei "Jesse Owens Awards", per i quali sono stati annunciati vincitori Justin Gatlin (tre medaglie ad Atene) e Joanna Hayes, olimpionica dei 100 metri ostacoli. La cerimonia di premiazione avrà luogo a Portland venerdì prossimo. I due atleti succedono a Deena Kastor-Drossin e Tom Pappas, vincitori dell'ambito riconoscimento nel 2003. Mai dire Fazekas Unitamente al compagno di giochi di prestigio Adrian Annus nella saletta dell'antidoping di Atene, Robert Fazekas ha visto ridotta ad un solo anno la sospensione inflittagli dalla federazione ungherese, ed i due sono tornati sulla decisione di ritirarsi dall'attività. Tra un paio di mesi il TAS si pronuncerà in merito alla loro vicenda, per cui si attendono nuove grottesche puntate. In Spagna invece Antonio Manuel Reina, ottocentista di vaglia, ha prima dichiarato e poi smentito che la federazione spagnola avrebbe nascosto più di un caso di doping. Tornano le maratone nel prossimo weekend, ma anche l'attività su pista: onore della cronaca per la classica dei 42km di Fukuoka (ancora Giappone), e maratone anche a Singapore, Sacramento e Lisbona. In Australia l'appuntamento più importante di dicembre con il memorial Zatopek di Melbourne, che si disputerà subito dopo la conclusione dei Giochi Giovanili del Commonwealth, in programma a Bendigo. Marco Buccellato
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