L'ultimo sprint di Luigi Gnocchi

21 Ottobre 2014

Il ricordo del velocista azzurro, scomparso nei giorni scorsi, che all'Olimpiade di Melbourne 1956 fu quarto con la 4x100

di Giorgio Cimbrico

Quel 29 settembre 1956 Luigi Gnocchi, che ci ha lasciato qualche giorno fa, lo portò sempre nel cuore e nella mente: terzo titolo nazionale dei 100 (dopo il biennio dominato da Carlo Vittori) e soprattutto record italiano a 10”4, in fondo a un testa con il garbato gentleman genovese Franco Galbiati, giuntogli così nei pressi da obbligare ad accomunarlo nel record. Il sestuplo 10”5 di Orazio Mariani, rafficato tra il ‘38 e il ’39, veniva cancellato. Erano altri tempi e non solo per le date che portano addosso. Per provare a capirlo è sufficiente dare una scorsa ai nomi delle società di questi piccoli “carri di fuoco” nostrani: Sport Club Italia e Pro Patria, entrambe milanesi, Amatori Atletica Genova, Gallaratese. Gnocchi veniva proprio da quella cittadina in provincia di Varese, resa famosa da una battuta di Gianmaria Volonté in “La classe operaia va in paradiso”: “Gallarate, quasi Svissera”. Negli anni Cinquanta, una piccola capitale dell’atletica, ricca di ambizioni e prodiga nei risultati, specie in pista.

La tardiva collocazione dei campionati italiani in quella stagione si spiega con quel che sarebbe andato in scena a fine anno, le prime Olimpiadi nell’altro emisfero, a Melbourne. Poco più di due settimane dopo, ancora prove tecniche, con Italia-Svizzera a Firenze. Luigi corre la prima frazione lanciando Vincenzo Lombardo. Giovanni Ghiselll e Galbiati fanno il resto: 40”1, eguagliato il record europeo che la Germania aveva ottenuto nel ’30, un mese prima dell’assalto a Danzica e dell’inizio della guerra. Colpiti nell’orgoglio nazionale, i tedeschi reagiscono immediatamente e il giorno dopo, 14 ottobre, a Colonia, un quartetto di “federali” guidato da Manfred Germar lascia la compagnia degli azzurri per il primo 40” nell’eurostoria. Toccherà ai sovietici, poco dopo, abbattere la barriera.

A Melbourne in piena e caldissima estate australe, dopo un viaggio interminabile in un tempo in cui l’elica assicurava autonomie limitate e scali frequenti, Gnocchi è l’unico del trio azzurro a superare le batterie per arrendersi nei quarti, in un 10”8 modesto. I fuggevoli primatisti europei stanno per dare il meglio scambiandosi in velocità un bastoncino. Nel giorno del record mondiale portato dagli Usa di Bobby Morrow a 39”5, l’Italia di Franco, Giovanni,Luigi e Vincenzo è quarta in 40”3, stesso tempo decimale della Germania terza. A nove centesimi, 40”34 a 40”43, secondo il cronometraggio elettrico, ufficioso all’epoca. E’ la conferma della bontà di una tradizione (la staffetta veloce finì terza nel ’32, seconda nel ’36, terza nel ’48) e l’annuncio di quel che il futuro avrebbe saputo regalare.

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L'arrivo della 4x100 ai Giochi Olimpici di Melbourne 1956 con Luigi Gnocchi (pettorale G) ultimo frazionista italiano (archivio FIDAL)

 



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