Jacobs: “Vibrazioni positive, il podio è a 9.85”
31 Luglio 2024“Sento vibrazioni positive. Sto cercando di godermi al massimo il villaggio, i colori, le persone: a Tokyo non c’era nessuno in giro. Stamattina sono andato in campo, ho annusato i miei avversari: in finale può vincere chiunque”. Il primo atto di Marcell Jacobs all’Olimpiade di Parigi è sulla pista del complesso sportivo Ile des Vannes, a un paio di chilometri dal villaggio olimpico, sede del primo allenamento in Francia del campione olimpico, quando mancano tre giorni alle batterie di sabato mattina dei 100 metri: “Due allunghi sui 90 metri, abbiamo lavorato in particolare sulla parte che va dai 15 ai 20 metri nella quale c’è una fase di stallo che stiamo cercando di eliminare. Coach Rana Reider era molto contento di quello che ha visto. E io sono sereno, le sensazioni sono ottime, ho voglia di scendere in pista e divertirmi”.
Parla da Casa Italia il campione olimpico dei 100 metri. Racconta le emozioni, le ambizioni, l’impatto con i Giochi di Parigi. Le speranze per la finale di domenica sera alle 21.50 allo Stade de France. I suoi tre anni con l’oro olimpico di Tokyo al collo. Quanto sia cambiato (e quanto no). “Questi tre anni sono volati. Sono rimasto sempre me stesso, il solito ragazzo a cui piace stare tra le persone ed essere felice. Alcune situazioni mi hanno portato a chiudermi ma mi sono goduto anche i momenti negativi”. Il volto è rilassato, il racconto di sé, e della nuova sfida olimpica, è senza mezzi termini. “Come ho vinto una volta posso vincere due - annuncia -. La pressione c’è, è pesante, però ho lavorato per trasformarla in un vantaggio. Non vedo Noah Lyles in pole position, mi spaventa di più il giamaicano Kishane Thompson. Ma Noah ha mentalità da campione, vuole vincere, non partecipare. Arriva con un grande carico di energia, visto l’oro mondiale dei 100, dei 200 e della staffetta: questo non vuol dire che sia imbattibile”.
Rispetto a tre anni fa, intorno a Jacobs c’è tutt’altro interesse: “A Tokyo ero un outsider, ora sono campione in carica: tutti si aspettano tanto, è questa la differenza. La parte più complicata è la semifinale, con 15-16 atleti pronti a entrare in finale. Chi sbaglia meno, vince. Non penso a tempi stratosferici per salire sul podio, bisogna anche capire quali condizioni troveremo: può servire un 9.85”. Giorno dopo giorno ha rimesso insieme i pezzi: “Quell’1% che mancava nelle ultime due settimane lo abbiamo raggiunto - garantisce lo sprinter che quest’anno ha corso in 9.92 a Turku il 18 giugno, dopo aver conquistato a Roma il secondo titolo europeo consecutivo - per questo mi sento molto sereno”.
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naz.orl.
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