Furlani nella storia: campione mondiale!

23 Marzo 2025

Meravigliosa impresa del ventenne azzurro a Nanchino: 8,30 ai Mondiali indoor, primo italiano a vincere il titolo iridato del lungo. “L’oro che ho sognato e desiderato, ci ho creduto e si può fare ancora meglio”

È una domenica d’oro per l’atletica italiana con il trionfo di Mattia Furlani nel lungo ai Mondiali indoor di Nanchino. Straordinaria impresa dell’azzurro che a vent’anni da poco compiuti vince con 8,30 al termine di una gara molto combattuta: argento al giamaicano Wayne Pinnock (8,29) e bronzo all’australiano Liam Adcock (8,28). Tre atleti in due centimetri, ma davanti a tutti c’è il talento reatino che piazza il salto decisivo al secondo turno e sale sul gradino più alto del podio, dopo la splendida serie di medaglie conquistate finora: bronzo olimpico, argento mondiale indoor e argento europeo nella scorsa stagione, argento europeo indoor due settimane fa. È il primo italiano di sempre a festeggiare l’oro mondiale nel lungo maschile, dopo i tre titoli di Fiona May al femminile. Nell’ultima giornata anche il quarto posto di Leonardo Fabbri nel peso con 21,36, fuori dal podio all’ultimo lancio, mentre è ottavo Zane Weir con 20,63.

SUL TETTO DEL MONDO - Prende le misure al primo salto, abbondantemente nullo (19,5 cm). Niente paura: Mattia Furlani sistema la nuova rincorsa, introdotta quest’anno, un piede e mezzo più indietro. La stoccata arriva al secondo tentativo, un 8,30 con pedana quasi perfetta, lasciando sull’asse di battuta soltanto 2,5 cm, e con una velocità d’ingresso da brividi: rilevazione ufficiale da 38,30 km/h. Il bronzo olimpico (8,38 di personale l’anno scorso, 8,37 in questa stagione indoor) disegna il suo meraviglioso ‘tre passi e mezzo’ in aria e si porta in testa alla gara, subito decollata, anche in virtù degli 8,28 di Adcock e Pinnock. Nullo il terzo (12,2 cm) mentre è momentaneamente nono il greco Tentoglou che però guadagna un altro salto, alla luce del meccanismo che, in questa edizione, promuove i primi dieci classificati dopo tre turni: un salto che recita 8,14, misura che lo riporta in corsa, al quinto posto. È una lotta sempre più accesa: Pinnock, argento ai Giochi di Parigi, si avvicina con 8,29 e sale in seconda posizione ma resta ancora dietro all’azzurro che atterra a 8,28 regalando 16,1 centimetri allo stacco. Nullo (di 3,4 cm) e meno lungo il quinto del ventenne delle Fiamme Oro con le posizioni che restano immutate. Non si migliorano gli avversari all’ultimo salto e Furlani, già sicuro del titolo, chiude con 8,21. Per un centimetro era stato d’argento, ai recenti Europei indoor di Apeldoorn, e per un centimetro stavolta si laurea campione mondiale. È la sesta medaglia azzurra nel lungo nella storia dei Mondiali indoor, dopo l’argento dello stesso Furlani un anno fa e i bronzi di Giovanni Evangelisti (1985, 1987, 1991) e Andrew Howe (2006).

FURLANI: “INCREDIBILE!” - “È l’oro che ho sognato e desiderato. Dopo gli Europei indoor sono rimasto concentrato, ci ho creduto fino alla fine di poter competere tra i migliori al mondo. Ci sono riuscito e per me è incredibile!”, racconta Mattia Furlani. “Ho vinto di un centimetro, ma questo è lo sport. Sono più che contento di aver fatto un’ottima gara, anche se c’è da lavorare dal punto di vista tecnico e si può fare ancora meglio, devo avere più sicurezza nella rincorsa. Il salto a 8,30 è stato bellissimo: puntavo soprattutto a una misura per qualificarmi, poi mi sono accorto che era 8,30! E quello a 8,28 poteva essere molto di più. Per me è qualcosa fuori dal normale, un onore essere il primo azzurro d’oro a un Mondiale nel lungo, ma ci sono ancora tante tappe da fare”. L’abbraccio con la mamma e allenatrice Khaty Seck? “Non si può spiegare. Sappiamo, io e lei, le lacrime versate ad Apeldoorn perché quel giorno valevo di più. Adesso siamo qui a un Mondiale vinto e me lo voglio godere. Ai Mondiali di settembre a Tokyo andiamo per sognare ancora, con la stessa tenacia, per fare di meglio”.

PESO: FABBRI QUARTO - Leonardo Fabbri, tutt’altro volto rispetto agli Euroindoor di Apeldoorn, assesta un discreto primo lancio da 20,67, quattro centimetri meglio di Zane Weir (20,63) ma il primo squillo è quello del neozelandese Tom Walsh, due volte iridato al coperto (2016 e 2018), capace di 21,65 alla prima cartuccia. Al secondo, il fiorentino incrementa di un paio di centimetri (20,67), poi spedisce il terzo fuori dalla gabbia colpendo uno degli ostacoli sistemati sul rettilineo, mentre Zane manda a referto due nulli. Entrambi passano il ‘taglio’ restando tra i primi dieci. Leo allunga a 20,81 al quarto turno, Zane non si migliora (20,55), poi Fabbri indovina la spallata giusta al quinto lancio con un 21,36 che lo proietta virtualmente sul podio, mentre Weir esce di scena all’ottavo posto. Il 21,62 di Steen respinge ‘Fabbrino’ dalla zona medaglie e il 21,15 conclusivo non basta. Oro a Walsh (21,65), il terzo della carriera e il sesto podio consecutivo, con argento e bronzo agli statunitensi Steen (21,62) e Piperi (21,48). “Ho lanciato bene ma qualcosa non andava - ammette Fabbri, bronzo nell’edizione dell’anno scorso e argento iridato all’aperto, eliminato in qualificazione ai recenti Europei indoor - anche se ovviamente meglio dell’ultima volta, guardando il lato positivo. Le gare al coperto non sono le mie preferite, devo controllare il gesto perché lancio sempre sul lato destro. Ma c’è da lavorare, ho bisogno di ritrovarmi”.

OSTACOLI - Si ferma in semifinale l’avventura di Elisa Di Lazzaro nei 60hs: il tempo, alto, di 8.42, è motivato dall’impatto con la quarta barriera, che di fatto condiziona la sua gara dopo uno start molto reattivo (0.128) e una prima metà assolutamente dignitosa. Chiude settima nella terza semifinale, la più veloce, dominata dalla statunitense Grace Stark con un magistrale 7.72.

LE ALTRE FINALI - Il re del mezzofondo è Jakob Ingebrigtsen: anche sui 1500 detta legge in 3:38.79, al suo primo titolo mondiale sulla distanza dopo il successo nei 3000 metri, e firma la doppietta replicando quella di Haile Gebrselassie nel 1999. La Norvegia esulta anche per l’oro nell’eptathlon di Sander Skotheim (6475), di nuovo imbattibile come agli Europei indoor. Finale palpitante nei 60 ostacoli, con sei atlete in meno di 7.80 (finora al massimo tre nella stessa gara): si ripete la primatista mondiale Devynne Charlton (Bahamas, 7.72) che era al via da ottava nelle liste stagionali, in un arrivo spalla a spalla con la svizzera Ditaji Kambundji (7.73) e la giamaicana Ackera Nugent (7.74). È un assolo di Gudaf Tsegay nei 1500 al femminile: l’etiope fa il vuoto con un ritmo forsennato, chiude in 3:54.86 e ora detiene i migliori quattro crono alltime. Primo oro mondiale in carriera negli 800 dello statunitense Josh Hoey (1:44.77), che resiste alla rimonta del belga Eliott Crestan (1:44.81), e per la sudafricana Prudence Sekgodiso (1:58.40). En plein Usa nelle 4x400 con Elija Godwin, Brian Faust, Jacory Patterson e il campione individuale Chris Bailey (3:03.13), Quanera Hayes, Bailey Lear, Rosey Effiong e Alexis Holmes (3:27.45).

naz.orl. - l.c.

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